Caro Babbo Natale… anche se ho superato ormai i 50 anni vorrei ancora iniziare così la mia lettera per te!
Mi chiamo Marina, abito in un paese del Trentino e ho una bellissima famiglia, due figli ormai grandi e un marito troppo “speciale”. La mia vita non è sicuramente facile, ma mi impegno al massimo per andare avanti e rendere la vita di Paolo il meno dolorosa possibile.
Sì, perché mio marito è disabile, è affetto da una grave forma di distrofia muscolare che lo obbliga ormai all’uso continuo della carrozzina; si aggiungono poi i problemi respiratori con l’uso notturno e diurno di un ventilatore. Ma è pieno di tanta forza e volontà, lotta tutti giorni per potersi recare al lavoro e sentirsi ancora utile e indipendente.
A te, caro Babbo Natale, non chiederei niente di speciale, non desidero né viaggi, né gioielli, io sono felice così, sono felice quando vedo Paolo sorridente, sono felice quando lui mi stringe a se e mi ringrazia…
Ma in questi giorni sono triste, tanto triste perché vedo malinconia e delusione negli occhi di mio marito. Per Paolo ho chiesto al Servizio Muoversi della Provincia Autonoma di Trento i chilometri necessari per permettergli di rientrare dal lavoro, perché l’andata la facciamo assieme.
Ho dettagliatamente descritto, come mi hanno suggerito, il motivo della richiesta e quantificato i chilometri in base alle sole giornate lavorative di un anno. Ma tutto questo non è servito a niente, i “tagli” di questi tempi hanno tagliato anche i chilometri richiesti, da 3.726 a soli 700. Quante illusioni, quante promesse, quante delusioni…
Alle mie lamentele mi sento solamente rispondere «possiamo capire», «possiamo immaginare»; ma chi non sta su una carrozzina non può né capire, né immaginare cosa voglia dire tutto questo…
Tanti bei discorsi sull’integrazione dei disabili nella società e nel lavoro, ma poi alla fine, quando si tratta di trasformare le parole con i fatti, non rimane niente.
Ho provato a chiedere un appuntamento con chi sta su in alto, ma per noi, comuni cittadini, è impossibile arrivare in cima.
Ho promesso a Paolo che comunque vada lui non rimarrà a casa dal lavoro, perché in questo momento per lui il lavoro, il poter uscire di casa ed essere in mezzo alle persone è fonte di vita; vorrei tanto avere la bacchetta magica… invece posso solo stargli accanto e amarlo tanto.
E poi sai, caro Babbo Natale, io devo anche ringraziarti per avere messo accanto a me Paolo, perché con la sua malattia mi ha insegnato ad amare la vita, a capirne i veri valori, a sapermi accontentare di ciò che ho. Mi ha fatto capire che si può essere felici anche con poco, come veder crescere una piantina o sbocciare un fiore nel nostro giardino. Mi hai insegnato a sorridere alla vita, nonostante tutto!
Spero tanto, caro Babbo Natale, che chi mi sta adesso leggendo possa trarne uno spunto per cercare di modificare questi tagli che vanno sempre a colpire i più deboli lasciando tanto amaro in bocca.
Questi tagli, caro Babbo Natale…
Si rivolge alle Istituzioni del suo territorio, Marina Tovazzi, ma crediamo che di questi tempi la sua dolce e malinconica “lettera a Babbo Natale” contenga un messaggio nel quale in tanti si possano riconoscere. E ci auguriamo che a leggerla non siano solo gli Amministratori della Provincia Autonoma di Trento…