Notizie buone e meno buone arrivano dalla Liguria e dal Veneto, sul fronte della mobilità, rispetto ad alcune vicende di cui ci eravamo già occupati nei mesi scorsi. Ma andiamo per ordine e partiamo da Rapallo, in provincia di Genova, dove all’inizio di settembre non avevano usato mezzi termini Roberto Mattioli e Antonio Cucco, in rappresentanza, quest’ultimo, dell’ASPAL (Associazione Paratetraplegici Liguria) e della FISH Liguria (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), nel descrivere la situazione della locale stazione ferroviaria: «Un ascensore nuovo, ma non funzionante, una biglietteria intasata con lunghe code di attese sotto il sole, una stazione dove un disabile in carrozzina non può né partire né arrivare, perché, nonostante le promesse di un anno fa, non è stato ancora trovato un carrello elevatore adeguato per far salire le carrozzine sui treni. Mancano inoltre gli scivoli e il benché minimo accesso facilitato per chi ha problemi di deambulazione».
Qualche settimana fa, però, abbiamo ricevuto un messaggio ancora una volta da Roberto Mattioli il quale, a dir poco soddisfatto, ci ha informato «dell’operatività, per la prima volta, di un carrello elevatore che permetterà ai disabili di utilizzare la Stazione dei Treni di Rapallo sia per partire che arrivare».
Anche la rapida cronistoria dei fatti tratteggiata da Mattioli merita di essere riportata, a dimostrazione che, come egli stesso scrive, «le lotte portate avanti dai cittadini con tenacia e nel nome del rispetto delle leggi servono e alla lunga non possono che portare a dei risultati positivi». «Dopo più di un anno di denunce e di proteste – ricorda infatti – è arrivata dapprima l’attivazione dell’ascensore del primo piano (1° ottobre) e ora anche il carrello elevatore. Era infatti il 12 settembre 2013 che a seguito di una nostra denuncia, la Rete Ferroviaria Italiana (RFI) ci aveva risposto per la prima volta, comunicandoci che la Stazione di Rapallo era interdetta alle persone con disabilità perché il carrello elevatore per la salita e la discesa delle carrozzine non poteva essere utilizzato, in quanto la stazione stessa è posizionata in una curva e quindi l’unica alternativa era recarsi alle stazioni limitrofe di Chiavari e Santa Margherita Ligure». «Una risposta apparentemente senza appello – prosegue Mattioli – ma dopo ulteriori denunce e proteste nell’aprile e nell’agosto dello scorso anno, nei confronti sia della Regione Liguria, sia di Trenitalia e del Comune di Rapallo e grazie all’intervento di Antonio Cucco, referente dell’ASPAL e della FISH Liguria, insieme al Difensore Civico di Genova Francesco Lalla, siamo arrivati a una positiva conclusione della vicenda».
Un’altra buona notizia arriva poi dal Veneto, concludendo positivamente una vicenda tra il serio e il “semigrottesco”, nella quale anche qui il peso della mobilitazione lanciata dalla FISH Veneto è stato certamente molto importante. Ricordiamo dunque i fatti.
Tutto era nato con il progetto quanto meno discutibile lanciato dall’allora assessore regionale agli Affari Sociali Remo Sernagiotto, denominato Aiutati (sottotitolo: Per aiutare te stesso ed essere utile agli altri), iniziativa illustrata anche con una serie di immagini e presentata come «sensibilizzazione per le persone che si trovano vicino ai parcheggi dei disabili, in modo da indurle ad aiutare il disabile a scaricare/caricare la carrozzina», tramite dei pali segnalatori – sorta di “lampioni speciali” – alimentati a pannelli solari, attivando la cui luce rotante, con l’utilizzo di un telecomando, venisse appunto attirata l’attenzione delle persone che si trovano nelle vicinanze del disabile, inducendole ad aiutarlo nello scaricare e caricare la carrozzina nell’auto.
«Mentre la Giunta della Regione Veneto taglia i servizi, con conseguenze pesanti sulle persone e sulle famiglie – aveva dichiarato un indignato Flavio Savoldi, coordinatore della FISH Veneto, portavoce di altre prese di posizione analoghe – l’Assessore agli Affari Sociali “si diverte” con progetti come questi!».
E tuttavia, nonostante le tante proteste, nel febbraio dello scorso anno, la Giunta Regionale aveva approvato una specifica Delibera (n. 160), decidendo appunto di «avviare un percorso sperimentale di applicazione di 180 postazioni luminose attivate dal disabile stesso con telecomando posizionate in prossimità dei parcheggi dedicati», chiedendo ai Comuni di presentare le domande relative entro il 31 marzo prossimo e “dulcis in fundo”, stanziando per l’iniziativa «197.000 euro a carico del Bilancio Regionale per l’esercizio 2014 sul capitolo […] “Fondo nazionale per le politiche sociali”».
«Quella proposta e quel provvedimento – aveva dichiarato a quel punto Elisabetta Gasparini, sempre in rappresentanza della FISH Veneto – non solo non interessa alle persone con disabilità, ma le indigna. Si tratta infatti di un’iniziativa non realista, impossibile da realizzare, con grossi pericoli anche per la sicurezza delle persone e da ultimo, ma non certo ultimo, causa di uno spreco inutile di danaro pubblico». «Siamo esterrefatti – aveva aggiunto Savoldi – e chiediamo a tutti i cittadini di prendere visione della Delibera approvata il 20 febbraio dalla Giunta Regionale, sul Progetto Aiutati e di rinviarla al mittente».
Ebbene, mentre il contestato assessore Sernagiotto ha nel frattempo ceduto la propria carica di Assessore Regionale, approdando al Parlamento Europeo – ove per altro fa parte della Commissione per l’Occupazione e gli Affari Sociali e potrà quindi “sbizzarrirsi” con nuove “originali” proposte a livello continentale – è arrivato, il 13 novembre scorso, un nuovo Decreto Regionale (Decreto della Sezione Non Autosufficienza n. 120), che sostanzialmente “archivia” quel progetto.
«Almeno in questo caso -informa infatti Flavio Savoldi – la mobilitazione della FISH, la petizione da noi lanciata contro la riduzione dei servizi e la denuncia dell’operato dell’ex assessore Sernagiotto hanno permesso la vittoria del buon senso, dal momento che sui 581 Comuni del Veneto, solo due hanno confermato la richiesta delle postazioni luminose nei parcheggi. Si tratta esattamente di Montebelluna e Casale sul Sile e vale la pena tenerli presenti!».
Proprio Montebelluna, in provincia di Treviso, è infine al centro dell’ultima notizia, quella decisamente meno buona, che dimostra come “a far da sé”, senza cioè avvalersi della collaborazione delle organizzazioni che si occupano di disabilità, i risultati possono essere molto deludenti.
Anche qui le proteste non erano mancate, arrivando addirittura a un sit-in davanti alla stazione di Montebelluna, promosso dall’UICI di Treviso (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), cui aveva aderito anche la FISH Veneto, dopoché – casus belli – Massimo Vettoretti, presidente della stessa UICI locale, era stato letteralmente “abbandonato a se stesso” in una stazione totalmente priva di assistenza.
«È una vergogna – aveva dichiarato per l’occasione lo stesso Vettoretti – che nel 2014 solo il 10 per cento delle stazioni italiane siano accessibili alle persone con disabilità, ma non intendiamo mettere da parte questa dura battaglia, che va avanti ormai da anni. Ogni volta, infatti, che contattiamo le Ferrovie dello Stato, la risposta è sempre la stessa: “Ci dispiace, provvederemo”…». «Il nostro pressing – avevano rincarato dalla FISH Veneto – sarà costante e proseguirà oltre il 3 ottobre, perché le stazioni che non forniscono assistenza, come quella di Montebelluna, sono la maggioranza. In tal senso va detto con chiarezza che i treni locali e quelli regionali sono un mezzo di trasporto pubblico che va potenziato, reso accessibile e velocizzato, perché l’accessibilità dev’essere garantita a tutti i cittadini, senza discriminazioni».
Come aveva risposto, dunque, la Rete Ferroviaria Italiana? Con una nota ufficiale, in cui si dichiarava che sarebbero stati «realizzati entro l’anno i percorsi tattili per ipovedenti nella stazione di Montebelluna (Treviso), sulle linee ferroviarie Padova-Calalzo e Treviso-Montebelluna. A seguito infatti delle novità introdotte con la nuova offerta ferroviaria del trasporto regionale, che comporta cambi di treno anche in questa stazione, avevamo già avviato le procedure per la posa in opera dei percorsi tattili. Sono stati così richiesti e ottenuti i finanziamenti necessari per realizzare l’intervento nel più breve tempo possibile».
Tale risposta non aveva certo soddisfatto il Presidente dell’UICI della Marca, secondo il quale «se quello dei percorsi tattili è certamente un piccolo traguardo raggiunto per le persone con disabilità visiva, che dire di quanto resta da fare per tutte le persone in carrozzina e a mobilità ridotta?». «Se questo è un tentativo di “dividere il fronte” – aveva aggiunto – non va certo bene. I nostri amici con disabilità motoria hanno protestato con noi davanti alla stazione di Montebelluna e per questo continueremo a lottare accanto a loro».
Che dire dunque oggi, dopo che quei lavori – pur mantenendo le promesse – sono stati eseguiti per metà e anche con una serie di errori? «Avevano promesso il lavoro entro l’anno – ha dichiarato qualche giorno fa Vettoretti al quotidiano “Il Gazzettino” – e così è stato fatto. Peccato, però, che i percorsi tattili siano stati realizzati a metà, e con errori nel braille, come il numero 4 che nella legenda della mappa è più simile a un 3! E questo si deve certamente anche al fatto che la nostra Associazione non è stata assolutamente coinvolta nel lavoro».
Insomma, un intervento fatto talmente male, che «se scendo dalla scala sbagliata – ha sottolineato ancora il Presidente dell’UICI di Treviso – non trovo il percorso! Permane poi una scala (senza ascensore) per arrivare al nuovo parcheggio, anche qui senza percorso tattile, così come il Binario 2. E infine va segnalato anche l’utilizzo della gomma, materiale che invece, nei percorsi tattili, dovrebbe essere impiegato per gli interni».
Comne concludere? Dicendo che forse ascoltare sempre le istanze e avvalersi dei suggerimenti provenienti dalle Associazioni che si occupano di disabilità potrebbe essere una buona regola, non solo per gli Amministratori Pubblici, ma anche per la Rete Ferroviaria Italiana, perché in questo campo, come dimostra quanto accaduto a Montebelluna, a “far da sé” si rischia di fare molto male. E non è nemmeno fuori luogo ricordare una formula semplice e ben nota, vale a dire “Nulla su di Noi, senza di Noi”!
Ringraziamo per la collaborazione Luca Faccio e Massimiliano Bellini.