«La Circolare congiunta emanata il 4 settembre scorso fra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Ministero della Salute è utile perché fornisce importanti chiarimenti riguardo all’individuazione e alla gestione dei cosiddetti “lavoratori fragili” in relazione all’emergenza sanitaria per l’epidemia Covid-19. Con quel documento, infatti, è più chiaro e uniforme il comportamento che i medici competenti e le aziende devono attuare per una più stretta sorveglianza sanitaria a tutela dei lavoratori con quadri clinici di particolare rischio (immunodepressione, esiti da patologie oncologiche, particolari affezioni)»: lo si legge in una nota diffusa dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ove si aggiunge che «il medico può valutare la sussistenza di un rischio per la salute del lavoratore nello specifico contesto e quindi adottare due diverse indicazioni. La prima è l’idoneità con prescrizioni, quali ad esempio lo smart working [“lavoro agile”, N.d.R.] o il lavoro in presenza di particolari protezioni. L’azienda o l’amministrazione devono attuare queste prescrizioni e se dimostratamente non sono in grado di rispettarle, il lavoratore deve essere messo “a riposo”. Ma il medico competente può anche stabilire una inidoneità temporanea fino al termine dell’emergenza Covid-19. Anche in questo caso il lavoratore viene messo “a riposo”».
«Purtroppo – commenta Vincenzo Falabella, presidente della FISH – non è evidente a tutti i lavoratori, alle aziende e forse nemmeno al Parlamento che nel caso in cui venga stabilità un’inidoneità temporanea e il lavoratore sia messo “a riposo”, non c’è nessuna forma di protezione né di retribuzione. In sostanza, quel lavoratore, per tutto il periodo di assenza, non viene retribuito».
«Al Senato – argomenta dunque Falabella – si sta discutendo la conversione del cosiddetto “Decreto Agosto” (Decreto Legge 104/20) ed è questo il momento opportuno per trovare una soluzione che integri in qualche modo il reddito di quelle persone che verrebbero estromesse dal mondo del lavoro a causa della loro condizione di salute. Nel “Decreto Cura Italia” (articolo 26 del Decreto Legge 18/20 [convertito con modifiche nella Legge 27/20, N.d.R.], la soluzione, pur carica di bizantinismi, c’era. Era infatti prevista la possibilità di equiparare quelle assenze per quei lavoratori al ricovero ospedaliero. Questa opportunità, però, è cessata il 31 luglio e non è stata rinnovata».
«Trovi quindi il Parlamento la soluzione – è l’appello forte lanciato dal Presidente della FISH – e il Ministero dell’Economia e delle Finanze la copertura finanziaria, per una situazione che altrimenti potrebbe diventare davvero esplosiva in termini di emergenza sociale». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.
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