C’era una volta, a Recoaro Terme (Vicenza), località al confine tra Veneto e Trentino, la falegnameria di Ermenegildo Pozza. Oggi quella ditta familiare, Pozza 1865, non solo esiste ancora, ma è diventata una delle principali aziende produttrici di aree ludiche e sportive del Norditalia.
«L’idea di passare dalla lavorazione del legno alla progettazione di parchi per bambini – spiega Dario Otello Pozza, titolare assieme al fratello Franco – venne a nostro nonno, che si chiamava Dario come me». Era il secondo dopoguerra, «gli orfani, purtroppo, erano tanti e i preti avevano bisogno di attrezzare gli oratori per prendersene cura. Cominciarono quindi a commissionare le prime altalene e i primi scivoli. Analogo percorso seguirono i comuni e, così, l’Italia divenne uno dei primi Paesi al mondo a dotarsi di strutture ricreative all’aperto per l’infanzia».
I Pozza parteciparono al processo da vicino, brevettando già nel 1966 il primo gioco a molla, al quale seguirono numerose innovazioni registrate.
Oggi l’azienda è presente con le sue aree gioco in tutte le Province d’Italia e nella sola Roma conta oltre trecento strutture realizzate. Attiva poi nella progettazione di arredi per i parchi tematici, ha anche contribuito a costruire varie attrazioni del parco divertimenti Gardaland, come il maestoso Albero di Prezzemolo e il Villaggio del Far West. Sempre più, poi, sono cresciute le esportazioni nel resto d’Europa, ma anche nei Paesi arabi, in particolare negli Emirati, in Arabia Saudita, Oman e persino in Argentina.
Ogni nuovo mercato significa una nuova sfida per i fratelli Pozza, per i loro figli Marco e Alessandro, che hanno deciso di portare avanti l’impresa di famiglia, e per i loro dipendenti. «Nei Paesi del Golfo, per esempio, fa molto caldo e i bambini vanno al parco giochi quando cala il sole. Di qui, lo studio assieme all’architetto interno all’azienda, di strutture dotate di pannelli fotovoltaici, in grado di auto illuminarsi».
C’è poi tutta la partita della sostenibilità, con giochi «gradevoli alla vista e al tatto, realizzati in plastica riciclata al 95%», della filiera corta «con l’uso del legno di castagno delle Piccole Dolomiti» e dell’inclusione «di cui abbiamo iniziato a occuparci nei primi Anni Duemila», quando ancora non era in cima all’agenda. «Già allora, abbiamo iniziato a studiare delle pedane al posto delle scale, e poi giostre e altalene con lo spazio vuoto per la carrozzina. L’idea non è quella di creare strutture accessibili separate, ma “giochi misti”, dove i bambini con disabilità possano divertirsi in compagnia di tutti gli altri».
L’azienda, nata nel 1865 come falegnameria, diventata poi anche officina meccanica e carpenteria, ha realizzato il primo parco giochi nel 1950. Oggi conta 25 collaboratori e per il 2024 ha un fatturato atteso di 6 milioni di euro. «È arrivato il momento di crescere e, per farlo, abbiamo scelto il Trentino, per ragioni di prossimità e anche perché amiamo i paesaggi e la filosofia di vita di questa terra».
Così, i fratelli Pozza – con Dario fresco del titolo di “Maestro Artigiano” per i suoi 42 anni di lavoro – hanno preso in affitto uno spazio di Trentino Sviluppo a Trambileno. «All’inizio, lavoreranno qui due persone, ma il nostro obiettivo è di far crescere la Business Unit. A tal fine, cerchiamo personale, e invitiamo i giovani del territorio e gli insegnanti delle scuole professionali a farsi avanti per dar vita a nuove opportunità formative e di lavoro insieme».
Senza perdere lo spirito del nonno, che sognava di aiutare i bambini segnati dalla guerra a coltivare il loro diritto al gioco e alla spensieratezza. Pozza partecipa infatti attivamente al “bike tour” solidale del ciclista milanese Ciubekka che fino a Natale sarà impegnato in una pedalata dall’Italia alla Giordania, per raccogliere fondi utili a costruire un parco giochi per l’Arsenale dell’Incontro del Sermig a Madaba, nella Giordania centrale, dove vengono accolti bambini con disabilità provenienti sia dalla comunità cristiana che da quella musulmana.