Le discussioni della prima settimana di lavoro del Comitato Ad Hoc che sta elaborando il testo della Convenzione ONU sulla Promozione e la Tutela dei Diritti e della Dignità delle Persone con Disabilità si erano interrotte il 20 gennaio, mentre era in corso l’analisi del testo dell’articolo 23, dedicato al rispetto per la casa e la famiglia.
E proprio da quel punto sono ripresi i lavori lunedì 23, ma solo dopo la presentazione da parte di Jane Connors, dell’Ufficio dell’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, di un rapporto sul monitoraggio (tema che interessa l’articolo 34 della Convenzione).
Un documento, quello illustrato, che ha proposto gli obiettivi, i princìpi e i meccanismi rivisti e rinnovati, anche alla luce delle esperienze fatte in questo campo e delle più recenti innovazioni che potranno essere applicate a questo ambito.
Chiuso il dibattito sviluppatosi su tale argomento dopo la presentazione, i delegati e i rappresentanti delle associazioni e delle organizzazioni non governative hanno potuto riprendere la discussione sull’articolo 23 la quale ha continuato a sollevare tante e tali segnalazioni e osservazioni da richiedere l’intera giornata per poter essere portata a termine.
In particolare, gran parte del confronto ha riguardato una specifica frase presente nel testo dell’articolo e cioè quella che fa riferimento al diritto delle persone con disabilità a “vivere la propria sessualità” (letteralmente si parla di experience, ovvero “fare l’esperienza”, “provare”), rispetto alla quale alcune delegazioni propendevano per il mantenimento, altre per l’esclusione.
La seduta è stata tolta dopo un acceso scambio anche su altri aspetti legati sempre allo stesso articolo, con la previsione da parte del presidente del Comitato Ad Hoc, Don MacKay, di fornirne un sunto il giorno successivo. Cosa a cui egli ha provveduto immediatamente martedì 24, in apertura dei lavori, dando poi spazio ad altre tematiche che compongono l’articolo.
Successivamente si è passati al tema dell’educazione – trattato nell’articolo 24 – che rappresenta probabilmente uno dei più controversi dell’intera Convenzione.
A conferma di ciò, benché lo stesso MacKay avesse fatto notare che già molto lavoro era stato fatto su questo articolo e avesse anche suggerito di usare molta cautela rispetto a nuovi tentativi di modificare il testo, le delegazioni hanno comunque riaperto una discussione sostanziale.
Da una parte, quindi, si sono schierati tutti coloro che si battono per un’educazione inclusiva – tra i quali la delegazione italiana – favorevoli ad un linguaggio che sottolinei l’obiettivo di un’inclusione totale (con il sostegno adeguato), dall’altro invece quelli che ancora chiedono che il testo prenda in considerazione in modo più chiaro l’educazione speciale. Tra questi ultimi spicca ad esempio la delegazione giapponese.
Per non confondere e rendere troppo complessa la discussione, Don MacKay ha cercato di riportarla alla concretezza e così, dopo uno scambio di opinioni relativo ad alcuni termini specifici – che richiederanno comunque un’ulteriore analisi – l’assemblea ha affrontato l’articolo 25 sulla salute, agevolando così il passaggio ai lavori di mercoledì 25, quando tale questione è stata ripresa e approfondita.
Lunghe anche in questo caso sono state le negoziazioni, riguardanti sia l’opportunità di inserire all’interno dell’articolo 25 un mainstreaming relativamente a certi gruppi, sia quella di inserire o meno certi termini e riferimenti, ritenuti probabilmente “troppo espliciti” da alcune delegazioni (come quelle degli Stati Uniti o della Santa Sede, rispetto al riferimento ai “servizi sessuali e riproduttivi”, sexual and reproductive services).
Non da ultimo, ha aperto un dibattito molto acceso anche l’aspetto del consenso libero e informato (25d).
Abbandonati momentaneamente questi temi, nel pomeriggio di mercoledì si è potuto rapidamente affrontare l’articolo 26, sulla riabilitazione, rispetto al quale il testo presentato da MacKay ha ottenuto un ampio consenso. Si è passati quindi subito all’articolo 27, centrato sul lavoro e l’occupazione.
In particolare, in merito a questo tema, ha ricevuto sostegno da parte di molte delegazioni la proposta dell’Unione Europea di sostituire i riferimenti alla legge generale di applicazione nazionale con l’espressione “su una base di uguaglianza con altri” (On an equal basis with others).
Sono stati in molti, inoltre, a proporre e a sostenere l’uso di una determinata terminologia alla luce della quale vengano inseriti nel testo della Convenzione espliciti richiami, ad esempio in ambito di programmi di riabilitazione occupazionale.
A questo punto attendiamo di ricevere ulteriori aggiornamenti da New York sui lavori di giovedì 26, innanzitutto per sapere come si sia concluso il confronto su un tema delicato come quello trattato dall’articolo 27.
Per quanto riguarda infine le attività parallele (Side Events) che si stanno svolgendo sempre nell’ambito dei lavori per la Convenzione, da segnalare soprattutto l’incontro di mercoledì 25, con una grande partecipazione di delegati, nel corso del quale l’associazione DPI (Disabled Peoples’ International) e alcuni suoi rappresentanti – tra i quali il nostro inviato Giampiero Griffo – hanno affrontato e analizzato il tema della cooperazione internazionale, principalmente in riferimento alla sua implementazione e al suo sviluppo.