Opinioni

In questa battaglia c’è ben poco di culturale

In questa battaglia c’è ben poco di culturale

«Dal dissentire con argomentazioni precise al “boicottare i libri” ci corre un abisso», scrive Salvatore Nocera di fronte all’appello lanciato da un gruppo di insegnanti di sostegno, che invitano a boicottare i libri di una casa editrice e in particolare quelli di un Autore di cui non si condivide una proposta di riforma del sostegno. «Non si fanno così le lotte culturali – aggiunge Nocera -, ma mi pare che in questa lotta di culturale non ci sia proprio nulla»

Quel che fanno le Università

Quel che fanno le Università

«Mi sembra che quest’analisi vada quanto meno integrata», scrive Elena Colombetti, rispondendo a Giampiero Griffo, che aveva parlato, su questa pagina, di una ricerca sulla disabilità «rimasta reclusa nell’àmbito medico, con le Università disinteressate alla questione». E ricorda in tal senso il lavoro svolto dal Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica di Milano, «senza escludere che anche altri Atenei stiano portando avanti iniziative analoghe»

Il mantra delle malattie mentali

Il mantra delle malattie mentali

«È una vergogna – scrive Rosa Mauro – che si parli di malattie mentali per giustificare ciò che giustificabile non è, dimenticando quanto statisticamente predominanti siano gli omicidi, i femminicidi, gli stupri e le violenze commessi da persone che non sono per nulla affette da malattie mentali. E invece è quanto accade quasi sempre, a mo’ di mantra, nel dare notizie di cronaca nera»

I due diversi approcci dell’assistenza

I due diversi approcci dell’assistenza

«Per una persona con disabilità grave e non autonoma – si chiede Antonio Giuseppe Malafarina – meglio farsi ricoverare in una struttura con altre persone oppure mantenere il proprio domicilio e imbastire un sistema d’assistenza in loco? Sono due tipologie di approccio all’assistenza entrambe con pregi e difetti e che in ogni caso richiedono che la soluzione adottata sia praticata bene»

La ricerca ci riguarda, ma quale ricerca?

La ricerca ci riguarda, ma quale ricerca?

«La ricerca medica è necessaria – scrive Giampiero Grifrfo -, ma altrettanto necessaria è quella relativa alle discriminazioni che impediscono la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita della società. Questo tipo di ricerca, però, in Italia non si fa e per questo è necessario costruire una presenza qualificata nelle università e nei centri di ricerca, per fare emergere studi che dimostrino quanto siano violati i nostri diritti umani»

L’ANGSA e il “dopo di noi”

«Noi che abbiamo lo stesso problema – scrive tra l’altro Liana Baroni, presidente dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), convocata in audizione alla Camera nei giorni scorsi, in merito ai Disegni di Legge sul cosiddetto “dopo di noi” – dobbiamo avere un rispetto reciproco, che permetta di valorizzare le diverse possibilità delle quali ognuno di noi dispone, per lavorare in modo complementare su tutti gli aspetti che riguardano bambini e adulti con autismo»

Ma sarà una “Buona Scuola” anche per chi ne ha più bisogno?

Il quesito, secondo Donatella Morra, è quanto meno lecito, a giudicare dalle tante lacune e criticità riguardanti le esigenze degli alunni con disabilità, che si trovano esaminando le recenti Linee Guida del Governo intitolate “La Buona Scuola. Facciamo crescere il Paese”. «Perché una scuola che include chi ha più bisogno – scrive Morra – si occupa di tutti i bisogni della persona, nessuno escluso!»

Alleanze sociali sì, ma rispettando i diritti di tutti

«Solo nel quadro di uno sviluppo fatto di crescita economica, sociale e culturale e di partecipazione democratica dei cittadini alle scelte collettive – scrivono Giuseppe e Lorenza Biasco -, saranno possibili l’inclusione e le pari opportunità delle persone con disabilità, mentre nella crescita economica fine a se stessa è escluso tutto quello che non è di interesse immediato dell’Economia Finanziaria»

Meglio cambiare nome a quella cerimonia

Un ragazzo con autismo viene escluso dall’inaugurazione dell’anno scolastico, al Quirinale, perché privo degli insegnanti di sostegno. Ma le altre famiglie si ribellano e la Vicepreside lo accompagna personalmente. Il Presidente della Repubblica lo riceve a fine cerimonia, dedicandogli un incontro privato. «Ma ormai la frittata era fatta – scrive Antonio Nocchetti – e dal prossimo anno sarebbe meglio che quella cerimonia non si chiamasse più “Tutti a scuola”…»

Autismo e “dopo di noi”: osare, ma con proposte possibili

«Bisogna osare presentando proposte possibili – scrive Gianfranco Vitale, parlando del “dopo di noi” delle persone autistiche -, recuperando il senso del “normale”, abbandonando il ridondante, l’illusorio e lo “straordinario” e mantenendo i piedi per terra: le complessità dell’autismo, infatti, non consentono di viaggiare con la fantasia, ma di misurare passo dopo passo la concreta realizzazione di obiettivi alla nostra portata»

Articolo 18 e Legge 68: costruire nuove alleanze sociali

«Penso – scrive Franco Bomprezzi, a proposito della battaglia in corso sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori – che sia il momento di costruire nuove alleanze sociali, con chi oggi si sente escluso dal mondo del lavoro e persino dal precariato, come le persone con disabilità. Perché l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, quando avviene e funziona, modifica l’ambiente di tutti e lo modifica in meglio»

L’età reale di un caregiver familiare

Secondo Elizabeth Blackburn, Premio Nobel per la Medicina, l’età reale dei caregiver familiari – ovvero di coloro che si prendono cura di una persona con importanti necessità di assistenza – è ben superiore a quella anagrafica. E ora che tale figura sembra balzare sempre più agli onori delle cronache, Giorgio Genta, che si definisce «vecchio caregiver “co-primario”, dai miracoli mancati», si dimostra scettico su eventuali leggi riguardanti il settore

Ascoltare anche i docenti di sostegno

Come già era accaduto qualche tempo fa, si riapre, dal fronte degli insegnanti di sostegno, la discussione sulla Proposta di Legge riguardante l’inclusione scolastica delle persone con disabilità, elaborata dalle organizzazioni che partecipano all’Osservatorio Ministeriale Permanente per l’Integrazione degli Alunni con Disabilità. «Chiediamo fortemente – scrive Giulia Giani – la possibilità di essere ascoltati anche noi, docenti di sostegno». Il dibattito resta aperto

Non mi piacciono le “gabbie accessoriate”

«Considero i percorsi, i servizi e i luoghi separati – scrive Simona Lancioni, riflettendo sul tema “sessualità e disabilità” – un prerequisito per la segregazione, una “gabbia accessoriata” che non smette però di essere “gabbia”. Forse al suo interno le persone con disabilità potranno anche trovare qualcuna delle risposte ai propri bisogni, ma quel luogo dedicato e separato impedirà che esse diventino, e siano considerate, parte integrante della società»

Discutere con le persone e ascoltarle fuori dai pregiudizi

«Queste persone – scrive Antonio Giuseppe Malafarina, parlando di tre “disabili invisibili”, ovvero con deficit che non si vedono a colpo d’occhio – mi hanno insegnato che la “disabilità invisibile” ha dei metodi di approccio molto precisi e che soprattutto discutere con le persone, fidarsi e ascoltarle fuori dai pregiudizi sia una bella cosa. Si scoprono realtà nuove. Si vede quello che non si vede. E si scopre che vale per ognuno avere un po’ di sé alquanto invisibile»

L’amore è tutto carte da decifrare

«Anziché cercare di normare il diritto all’affettività e organizzare corsi per l’“assistenza sessuale” da garantire e finanziare per legge – scrive Francesca Arcadu, arricchendo ulteriormente il nostro ampio dibattito sulla sessualità e l’affettività – forse si dovrebbe potenziare il percorso di accompagnamento psicologico di molte persone con disabilità, il prezioso ruolo dei gruppi di auto-aiuto, la consulenza alla pari»

Difendiamo l’articolo 3!

«Non voglio cadere nella trappola – scrive Rosa Mauro – di chi ci vuole solo come dei “numeri” o delle “tabelle”, non voglio né mi interessa sapere cosa ti serva per essere la Persona e il Cittadino che puoi e vuoi essere. Voglio solo che tu lo ottenga. Lo abbiamo messo per iscritto, ci abbiamo creduto, vogliamo continuare a crederci tutti insieme. Non permettiamo a nulla e a nessuno di strapparci via la libertà che l’articolo 3 della Costituzione ci regala!»

Quando c’erano le scuole per “subnormali”

Un racconto di tanti anni fa, la storia di una maestra impegnata in Sicilia in una classe differenziale di bimbi “speciali”, che allora si chiamavano “subnormali”, prima che cominciasse a radicare il germe dell’inclusione. «Un racconto – scrive Simonetta Morelli – con cui augurare buon anno alla nostra scuola pubblica, che non merita di poggiarsi sempre e soltanto sulla generosità di tante maestre come quella protagonista della storia»

Autismo, “dopo di noi” e la nostalgia del futuro

Autismo e “dopo di noi”: «Più che di Uomini e Donne della Provvidenza – scrive Gianfranco Vitale c’è tanto bisogno di lavoro comune, olio di gomito, voglia – ripartendo dai tanti errori del passato – di rimettersi in discussione, per costruire un progetto davvero all’altezza della difficile sfida che abbiamo davanti». E citando Vittorio Foa conclude: «“Non ho nostalgia del passato; ho nostalgia del futuro, di quello che non vedrò e vivrò”»

Affidare al corpo una pienezza di senso e di valore

«L’“assistenza sessuale” – scrive Valeria Alpi, che arricchisce ulteriormente il nostro ampio dibattito sulla sessualità e l’affettività – è solo una scelta in più (non per tutti). L’importante è creare per tutti le condizioni per poter esprimere il proprio essere. La vera sfida infatti, parlando di sessualità e affettività delle persone con disabilità, è di affidare al corpo una pienezza di senso e di valore. Perché non abbiamo un corpo, ma “siamo” un corpo»