Opinioni

Vent’anni prima

Le tre scimmiette che “non vedono il male, non sentono il male, non parlano del male”, rappresentate nel santuario giapponese di Toshogu a Nikko

«Come vent’anni fa – scrive Giorgio Genta – noi famiglie con disabilità continuiamo a credere anche oggi, malgrado tutto e tutti, nelle stesse bellissime cose che sono l’Integrazione, l’Inclusione, la Riabilitazione, la Sanità, lo Stato, l’Autonomia Locale, la Società Civile e persino la Legge. Come facciamo? Ricordiamo un po’ le tre proverbiali scimmiette…».

Lettera a una professoressa

Lettera a una professoressa

Non vuole certo essere un segnale di irriverenza, quanto semmai un omaggio, alla ben più celebre “Lettera a una professoressa” di don Lorenzo Milani, l’omonimo titolo da noi scelto per questa bella testimonianza proveniente dalla madre di un ragazzo sordo, messaggio che riteniamo possa coincidere con quanto vorrebbero dire tanti altri genitori di persone con disabilità, per far capire bene che il valore dell’integrazione è una ricchezza per tutti

La parabola calante dei “falsi invalidi”

«Dal 1985 ad oggi - scrive Andrea Pancaldi - si sono succedute sui media ben sette-otto campagne di un certo tenore contro i “falsi invalidi”, tutte regolarmente rientrate alla riprova dei numeri»

«Se nel 2010-2011 – scrive Andrea Pancaldi – la crisi stava arrivando ed era più comodo cercare un presunto colpevole per esorcizzarla, adesso la crisi c’è, e si è trasferita nella quotidianità e non più solo nelle paure sul futuro. Il “falso invalido”, quindi, “funziona meno”, l’informazione del mondo della disabilità ha dato un contributo con analisi e dati e… il presidente dell’INPS Mastrapasqua ha altro a cui pensare…

Personalizzare, individualizzare e altri bizantinismi

Personalizzare, individualizzare e altri bizantinismi

«Secondo il dizionario – scrive Flavio Fogarolo – il termine “bizantinismo” è l’atteggiamento di chi eccede in sottigliezze o complica inutilmente i problemi. Proprio quello di cui la scuola ha oggi meno bisogno. E invece è proprio quello che si fa, ad esempio con “bizantinismi accademici” come la distinzione tra personalizzare e individualizzare, che non ha alcuna ricaduta operativa e non serve a niente nella scuola reale»

La strada a doppio senso dell’inclusione

La strada a doppio senso dell’inclusione

«In età adolescenziale – scrive Rosa Mauro, in questa sua nuova riflessione sul tema “amore e disabilità relazionale” – ciò che serve a un ragazzo autistico, con un mondo diverso dagli altri, non è l’“assistenza sessuale” o un “robot che insegna emozioni”, ma la relazione tra pari, per avere un’educazione sentimentale ed emozionale che coinvolga tutti, ragazzi “normali” e ragazzi “diversi”, permettendo loro di conoscersi e di conoscere l’altro»

Perché offendere l’intelligenza e il senso civico?

«Perché – scrive Simone Fanti, riflettendo su quel provvedimento del Comune di Reggio Calabria, che ha subordinato a esigenze di bilancio l’accesso dei bambini con disabilità alle scuole dell’infanzia – è così facile offendere l’intelligenza e il senso civico, mortificando la cultura e la capacità di evolversi di un Paese che pur tra mille contraddizioni, è stato capace di concepire leggi a favore dell’inclusione tra le più avanzate al mondo?»

Ricordarsi della sofferenza di tutti gli ammalati

«Ciò che ci viene raccontato dai mass media – scrive Marta Pellizzi – è la base delle nostre opinioni e delle nostre scelte ed è per questo che chi se ne occupa deve sentirsi investito di una grande responsabilità. Ma in questo viavai di notizie e di “casi mediatici”, chi alla fine rischia sempre di pagare è colui che spera di poter tornare a respirare normalmente, il giorno dopo». Una riflessione, a partire dal cosiddetto “caso Stamina”

La sessualità è quel che ci rende tutti umani

«Disabili o non disabili – scrive Lelio Bizzarri – le persone che si amano, che flirtano o che hanno esperienze sessuali andrebbero accompagnate, supportate ed educate verso una vita sessuale felice, salutare e responsabile, così come si dovrebbe fare con ogni essere umano»

Fare memoria è una lunga operazione

«Fare memoria – scrive Matteo Schianchi, riflettendo sul significato del 27 gennaio e sullo sterminio nazista delle persone con disabilità – è un’operazione lunga, che parte dalle domande ancor prima che dalle risposte. È un’operazione che ha in mente il passato, ma parte sempre dal presente e si deve fare con la ricerca (non necessariamente accademica), con la riflessione condivisa e con il confronto tra persone, situazioni ed esperienze»

Il “caso Stamina”, la scienza e l’informazione

«Vorrei – scrive Stefania Delendati – che nel cosiddetto “caso Stamina” si rimettesse la palla al centro e si ripartisse da zero. E che al centro ci fossero gli interessi dei pazienti e delle loro famiglie. L’iter conoscitivo scientifico sull’accettabilità e l’efficacia del metodo deve proseguire con serietà, separatamente rispetto all’altrettanto doveroso percorso giudiziario. Ma nessuno deve schierarsi sulle barricate del preconcetto»

La povertà si vince creando una nuova comunità di cittadini

«Oggi la povertà – scrive Franco Bomprezzi – assume i volti di persone giovani o si insinua assieme alla disabilità, all’invecchiamento, alla perdita di senso e di dignità. La si può vincere solo se ci crediamo tutti, e tutti insieme facciamo la nostra parte, senza presunzione, senza arroganza, prendendo le decisioni giuste, investendo adesso i soldi che servono, ma soprattutto creando una nuova comunità di cittadini»

Lo sforzo dev’essere collettivo

«Come quasi tutti – scrive Sandro Paramatti, commentando alcune dichiarazioni del giornalista Gianluca Nicoletti, che intende dar vita a una community e a un portale sull’autismo – Nicoletti prende atto del problema quando ne è toccato. Poi, però, non si rende conto che ogni successivo atto può essere solo collettivo; e se il problema è collettivo, devono pure esserlo lo sforzo per affrontarlo e necessariamente anche la soluzione»

Risarcimento ai nascituri disabili: una riflessione

«Se la vita della persona disabile è destinata a subire disagi – scrive Antonio Giuseppe Malafarina, concludendo la sua riflessione su alcune Sentenze riguardanti risarcimenti a bambini nati disabili a causa delle inadempienze degli ospedali dove sono state gestite le relative gravidanze – è principalmente perché qualcosa non funziona nella nostra società»

Quella proposta di Servizio Civile Obbligatorio

«In linea di principio – scrive Luigi Politano, presidente della Comunità di Capodarco di Roma, riferendosi a quanto dichiarato recentemente dal segretario del Partito Democratico Matteo Renzi – siamo favorevoli a un Servizio Civile Obbligatorio per tutti i giovani. Prima, però, bisogna risolvere gli attuali gravi problemi di questo istituto e pensare anche a dove reperire le risorse, per non doversi fermare a pure dichiarazioni di principio»

Perché quei ricorsi offuscano la vera cultura inclusiva

Prende spunto, Salvatore Nocera, da un recente intervento apparso sulle pagine del nostro giornale, per ribadire le ragioni che, a suo parere, rendono rischiosi – ai fini della vera cultura inclusiva degli alunni con disabilità – i ricorsi basati sulla non discriminazione e mirati a ottenere un maggior numero di ore di sostegno

Quando una sanzione fa cultura

Più che la sanzione in sé, sottolinea Franco Bomprezzi, commentando il provvedimento assunto dal Comune di Milano nei confronti di un locale le cui barriere avevano impedito a una giovane in carrozzina di assistere a un concerto, «è proprio la diffusione della notizia a costituire di per sé un momento di riflessione pubblica e “politica”, rispetto a un diritto che, a parole, tutti sicuramente condividono»

Tagli da “amministrare” o rilancio del Servizio Sanitario?

Il quesito (e il rischio che prevalga la prima ipotesi) è lecito – in questi giorni di ripresa del confronto per il nuovo Patto Triennale per la Salute, quando invece servirebbero precisi segnali di cambiamento, nella direzione di mettere in sicurezza il Servizio Sanitario Nazionale, ovvero i diritti di tutte le persone

Che bella tenzone letteraria-esistenziale!

È quella lanciata su queste stesse pagine da Franco Bomprezzi, con il suo messaggio rivolto al nipote di Umberto Eco, cui quest’ultimo aveva inviato una “Lettera d’Autore per il 2014”, pubblicata da una testata nazionale. «Due testi – secondo Giorgio Genta – da leggere senz’altro, per imparare davvero qualcosa»

Un’Italia ancora ben lontana dai princìpi della Convenzione

«Le azioni correttive proposte nel Programma d’Azione Biennale per la Promozione dei Diritti e l’Integrazione delle Persone con Disabilità – scrive Gustavo Fraticelli in un intervento destinato a far discutere – non sembrano avere la capacità di ricondurre la nostra normativa sulla disabilità a un minino di organicità derivante dall’obiettivo dalla Convenzione ONU, che è quello di garantire i diritti fondamentali alle persone con disabilità»

E se passaste un giorno tra i banchi?

«Potreste scoprire – scrive Antonio Nocchetti, rivolgendosi in particolare ai Parlamentari italiani – tante cose molto interessanti, soprattutto per quanto riguarda gli alunni con disabilità, per i quali solo le Sentenze dei TAR riescono a far sì che ne venga garantito il diritto costituzionale allo studio»