Opinioni

Vivere “per” o “sulla” disabilità?

"Dante, meditabondo", scultura di sabbia sulla spiaggia di Cervia in Romagna

A proposito della differenza tra chi vive “sulle persone con disabilità”, anziché “per le persone con disabilità”, queste ultime, insieme alle loro famiglie, «hanno bisogno innanzitutto – scrive Giorgio Genta – di non essere infastidite, vessate o tormentate e quindi necessitano di adeguati servizi, così come ne necessitano tutti i cittadini. Se poi i servizi mancano, allora può andar bene anche un congruo indennizzo»

Una cattedrale arriva fino alle stelle

L'edificazione della Sagrada Familia a Barcellona è stata avviata nel 1887, e continua tuttora

«Ci sono tante “chiese” – nel sogno metaforico di Rosa Mauro – oltre le porte delle quali tutti parlano e difendono, e pensano anche cose giuste, che però potrebbero cambiare il mondo solo se condivise». E conclude così: «Ci possono essere chiese grandi come una città, una nazione, più nazioni e anche una singola chiesa può arrivare molto lontano… Ma una cattedrale arriva fino alle stelle»

Il lungo viaggio dell’assistenza domiciliare

Il lungo viaggio dell’assistenza domiciliare

«Credo – scrive Giorgio Genta – che entrambe le forme di assistenza domiciliare alle persone con disabilità e ai loro familiari-caregiver, sia quella diretta che quella indiretta, siano valide e possibili. Purché il supporto assistenziale sia congruo e la scelta lasciata alla famiglia, valutando assieme ad essa, caso per caso, la migliore strategia attuabile. Sempre “a casa”, naturalmente»

La Danimarca, l’inclusione e l’eugenetica selettiva

La Danimarca, l’inclusione e l’eugenetica selettiva

«Non basta una trasmissione TV fatta da persone con disabilità mentale – scrive Maria Teresa Calignano – per considerare la Danimarca come un Paese sinonimo di inclusione, cultura e rispetto. Non si può infatti dimenticare che si parla dello stesso Paese nel quale si prevede che nel 2030 non nasceranno più bambini con sindrome di Down, ovviamente con la diagnosi precoce e la soppressione dei feti»

Là dove la disabilità è davvero invisibile

È impressionante sapere che oltre duecento persone con disabilità motoria sono detenute nelle carceri italiane, che uno su due è costretto in celle e in edifici con barriere architettoniche, mentre il 27,3% è in custodia cautelare, prima della sentenza. «Nessuno obietterebbe – scrive Franco Bomprezzi – se il ministro della Giustizia Cancellieri si desse da fare con decisione per ripristinare in tale àmbito condizioni di umanità e pari dignità»

Che personaggio strano, il “disabile normale”!

«Ancora oggi – scrive Stefania Delendati – il grande latitante in televisione e nei mass-media in genere è il “disabile normale”, un “personaggio strano”, che ai comuni intoppi della quotidianità deve aggiungere il disagio di un corpo non al top, superare ostacoli architettonici frutto di barriere mentali, che non sempre può frequentare la scuola con serenità e che ancor più raramente riesce a lavorare»…

Una cartolina da Rimini

Una cartolina, naturalmente, “alla maniera di Giorgio Genta”, ovvero riportando, con l’abituale ironia, alcuni “appunti di viaggio” da Rimini, dove ha partecipato nei giorni scorsi alla nona edizione del Convegno Internazionale “La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale”, organizzato dal Centro Studi Erickson

Ma la ripetenza è un diritto?

Una riflessione di Salvatore Nocera, che prende spunto da un articolo pubblicato sul nostro giornale, «per chiarire bene i fondamentali dell’inclusione che, in questi ultimi anni, si stanno notevolmente offuscando, sia da parte del Ministero – che accetta la delega dei docenti curricolari ai soli docenti per il sostegno – sia da parte di talune famiglie, che hanno una visione individualistica e non più corale dell’inclusione»

Babbo Natale, pensaci tu!

Ed è un regalo non certo piccolo, di questi tempi, quello che chiedono a Babbo Natale le madri di un Centro che si occupa di persone con disabilità visiva e psico-sensoriale, disporre cioè – finalmente – di un aiuto concreto nella realizzazione di una persona con disabilità come essere umano. Ma c’è ancora tempo per esaudire la richiesta, un anno o poco meno…

Per un Servizio Sanitario più umano, anche in rianimazione

«Come è avvenuto per il riconoscimento del beneficio della presenza dei genitori nei reparti di pediatria o nell’assistenza di persone adulte con gravissima disabilità – scrive Marina Cometto, rivolgendosi direttamente al Ministro della Salute – si potrebbe prevedere di estendere la presenza dei genitori, almeno per otto o dieci ore nell’arco della giornata e per tutta la notte, il momento che certamente risulta più angosciante»

La crescita e l’equità

«Oltre che di crescita -scrive Vincenzo Gallo – nel nostro Paese c’è un grande bisogno anche di maggiore equità, non abbandonando milioni di cittadini in stato di disperazione, di indigenza o di malattia e non costringendo persino persone con gravissima disabilità, nonostante le loro condizioni di salute, a scendere in piazza per tutelare i loro diritti»

In questo mondo di… “ipocriti”

«Credo – scrive Gianfranco Bastianello, riferendosi alle recenti, contestatissime parole di Alda D’Eusanio, durante un popolare programma della RAI – che dovrebbero essere ben altri i momenti di cui scandalizzarsi, come ad esempio la normale assenza di disabili nelle trasmissioni pubbliche, in veste di concorrenti o anche semplicemente come pubblico partecipante, se non nelle poche ore dedicate a Telethon o iniziative simili»

Un’occasione da cogliere, non certo da demonizzare

«Io credo che quello di Max, e della sua famiglia, sia un buon esempio di come si possa vivere e stare in pace con se stessi anche in condizioni ritenute estreme dalla società. La sua è un’occasione da cogliere, non da demonizzare». In questo modo Antonio Giuseppe Malafarina si rivolge ad Alda D’Eusanio, che in un programma di Raiuno aveva sostanzialmente detto a una persona uscita da un lungo stato vegetativo che la sua vita non è proprio tale

La RAI provi a diffondere la cultura della disabilità

Non basta, secondo Fulvio De Nigris, una trasmissione “riparatrice”, per rimediare a quanto dichiarato in diretta da Alda D’Eusanio, nei confronti di una persona uscita da un lungo stato vegetativo. «Siete un servizio pubblico – dichiara De Nigris, rivolgendosi direttamente alla Presidente della RAI – e quindi potete e dovete approfondire e rappresentare la realtà della disabilità, anziché raccontarla solo quando fa notizia o scandalo!»

Quell’ignobile paragone

«Anziché paragonare l’esistenza dei propri figli a quella degli Ebrei nella Germania di Hitler durante la “Shoah” – scrive causticamente Giorgio Genta – quel noto uomo politico italiano avrebbe potuto prendersela con le persone con disabilità, perché no? O forse no, rammentando che durante il nazismo pure le persone con disabilità hanno avuto la loro “Shoah”, il Programma “Aktion T4”, che vide la soppressione di oltre 70.000 di loro»

È possibile la felicità per tutti?

«E ponendo tale quesito applicato al mondo della scuola – scrive Roberto Ricciardi – è possibile predisporre degli atti che procurino piacere – ed evitino dolore – agli studenti in genere e agli studenti con disabilità in particolare?». Una riflessione che sta alla base di un’indagine proposta dallo Sportello per l’Inclusione Scolastica dell’Associazione ANFFAS Veneto

Rimini, Rimini!

Toccherà a Giorgio Genta, nostro prezioso collaboratore “storico” e da qualche tempo impegnato, come egli stesso scrive, «a narrare i fatti (propri) e i misfatti perpetrati ai danni delle famiglie con disabilità», portare la testimonianza di come queste ultime vivono e sopravvivono, nell’imminente grande convegno biennale del Centro Studi Erickson, “La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale”, in programma dall’8 al 10 novembre a Rimini

La favola brutta

È certamente questo, secondo Giorgio Genta, l’unico titolo possibile, per una riflessione dedicata «alle strutture di assistenza, alle cooperative fintamente sociali e alla qualità della vita delle persone con disabilità in dette strutture ricoverate». E sottolinea che quando queste ultime superano i sessanta posti letto, chi vi è ricoverato diventa puramente «un numero, a costi altissimi e con operatori sottopagati»

I crocefissi e la situazione della scuola

«Ho tutto il rispetto per ciò che rappresenta culturalmente e dal punto di vista religioso il crocefisso, ma penso che un Senatore si debba preoccupare prima di tutto che la scuola diventi realmente funzionante, sicura e rispettosa dei bisogni degli alunni»: lo scrive Lilia Manganaro, rivolgendosi al senatore Massimo Bitonci, che ha presentato un’Interrogazione Parlamentare sulla mancanza dei crocefissi in una scuola del Padovano

Non può certo bastare qualche centinaio di euro in più

«Uno Stato che viola tanto gravemente i diritti umani dei familiari che assistono le persone con disabilità – scrive Chiara Bonanno – non può cavarsela erogando oboli di qualche centinaio di euro al mese. È invece obbligato a fornire supporti assistenziali cospicui, per permettere al familiare caregiver di accedere ai più elementari diritti, come riposarsi, curarsi e mantenere una vita di relazione»