Opinioni

Quelli che restano laggiù

Quelli che restano laggiù

«Nascere da una parte o un’altra del mondo – scrive Rosa Mauro – può fare un’enorme differenza per chi è “normale”, “abile”, ma quanta ne fa per chi nasce, o diventa, parte di una “categoria svantaggiata”? Sono quelli che restano in Africa, quelli che hanno troppi anni e non possono ormai più camminare, quelli che si sono ammalati, e non possono sentire, o vedere, o respirare normalmente»

Non si insegna alla disabilità, ma alle persone

Non si insegna alla disabilità, ma alle persone

«Il compito di realizzare l’inclusività nella scuola – scrive Stefano Versari, vicedirettore dell’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna – non spetta soltanto ai docenti di sostegno, ma a tutti i docenti e i dirigenti scolastici. E anche alla società nel suo insieme, che deve fornire supporti, condizioni, norme e risorse adeguati alla sfida»

Sulla disabilità la forma non è sostanza

Sulla disabilità la forma non è sostanza

«Che senso ha – si chiede Vitaliano Ferrajolo, prendendo spunto da una Delibera che ha visto il Comune di Caserta aderire al Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani – quando nemmeno un marciapiede si è in grado di modificare?». E citando l’esempio del diffuso mancato adeguamento alla Convenzione ONU sulla Disabilità, aggiunge: «Sono atti senza alcuna ricaduta concreta sulla vita della comunità locale»

Due debolezze differenti, una decisamente ottusa

«Chi è il debole?», si chiede Antonio Giuseppe Malafarina, riflettendo sulla violenza nei confronti delle donne con disabilità. «Chi usa la forza perché non è in grado di riconoscere nell’altro un’utilità – una dignità -, oppure la persona fragile che fatica a trovare spazio in una collettività che vuole escluderla? Due debolezze differenti. Una decisamente ottusa»

Caro Alfano, ti sono “diversamente grato”!

Il segretario del PdL e vicepresidente del Consiglio dimissionario Angelino Alfano

«So bene – ha dichiarato il segretario del PdL Angelino Alfano – che quelle posizioni sono interpretate da nuovi Berlusconiani, ma, se sono quelli i nuovi berlusconiani, io sarò diversamente berlusconiano». «Diversamente berlusconiano! – scrive con acre ironia Franco Bomprezzi -. Magnifico, benvenuto fra noi, persone con disabilità, spesso definite, con annessa pacca sulla spalla, come “diversamente abili”»

Sentenze sul sostegno valide anche per gli anni successivi?

«È certamente corretto – scrive Francesco Marcellino – ostinarsi verso la rivendicazione di un servizio scolastico di qualità e sulla fornitura – sulla base delle “effettive esigenze rilevate” – dei servizi di assistenza e sostegno di cui abbisognano gli alunni. Ma questo non si ottiene puntando sull’obiettivo che una Sentenza, in tema di sostegno, a beneficio di un alunno con disabilità grave, possa durare per tutta la vita scolastica dell’alunno stesso»

Sanità: le strade divergenti dell’OMS e dell’Italia

Mentre infatti l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di allargare i sistemi sanitari universali, considerati la migliore risposta ai diritti delle persone e alle esigenze di sostenibilità del welfare, nel nostro Paese molti segnali fanno pensare che si intende aprire la strada a un diritto alla salute e alle cure assai “meno universale”

Temi su cui la volontà della donna viene prima di tutto

«In tema di aborto terapeutico – secondo Simona Lancioni e le Associazioni che hanno sottoscritto il suo testo – non è per niente bella l’immagine che scaturisce della donna, dal recente documento intitolato “L’approccio bioetico alle persone con disabilità”, prodotto dal Comitato Nazionale di Bioetica della Repubblica di San Marino». Prosegue, con il presente contributo, il lungo dibattito aperto dal nostro giornale su questi delicati temi

Vorremmo essere semplicemente famiglie senza aggettivi

«Le famiglie con disabilità – scrive Marina Cometto, riferendosi a chi vive con un figlio o una figlia che non potrà mai avere una vita autonoma – le conoscono ben pochi e nessuno ne riconosce e ne difende i diritti di esseri umani e cittadini responsabili». E aggiunge: «Forse per molti siamo diventati degli “alieni”, ma noi siamo come tutti e vorremmo sentirci uomini, donne, madre e padri. Semplicemente famiglie senza aggettivi»

Prevalga il rispetto dei diritti e dei bisogni umani

«La scelta dell’inclusione scolastica – scrive Salvatore Nocera, riflettendo sulla testimonianza da noi pubblicata qualche giorno, riguardante un ragazzo con sindrome di Down, iscritto in una scuola “speciale” – è oggettivamente considerata come una conquista civile in tutto il mondo». E auspica che i rapporti tra Amministrazioni e Famiglie siano sempre improntati al rispetto dei diritti e dei bisogni umani

Mia moglie e i miei figli, che mi danno la vita

«Ho scelto di combattere la SLA – scrive Riccardo Cerantola – una delle malattie più terribili che possano colpire l’uomo, perché la carica di essere padre e marito supera la paurosa vita da affrontare e la semplicità dell’amore dei miei figli può abbattere qualsiasi barriera». Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo questa preziosa testimonianza di vita

Noi, che abbiamo rinunciato al “progetto”

«Un cambiamento importante viaggia spesso con una fatica, una sofferenza, un dolore. E quando non è dolore, è riflessione e pensiero su quello che si lascia e perché»: comincia così la sensibile e profonda testimonianza – destinata a far discutere – del padre di un ragazzo con sindrome di Down, che dopo quattro anni in una scuola “normale”, è stato iscritto in una scuola “speciale”. Ed è il racconto di un “fallimento” che non può non far riflettere

L’autostima e la dignità di Giovanni

«Come si sentirà Giovanni – scrive Stefania Stellino, commentando la vicenda di quella scuola in Campania, dove alcune famiglie hanno fatto cambiare istituto ai figli, per la presenza in classe di un bimbo con autismo – la cui unica colpa è quella di essere un bambino con dei comportamenti, un livello di socializzazione e un linguaggio non adeguati alla sua età, ma che comunque è un bambino con dei sentimenti?»

Storia di un farmaco e di una commedia (mica tanto) buffa

C’è un vero e proprio farmaco salvavita per persone affette da una Malattia Rara (la miastenia grave), che compare e scompare dal commercio, costringendo spesso tante persone malate a fare chilometri e chilometri per acquistarlo. Ora, forse, sta per riapparire, ma, scrive Rosa Mauro, «è ora di porre fine a questa “commedia buffa”, ma mica tanto, sulla pelle di persone la cui unica colpa è quella di avere una Malattia Rara»

“Nulla su di Noi senza di Noi”… e le nostre famiglie

«È indubbio – scrive Giorgio Genta, precisando ulteriormente un suo precedente intervento, cui aveva risposto Salvatore Nocera – che lo sforzo di emancipazione delle persone con disabilità da una realtà strettamente familiare abbia portato a una ventata di libertà, ad autodeterminazione e a diritti conquistati sul campo. Permane tuttavia ancora da raggiungere un’eguale affermazione per le persone con disabilità che vivono in famiglia»

Riso e rispetto vadano a braccetto

«Sin dove spingersi – scrive Malafarina, a sua volta persona con disabilità – nello scherzare con, oppure “su”, una persona con disabilità? Chi stuzzica deve intuire fin dove arrivare e chi ne è bersaglio deve essere dotato di un po’ di flessibilità. Il tutto sulla base del rispetto reciproco. Questione di comprensione, un bisogno comune»

Nessuno tutela i diritti delle persone con disabilità?

Rispondendo a una riflessione di Giorgio Genta, da noi pubblicata in questi giorni, con il significativo titolo di “Chi rappresenta la famiglia con disabilità?”, Salvatore Nocera scrive tra l’altro: «Non possiamo dire che oggi si stia come prima di cinquant’anni fa, e tuttavia dobbiamo migliorare l’attuazione dei diritti acquisiti, diffondendone la conoscenza nella società, per farli diventare un dovere normale e non una concessione eccezionale»

Imparare di più da “vecchie signore” come Aosta

Da Roma, la città dove vive, di cui aveva parlato con grande amore, ma al tempo stesso con l’amarezza di chi deve affrontare ogni giorni tanti problemi, si “trasferisce” ad Aosta, Rosa Mauro, donna diventata gravemente ipovedente in età già adulta, insieme al figlio, persona con disabilità intellettiva. Ed è un viaggio assai piacevole, in una città che assomiglia a una “vecchia signora”, con la sua armonica bellezza, fatta di cura e di attenzione

Chi rappresenta le famiglie con disabilità?

«Eppure – scrive Giorgio Genta – si parla di un patrimonio comune di tutta la società, che non genera costi, ma produce parecchio reddito!». E invece, conclude esprimendo un concetto destinato a far discutere, «le famiglie con disabilità hanno solo la parvenza di tutela offerta loro dalla Convenzione ONU dei Diritti delle Persone con Disabilità, Legge (guarda caso ampiamente non applicata) dello Stato Italiano. Ed è un po’ troppo poco»

Ma ha sempre senso discutere delle protesi sportive?

«Certo – scrive Claudio Arrigoni, riflettendo sugli strabilianti risultati ottenuti da Oliveira, velocista brasiliano con disabilità – occorrono regole più precise di quelle attuali, in un mondo che sta già testando nuove protesi più potenti del piede umano, ma di fronte al sorriso del piccolo Rio Woolf, bimbo anch’egli con una protesi di cui va fiero, ha sempre senso continuare a discutere di lunghezze e di materiali?»