Opinioni

Una società dove prevale la “cultura del rifiuto”

Corrado Delfini, "Il rifiuto", 2010, tecnica mista

«A una società globalizzata che vive della “cultura del rifiuto” – scrive il neonatologo Carlo Bellieni, portando un ulteriore prezioso contributo al nostro dibattito su bioetica, disabilità, aborto e discriminazione – vorrei vedere opposta una società della solidarietà, che valorizzasse la persona malata, che accompagnasse la donna e che mettesse il malato e il bisognoso al primo posto nelle sue leggi finanziarie»

Oltre i normali limiti di età

Oltre i normali limiti di età

«Condivido – scrive Giorgio Genta – l’idea che la scuola primaria e secondaria per gli studenti con disabilità non debba essere un comodo (per le altre Istituzioni) “parcheggio”, in carenza di altre opportunità di integrazione e inclusione e condivido il pensiero che la scuola ideale sia quella “tra i pari età”. Con le debite eccezioni, però, prima fra tutte la causa di vera forza maggiore, traducibile in “non è stato proprio possibile fare diversamente”»

Ecco perché potrebbe essere utile quel precedente

Ecco perché potrebbe essere utile quel precedente

La punibilità di un disservizio non correttamente segnalato da Trenitalia – recentemente decretata dal Giudice di Pace di Roma – presenta significativi risvolti anche per le persone con disabilità, rispetto alle quali una tempestiva comunicazione sullo stato di svolgimento del servizio è decisamente cruciale. E se il ritardo di un treno venisse segnalato, ma in formato non accessibile a tutti?

Diritti negati come frecce in più e San Sebastiano crollò!

Un'immagine successiva al crollo della cappelletta votiva dedicata a San Sebastiano dall'omonimo ponte di Loano (Savona)

Che ci sia un “alto valore simbolico” nel crollo di quella cappelletta votiva dedicata a San Sebastiano, dall’omonimo ponte di Loano (Savona), che Giorgio Genta aveva scelto per un video, come esempio dell’«erto cammino che porta dall’integrazione scolastica alla piena inclusione sociale delle persone con disabilità»? Che ogni diritto negato sia stato come una “freccia in più”, per il Santo protettore?

Il caso di Jessica: un doveroso ripensamento

Il caso di Jessica: un doveroso ripensamento

Si configura come un caso di forza maggiore, secondo Salvatore Nocera, quello di Jessica Cardamuro, la giovane maggiorenne con disabilità cui è stata respinta la domanda di frequenza a una scuola superiore, perché ultradiciottenne, dal momento che a causa di gravi problemi di salute, non aveva potuto accedere prima dei 9 anni alla scuola primaria. L’Amministrazione Scolastica, quindi, dovrebbe eccezionalmente derogare alle norme vigenti

Caro Berlusconi, perché non trascorrere un anno con noi?

«Le assicuro – scrive Franco Bomprezzi nella sua lettera aperta rivolta a Silvio Berlusconi – che la mia proposta di trascorrere un anno di affidamento ai servizi sociali con le associazioni di persone con disabilità e le loro famiglie è priva di qualsiasi intento ironico. Penso solo che questo potrebbe farle scoprire un mondo di persone impegnate ogni giorno a far quadrare il bilancio familiare e a garantire la qualità della vita, la libertà, l’indipendenza e la felicità dei propri cari»

Aborto terapeutico: la responsabilità di ognuno di noi

«Se davvero la società vuole inserirsi nel dilemma “è giusto abortire un feto disabile?” – scrive Lelio Bizzarri -, è bene che lo faccia non con anatemi o dichiarazioni di principio che sanciscano la bontà o meno di scelte di cui altri si fanno carico, ma adoperandosi per rendere meno gravose le scelte che i singoli intenderanno fare». Un nuovo contributo che arricchisce ulteriormente il dibattito aperto dal nostro giornale su questi delicati temi

Chiodi, veli pietosi e “miracoli al contrario”

«La prima sensazione, di fronte al modo con cui vengono date certe notizie – scrive Franco Bomprezzi -, è che anni di onorate battaglie per cercare di favorire una comunicazione normale e corretta sulla disabilità finiscano nella spazzatura al primo caso di cronaca». Poi, fortunatamente, tra persone «inchiodate su una sedia a rotelle» e «disabili miracolati da Satana», qualcuno sa anche rapidamente emendarsi

Annusate, toccate, ascoltate: Roma è pronta a parlarvi!

Ha certamente “lasciato il segno”, a giudicare dai commenti dei nostri Lettori, la riflessione da noi pubblicata qualche giorno fa, con il titolo “Tornare a vedere il mondo”, scritta da Rosa Mauro, una donna diventata gravemente ipovedente, in età già adulta, che raccontava con quale metodo sia tornata a “immaginare il mondo”. E in una grande città come Roma, quali sono le sensazioni?

Notizie di sterilizzazione forzata: un pugno allo stomaco

Infatti, è proprio come un «pugno allo stomaco», secondo Lelio Bizzarri, quanto da noi riferito nei giorni scorsi, rispetto all’Australia, dove una Commissione del Senato ha confermato che la sterilizzazione forzata di donne e ragazze con disabilità «non è vietata». «Ma se l’intento fosse davvero di proteggere quelle persone da abusi e malattie – scrive Bizzarri -, non sarebbe certo la sterilizzazione uno strumento idoneo»

Salute mentale: combattere quella controriforma in atto

«Anni di politiche dissennate di tagli e impoverimento dei servizi – scrive Girolamo Digilio, presidente dell’UNASAM (Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale) – hanno devastato e devastano un sistema di tutela della salute mentale che, pure, aveva raggiunto traguardi eccellenti e prodotto esperienze altamente positive. È contro questa perversa e sotterranea controriforma che bisogna impegnarsi»

Il calcio che vorrei, più povero e più pulito

È giusto dare spazio, talora, anche ai “sogni” o meglio a quei desideri che vanno in totale controtendenza, rispetto a quanto accade nella realtà, di avere un calcio – lo sport più popolare e diffuso del mondo – ove “girino meno soldi”, ma che sia più trasparente, onesto e senza violenza negli stadi e fuori. Ed è ancor più giusto per chi, come il nostro giornale, deve sempre ricordare che una pensione di invalidità ammonta a 275 euro al mese…

Un crimine contro tutte le donne con disabilità

Tale viene considerata, dal Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), la sterilizzazione forzata, pratica ancora sin troppo diffusa nel mondo e della quale si è tornato a parlare in queste settimane, dopo che in Australia una Commissione del Senato ha confermato che essa «non sarà vietata»

“Falsi invalidi”: l’informazione che diventa “pornografia”

Come giudicare altrimenti, infatti, un’informazione che continua a chiamare “falsi invalidi” dei truffatori, rendendo addirittura quelle parole “l’icona dello spreco e della truffa” e presentando ogni volta i dati come “nuovi”, senza considerarne l’evoluzione storica, come si fa appunto nella pornografia? «E la mancanza di storia – scrive Andrea Pancaldi – è il furto più dannoso perpetrato sulla pelle delle persone con disabilità e a danno della cultura della disabilità»

All’Arena, libero di comportarmi come gli altri

«In quell’emozionante serata all’Arena di Verona – scrive Simone Fanti – per la rappresentazione della “Traviata” di Verdi, ho vissuto un momento di vera inclusione, libero di comportarmi come gli altri, senza che barriere di qualche sorta ti limitino, turista tra i turisti, molti dei quali persone con disabilità, quasi tutte straniere»

Qualche utile chiarimento su quel contributo unificato

«Se si vogliono davvero aiutare quei genitori – scrive Alessandra Corradi – che non sono in grado di affrontare le spese di un ricorso per ottenere le giuste ore di sostegno, è opportuno dare molte altre informazioni, e anche più precise, rispetto a quanto scritto in quell’Interpellanza Parlamentare riguardante il cosiddetto “contributo unificato” di 650 euro, richiesto alle famiglie stesse. Ed è anche bene parlare dei ricorsi collettivi»

Lo spread della semplicità

«C’è uno spread crescente – scrive Franco Bomprezzi – tra la nostra sciatteria, il nostro arretramento culturale, persino nelle relazioni umane, e quanto ho potuto constatare in Francia, un Paese che ci assomiglia, e che non è certo l’esempio rigoroso tipico del Nord Europa». Un racconto di viaggio, all’insegna della semplicità e della normalità dell’accoglienza

Un anno dopo Londra 2012

«Ma davvero – si chiede Claudio Arrigoni – lo sport praticato da atleti con ogni tipo di disabilità può far cambiare il modo di vedere ciò che ci circonda, l’uomo e l’universo nella sua interezza?». Un’ampia riflessione che arriva a un anno esatto dall’apertura di quelli che sono stati considerati i più belli, partecipati e significativi Giochi Paralimpici di sempre

“Normalità” è la parola chiave

«Ai nostri ragazzi con disabilità – scrive Giuseppe Felaco – non pesano tanto le problematiche della disabilità in sé, quanto le difficoltà che incontrano nell’habitat in cui vivono e nella costruzione dei rapporti con gli altri. Realizzare quindi un habitat di normalità nell’ambiente in cui si vive e costruire i rapporti interpersonali sono i due punti fermi sui quali lavorare, magari iniziando dal vicino di casa, nel proprio condominio»

Quel brutto mondo sommerso, che non fa mai notizia

Un mondo fatto di dignità calpestata e di assistenti domiciliari noncuranti – la cui imperizia può causare gravissime conseguenze fisiche a una persona con disabilità -, un mondo in cui una burocrazia odiosa può rallentare o addirittura impedire gli interventi dei vari assistenti sociali, «un mondo però – scrive Alberto Coppini – nel quale se non si soccombe, si diventa più forti e combattivi di prima, uscendo allo scoperto»