Opinioni

Perché la specializzazione nel sostegno non basta più

Perché la specializzazione nel sostegno non basta più

«C’è il rischio – scrive Carlo Hanau – che migliaia di educatori, ovvero coloro che nei prossimi decenni si prenderanno cura delle persone con disabilità, perdano una reale occasione di formazione permanente. È pertanto urgente un’azione di indirizzo da parte del Consiglio Universitario Nazionale sui vari Dipartimenti e Facoltà coinvolti, affinché si privilegino gli insegnamenti più aderenti alle esigenze professionali degli educatori e più adeguati alle necessità di una società inclusiva per le persone con grave disabilità mentale»

Una grave perdita per l’Aviazione Civile e per il mondo della disabilità

Giuseppe Daniele Carrabba

«Il 19 novembre – scrivono dall’Associazione ANGLAT – è scomparso prematuramente l’ingegnere Giuseppe Daniele Carrabba, direttore centrale della Regolazione Aerea di ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), grave perdita sia per il mondo dell’Aviazione Civile che per quello della disabilità, alla luce del suo lungo e incisivo lavoro a favore di un cambiamento culturale riguardante l’approccio nei confronti dei passeggeri a ridotta mobilità»

Come relazionarsi di fronte a una persona con disabilità?

Come relazionarsi di fronte a una persona con disabilità?

«Esiste la disabilità come fatto che una persona è costretta a vivere, con il proprio corpo o la propria psiche obbligati a ciò; esiste altresì un contesto disabilizzante che rende l’individuo incapace di rendersi autonomo anche nel vivere sfere così intime della propria persona, come l’affettività e la sessualità»: lo scrive Tonino Urgesi, la cui riflessione parte da una delle domande che più spesso càpita di sentirsi porre: «Come ci si relaziona con la persona con disabilità?»

E adesso? Adesso ci arrabbiamo!

E adesso? Adesso ci arrabbiamo!

«Tutte le attese rimangono tali – scrive Lia Fabbri, presidente dell’ANIEP -: in àmbito di inclusione lavorativa delle persone con disabilità, cardine imprescindibile per la loro indipendenza, le norme rimangono ancora lettera morta. Permangono problematiche, anzi peggiorano, le situazioni in molte scuole, le differenze regionali in materia socio-sanitaria, le ambiguità del “Dopo di Noi”, il dramma della Non Autosufficienza, le lacune normative sui caregiver e così via. E non un cenno su di noi per quel che trapela dalla Manovra di Bilancio per il 2019…»

Come rispondere ai bisogni educativi di tutti gli alunni

Come rispondere ai bisogni educativi di tutti gli alunni

«Fino a quando non verranno ben delineati una nuova normativa sul Piano Educativo Individualizzato Differenziato e la figura del referente per l’inclusione, la comunità educante – scrive l’insegnante specializzato Giovanni Maffullo, prendendo in esame alcuni elementi di criticità che affliggono in particolare la scuola secondaria di secondo grado – non sentirà la responsabilità di rispondere alle effettive esigenze che emergeranno dall’area dei Bisogni Educativi Speciali, alunni con disabilità in primis»

Tutto quel che si deve fare, per una reale e concreta Vita Indipendente

«Chiediamo – scrivono tra l’altro da ENIL Italia (European Network on Independent Living) – di superare, dopo cinquant’anni di applicazione nel mondo occidentale e dopo quasi un trentennio in Italia, l’attuale fase di “sperimentazione” e di passare all’esigibilità del diritto di tutte le persone con disabilità che lo scelgono, di poter liberamente assumere assistenti personali autonomamente gestiti, con un modello di progetto personalizzato e autorganizzato mediante l’istituzione di un apposito e adeguato fondo governativo»

Storia di un amore ritrovato… dopo l’ultimo respiro

«Quell’incidente durante un’immersione di tre anni fa – racconta Emanuele Ciancio – mi ha cambiato la vita. Fu come la fine di un grande amore, quello per la subacquea, durato trent’anni. Poi dieci mesi di ospedale, il ritorno a casa e un giorno qualcosa che cambia, grazie all’incontro casuale con l’organizzazione DDI Italy, fino a “ritrovare l’amore” e il mondo della subacquea, ma questa volta con uno scopo diverso: far conoscere a chi era meno fortunato di me la gioia, la bellezza di respirare sott’acqua…»

Caro Grillo, si veda il film “Temple Grandin. Una donna straordinaria”

«Caro Beppe Grillo – scrive Alessandra Corradi – se davvero ha a cuore il suo Paese – che è anche il nostro – faccia un regalo a noi cittadini: si veda il film “Temple Grandin. Una donna straordinaria”. Lo guardi, ci faccia questa cortesia. E poi aspettiamo un suo post in merito. Se infatti lei, che dovrebbe essere una persona intelligente, dopo questo film capirà come e perché non possiamo accettare, nel 2018, le sue parole né le sue argomentazioni sull’autismo, beh, che grande conquista avremmo fatto!»

La preparazione al sostegno non è “gavetta”!

«A un docente che con onestà rinuncia al proprio incarico, sentendosi impreparato di fronte a un’alunna con grave autismo, il dirigente scolastico – scrive Sonia Zen – non può dire “chi sceglie di fare l’insegnante, sa fin da subito che la gavetta prevede pure questi passaggi”! Infatti, non deve certo essere uno studente con autismo a fare da “cavia” a chi non ha alcuna preparazione. L’auspicio, invece, è che vi sia la dovuta attenzione nell’assegnare personale con un’adeguata preparazione, perché solo così si contribuirà a una didattica mirata e a una qualità migliore della scuola di tutti»

Tutto cambia, ma la cultura dell’inclusione rischia di regredire

«Preoccuparsi del futuro lavorativo dei figli “socialmente deboli” – scrive Marino Bottà – dovrebbe essere una preoccupazione sociale e non solo familiare, ma purtroppo non è così e il protrarsi di questa situazione ci porterà verso una regressione della cultura dell’inclusione, con l’inevitabile riproposizione di soluzioni emarginanti. Anche perché non conoscere il passato o averlo dimenticato non ci aiuta nel percorso di sviluppo della cultura dell’inclusione sociale. Spetta dunque a ognuno di noi, dalle proprie periferie geografiche e sociali, farsi carico di un indispensabile cambiamento»

Una vacanza a Vienna, a tempo di valzer

«Progettate il viaggio – scrive Rosa Mauro, raccontando la sua vacanza a Vienna – in modo tale da essere sicuri di un’accessibilità buona e adatta a voi come alloggio, informatevi delle cose interessanti in città e della loro accessibilità e abbiate comunque un pizzico di mente aperta. Vienna è una “vecchia signora”, proprio come la mia Roma, ma si è resa accessibile e “friendly” nei miei confronti: le strade e i marciapiedi sono ampi e agibili, l’asfalto tenuto bene, le macchine stanno lontane dagli scivoli. I musei sono dotati di audioguide e accessibili a chi si muove con le quattro ruote»

Io sto con Elio, perché qui si parla di diritti umani!

«Una tendenza diffusa sui social – scrive Simonetta Morelli -, e ritrovata tra i commenti alla lettera con cui Stefano Belisari, in arte Elio, ha replicato duramente alle parole pronunciate da Beppe Grillo sull’autismo, è quella di ridicolizzare e ridurre a fissazione la questione della correttezza del linguaggio. Come se non stessimo parlando di diritti umani! Io sto con Elio l’artista e con papà Stefano, con la sua famiglia e la loro solitudine, in attesa che una luce deflagri nella testa di chi ha la responsabilità di un ruolo pubblico e ci liberi da velenose vanità e inutili insulsaggini»

Non sempre basta la buona accoglienza del personale

«Ottima l’accoglienza alla “Triennale” di Milano – scrive Antonio Giuseppe Malafarina, raccontando di una sua visita in occasione della mostra dedicata all’architetto e progettista Achille Castiglioni – e tuttavia il bravo personale non basta. Infatti, senza un approccio universale all’allestimento di una mostra, alcuni ne restano tagliati fuori, non solo disabili che non pagano il biglietto. E purtroppo la “Triennale” non è l’eccezione, è la regola. Le mostre accessibili sono rarità. Peccato, siamo un Paese che ha bisogno di cultura»

Una storia, tra tante, di “ordinario” abbandono

«Claudio è destinato ad una vita complessa e densa di sofferenza e tuttavia sa ancora sorridere. La sua famiglia e sua sorella, soprattutto, hanno diritto a momenti di serenità e devono poter credere in una società attenta alla disabilità e alle Istituzioni che devono essere qualificate, efficaci e rispettose dei più deboli»: l’Associazione Autismo Abruzzo racconta la storia di “ordinario” abbandono e di “dimenticanza” da parte di chi “dovrebbe ma non fa”, riguardante un bimbo con grave disabilità, la madre e la sorella. Una storia, purtroppo, sin troppo simile a tante altre

Dalla Fondazione Sacra Famiglia, in replica a un nostro editoriale

Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo da Don Mario Bove, presidente della Fondazione Sacra Famiglia, la seguente replica al nostro editoriale intitolato “Sta vincendo la cultura dei luoghi speciali”, testo, quest’ultimo, riguardante il nuovo spot istituzionale della Fondazione stessa, che andrà in onda in questi giorni sulle reti Mediaset

L’insulto della disabilità: uno “spettacolo” che si ripete da secoli

«Lo scenario – scrive Giovanni Merlo – è sempre quello: il più forte e il più bravo a conquistare l’attenzione della folla indica una persona “diversa”, come modello di inferiorità (“lo scemo del villaggio”). E la folla applaude, ride, si diverte. È uno “spettacolo” che si ripete da secoli e ancora oggi accade nelle piazze, nelle scuole, nei parcheggi, nei ristoranti. L’insulto che viene usato per colpire l’avversario sotto la cintura: per togliergli lo status di cittadino, di persona. Perché è questo che Grillo ha detto: le vostre parole sono come quelle degli autistici, non valgono nulla»

Autismo: noi ci siamo, siamo tanti e siamo più forti di prima!

«Alle persone con autismo e alle loro famiglie – scrivono dalla Lombardia i rappresentanti del Comitato Uniti per l’Autismo – non servono le polemiche infuocate di questi giorni, bensì rispetto, diritti, servizi e prospettive per futuro. Non perdoneremo il cattivo giullare Grillo, anche se ci ha fatto aprire gli occhi, ma dimostreremo che, oltre la frammentazioni e divisioni, noi ci siamo, siamo tanti, siamo più forti di prima!». Il Comitato stesso ha anche lanciato nel web la petizione denominata “Le persone con autismo non hanno bisogno di insulti e polemiche ma dell’attuazione di diritti”

La fascinazione delle scuole e degli istituti speciali

«Di fronte ai disservizi vissuti dagli alunni con disabilità – scrive Salvatore Nocera – può arrivare il “canto delle sirene” delle scuole speciali, che convincono le famiglie ad iscrivere i figli presso tali istituzioni emarginanti, Per contrastare questa deriva, oltre che a una mobilitazione culturale basata sulle tante buone prassi di inclusione realizzate in Italia, occorre porre subito rimedio alle disfunzioni lamentate. In caso contrario, c’è il rischio che il marketing delle scuole e degli istituti speciali possa gravemente danneggiare quanto di positivo abbiamo finora realizzato»

Piena solidarietà a chi deve “dimostrare” la propria disabilità visiva

«Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Paula Morandi, per quanto sta subendo a causa di questa ignobile condanna. E rinnoviamo la nostra solidarietà anche verso le molte persone che, come Paula, si sono trovate a dover “dimostrare” la loro disabilità visiva»: così Assia Andrao, presidente di Retina Italia, commenta la vicenda di Paula Morandi Treu, persona con accertata e grave disabilità visiva, condannata, a quanto pare, per “normalità”, come da noi segnalato nei giorni scorsi e alla quale va anche il pieno appoggio di Giulio Nardone, presidente dell’ADV (Associazione Disabili Visivi)

Cyberbullismo e autismo: continuare a lavorare nelle scuole

«Purtroppo non ci sorprende – scrive Davide Del Duca – la vicenda di cyberbullismo ai danni di un ragazzo autistico di un Istituto Superiore di Udine, emersa nelle scorse settimane alla cronaca. Le persone con autismo, infatti, e in particolare quelle cosiddette “ad alto funzionamento”, sono vittime potenziali perfette di atti di bullismo, Bisogna dunque continuare a lavorare nelle scuole, per diffondere una cultura di inclusione e soprattutto per costruire attorno al compagno autistico una rete solidale di pari, che possa attivarsi di fronte a un eventuale atto di bullismo»