Opinioni

Quel pomeriggio di un giorno con il cane

Renato Sá Freire Nogueira,, "Empatia", 2015 (©Artmajeur)

«Bisogna porre attenzione a quei progetti – scrive Agostino Squeglia, riferendosi a un recente episodio di discriminazione avvenuto in un cinema – che producono immediatamente cultura del cambiamento, affinché nel prossimo futuro si consideri assolutamente normale che un essere umano con disabilità, alla pari di tutti gli altri, un pomeriggio decida di andare autonomamente con il proprio cane guida al cinema o a teatro o ad un festival, trovando non solo persone di un “villaggio” accogliente, ma anche i necessari ausili per poterne fruire

Decreto Inclusione: perché quest’anno si deve fare (molto) di più

Decreto Inclusione: perché quest’anno si deve fare (molto) di più

«Senza l’applicazione degli indifferibili principi “inclusivi” contenuti nel Decreto Legislativo 66/17 sull’inclusione scolastica – scrive Gianluca Rapisarda -, Decreto emanato ormai sei anni e mezzo fa, difficilmente quella norma riuscirà a farà transitare la scuola italiana dalla vecchia dimensione integrativa alla nuova cultura dell’inclusione per tutti. Spero tanto di sbagliarmi e che la “luce” di questo nuovo anno porti agli alunni e alle alunne con disabilità del nostro Paese il “regalo” di una scuola diversa e veramente inclusiva»

Il sostegno e la cristallizzazione delle consuetudini che si autoalimentano

Un bimbo con disabilità relegato da solo in una stanzetta della scuola

«Tutti sembrano essersi dimenticati, o non l’hanno mai saputo – scrive Orlando Quaglierini -, che l’insegnante specializzato – impropriamente chiamato “di sostegno” – non doveva essere l’insegnante dell’alunno/studente con disabilità, ma doveva rappresentare “una” delle forme di sostegno alla classe. Si è così cristallizzata una consuetudine che autoalimentandosi crea un circolo vizioso e consolida la pratica della “delega”, aumentando la discrepanza fra mezzi e fini. Ma per colmare quella discrepanza, è necessario che i “mezzi” tornino ad avere un’anima… per questo, però, bisogna crederci»

La psiche ha paura, anche se tu sei la roccia che tutti pensano che sia

Statue del Sacro Bosco di Bomarzo (Viterbo)

Natale è passato, ma il presente testo, pubblicato il 24 dicembre da “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “La verità del Natale”, è tutt’altro che datato. Il nostro direttore responsabile Antonio Giuseppe Malafarina vi racconta il suo “avventuroso” mese di dicembre e ben volentieri ne mettiamo a parte i Lettori e le Lettrici di «Superando.it»

Genitori affidatari di bambini e bambine con bisogni speciali

Genitori affidatari di bambini e bambine con bisogni speciali

«Si parla di accoglienza di bambini con bisogni speciali – scrive Lelio Bizzarri – in “Non vi ho chiesto di chiamarmi mamma – Cronaca di un affido sine die” di Karin Falconi, libro che entra con uno stile diretto, ironico e tutt’altro che retorico in tante questioni legate alle dinamiche connaturate all’affido familiare. Utile per chi sta accarezzando l’idea di candidarsi o per chi lo ha già fatto, ma anche per gli operatori interessati al tema, così come per persone con disabilità e caregiver, o per chi semplicemente ha il desiderio di “pensare” le dinamiche familiari»

Quegli inderogabili doveri di solidarietà

«Davanti alle inevitabili diseguaglianze nell’esercizio dei diritti fondamentali riconosciuti ad ogni persona – scrive Salvatore Cimmino -, la Repubblica e i suoi cittadini si vincolano ad adempiere ai loro doveri di solidarietà civile, sociale ed economica. È questa la chiave di volta per superare lo stato di diseguaglianza di chi nasce o vive in condizioni di soggezione personale, sociale ed economica: siamo tutti vincolati, al fine di trasformare le fragilità in forza, per contribuire in maniera solidale al superamento delle difficoltà di chi ha bisogno»

Perché considero Franco Bomprezzi un Maestro e ne avverto la mancanza

«Mi sono chiesta – scrive Simona Lancioni, parlando di Franco Bomprezzi, che fu per anni direttore responsabile del nostro giornale – il motivo per cui io, ma non solo io, considero Franco come un Maestro. Cosa ha fatto, e fa tuttora, la differenza rispetto ad altri? Credo sia perché in una società che ci spinge alla competizione, e dunque a creare relazioni basate sul potere anche attraverso l’uso del linguaggio, e in generale del sapere, Franco ha sempre utilizzato il linguaggio e il sapere come un codice di parità»

Quando svaniscono tutti i dualismi tra “noi” e “loro”

«Pensando al Natale – scrive Angelo Fasani -, quale potrebbe essere l’immagine più appropriata se non quella che la vita di Gesù Nazareno esprime? Egli ha mostrato infatti al mondo quale grandezza può raggiungere l’umanità nascosta in tutti noi. Di fronte a questo fatto, tutti i dualismi “noi-loro”, compreso quello tra persone con e senza disabilità, evidenziato nel libro “A Sua immagine? Figli di Dio con disabilità” e nei dibattiti che ne sono seguiti, svaniscono alla luce del potenziale di umanità che gli esseri umani possono esprimere al di là di ogni genere di differenze»

Arrivare all’esigibilità concreta del diritto a vivere in modo indipendente

«Il nostro obiettivo – scrive tra l’altro Germano Tosi, presidente di ENIL Italia (European Network on Independent Living) – è quello di riuscire ad arrivare finalmente all’esigibilità concreta del diritto a vivere in modo indipendente tramite l’assistenza personale che, nelle sue varie formule, dev’essere in grado di fornire la necessaria copertura di tutte le spese relative per garantire una vita dignitosa, sia alle persone che lavorano e sia alle persone con disabilità che liberamente scelgono di essere gli unici protagonisti e decisori su ogni scelta quotidiana della propria vita»

Nessun grado di separazione

«Non sono favorevole alle esperienze espressamente dedicate alle persone con disabilità – scrive tra l’altro Orlando Quaglierini – : le persone con disabilità che vanno al mare fra di loro, in discoteca fra di loro, a mangiare la pizza fra di loro, a fare le gite fra di loro… è come se passassero a pagare a una cassa di ipermercato espressamente costruita per loro. Certo, accedono all’ipermercato, alla spiaggia, alla discoteca, alla pizzeria, ma non condividendo a pieno gli ambienti di vita con il resto del mondo, rimangono corpi estranei al tessuto sociale nel suo complesso»

“Nulla su di Noi senza di Noi” e i “Livelli Essenziali della Politica”

«Chi si occupa di disabilità – scrive Simona Lancioni – ha familiarità con l’espressione Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Per analogia, e con un po’ di spirito critico, viene da chiedersi se in materia di disabilità esistano anche dei “Livelli Essenziali della Politica” (“LEP”), ovvero dei princìpi e delle prassi a cui è necessario attenersi nella definizione delle politiche sul tema in questione, e la cui violazione verrebbe comunemente percepita come manifestamente iniqua e ingiusta dalle persone con disabilità»

Servono quanto prima gli atti applicativi del Decreto sull’inclusione

«È interessante – scrive Salvatore Nocera – la proposta avanzata da Gianluca Rapisarda, secondo cui la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità dovrebbe diventare il “manifesto” della scuola italiana contro i pregiudizi e per i diritti umani. Ne aggiungo un’altra, rivolta anch’essa alla Federazione FISH, per un’intesa con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, facendo sì che esso produca gli atti applicativi del Decreto 66/17 sull’inclusione, fermi dal 2017, se è vero che proprio quel Decreto è stato il primo che ha recepito per la scuola i princìpi della Convenzione ONU»

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito faccia propria la Convenzione ONU

«Da dirigente scolastico non vedente – scrive Gianluca Rapisarda -, reputo assolutamente imprescindibile e necessario divulgare la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità tra le studentesse e gli studenti italiani. Per questo propongo alla Federazione FISH di sottoscrivere un protocollo con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, per far sì che la Convenzione ONU diventi il “manifesto” stesso della scuola italiana contro ogni pregiudizio e per i diritti umani, portando a un evento apposito e “dedicato”, da tenersi il 13 dicembre di ogni anno»

Che cosa vuol dire “tutti”?

«Ritengo essenziale – scrive tra l’altro Marta Ester Quaglierini – che ciascuno sia messo “nella condizione di…”, attraverso il pieno rispetto dei suoi bisogni; e che si operi affinché quel “a ciascuno secondo i suoi bisogni” non si traduca comunque in isolamento e mortificazione. E credo che per cambiare il mondo si debba imparare a tenere ben distinto l’“Essere” dal “Dover Essere”»

Tre abilità sociali potranno fare la differenza per i lavoratori con disabilità

“Problem solving”, ossia la capacità di affrontare e risolvere situazioni complesse, “empowerment”, ovvero il sapere assumere il controllo delle proprie vite e “lateral thinking”, che incoraggia a pensare in modo innovativo: «Sono “abilità sociali” da considerare – scrive Giuseppe Di Grande -, che potranno fare la differenza per le persone con disabilità e assumere una centralità significativa nella loro vita lavorativa, rappresentando una forma di “capitale sociale” le cui potenzialità potranno essere pienamente apprezzate, se riconosciute e valorizzate adeguatamente»

Storie di leggi, di centri diurni e di… delfini

Dal rapporto fra le leggi e i comportamenti individuali e collettivi da normare, che genera tre diverse categorie di comportamenti, ai passi indietro sulla strada dell’inclusione provocati da certi centri diurni rivolti a persone con disabilità. E anche un centro di aggregazione da prendere ad esempio, dove mancano solo dei “delfini umani”, che affianchino le stesse persone con disabilità: le tante riflessioni di Orlando Quaglierini prendono le mosse questa volta da una celebrazione di Don Milani

Il “ballo” dei numeri della disabilità: Verba e scripta (…et numeri) volant

«Ma a chi giova e a cosa – scrive Andrea Pancaldi – “pompare” o “sgonfiare” i numeri delle persone con disabilità in Italia e quelli dei volontari? Alcuni esempi di dati apparsi recentemente, infatti, costringeranno anche a cambiare i proverbi, ossia non più “Verba volant, scripta manent” (“Le parole volano, gli scritti restano”), ma “Scripta volant, verba volant…”. E c’è anche un dato curioso che vede sparire dalla ribalta mediatica i cosiddetti “falsi invalidi” che da una trentina d’anni balzavano alle cronache come “untori” ad ogni scricchiolio del bilancio statale…»

Nuovo Osservatorio sulla Condizione delle Persone con Disabilità: e le donne?

«Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione – scrivono dal Gruppo Donne della Federazione FISH – riguardo alla mancanza di rappresentanza femminile nelle recenti nomine dei coordinatori dei cinque Gruppi di Lavoro dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità. Promuovere un ambiente realmente inclusivo sarà possibile solamente tenendo conto delle donne qualificate e competenti che parteciperanno ai lavori dei cinque Gruppi dell’Osservatorio, garantendo che le loro voci siano udite e rispettate nei processi decisionali»

Per costruire insieme il nostro futuro lavorativo

«Le persone con disabilità – scrive Marino Bottà – continuano ad essere un gruppo sociale particolarmente vulnerabile ed esposto a elevati livelli di marginalizzazione nel mondo del lavoro. Mettendo dunque insieme tutti i possibili interlocutori, bisogna costruire un servizio coerente con i bisogni del territorio di ciascuno, facendo uscire le persone dall’esclusione sociale attraverso azioni proattive. Ma spetta a tutti noi subire un ritorno al passato oppure costruirci il nostro futuro, difendendo i nostri diritti, esigendo rispetto e conquistando la nostra dignità di uomini»

Piena inclusione delle persone con disabilità: l’unica strada da percorrere

«In un quadro estremamente frammentato della nostra società – scrive Alessandro Manfredi -, l’orizzonte che la Regione Lombardia ha tracciato con la Legge Regionale 25/22 sulla Vita Indipendente si prefigge l’obiettivo di superare le condizioni di isolamento ed emarginazione delle persone con disabilità, favorire la loro partecipazione allo sviluppo sociale ed economico della propria comunità, e quindi attivare ruolo e responsabilità delle comunità nei processi di emancipazione delle stesse persone con disabilità»