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“HostAbility”, per superare il concetto di “categoria protetta”
«18 disoccupati con disabilità motorie e uditive di età compresa tra i 18 e i 35 anni, interessati a intraprendere e gestire un’ospitalità extra-alberghiera (appartamento turistico, bed&breakfast, casa vacanze), accogliendo turisti con le loro stesse caratteristiche nei propri appartamenti accessibili»: a loro si rivolge HostAbility, progetto che vuole facilitare l’inserimento lavorativo di persone con disabilità, creando il primo circuito di turismo accessibile organizzato a Roma e nel Lazio. Scopriamone di più, ricordando che si potranno inviare le domande di candidatura fino al 31 agosto
I nuovi emoji sulla disabilità
Il Consorzio Unicode – organizzazione non profit che si occupa dell’interscambio dei testi informatici tra lingue diverse – ha approvato l’ultimo elenco per il 2019 degli emoji, le “faccine” colorate che, per esprimere i toni e le emotività, si usano quotidianamente nelle comunicazioni attraverso sistemi operativi, applicazioni e piattaforme web. E tra di esse ve ne sono anche un gruppo dedicato a diverse forme di disabilità. «La via verso l’inclusione sociale e l’autonomia – scrive Simona Petaccia – è ancora impervia e anche questo tipo di comunicazione può aiutare ad agevolare il percorso»
Solo una comunicazione senza stereotipi può contrastare certe truffe in rete
«È indispensabile – scrive Simona Petaccia – la formazione di un pubblico informato sulla disabilità, in tutti gli àmbiti della vita sociale e può garantirla soltanto una comunicazione senza stereotipi che racconti le persone e non più le “categorie”. Ogni individuo è diverso dall’altro e anche le persone con disabilità lo sono. Bisogna comunicare questo, per “umanizzarle”, uscendo dai cliché. Se si riuscisse a farlo capire davvero a tutti, si potrebbe contrastare anche la discriminazione celata dietro a quelle frasi zuccherose e condizionanti che tanto favoriscono certe truffe in internet»
Marilena, che sente con il cuore e con il tatto
«Scoprire la storia di Marilena Abbatepaolo – scrive Simona Petaccia – donna sorda autrice di poesie, dirigente scolastica e amministratrice pubblica, che sente con il cuore e con il tatto, mi ha regalato la sensazione di una boccata d’aria fresca, ridandomi la speranza in una scuola buona, specie dopo il disgusto provato qualche tempo fa, nel leggere di quei dirigenti scolastici che prendevano in giro la disabilità dei loro docenti»
Il messaggio di Vicky e quell’immagine che “inquieterebbe” gli inglesi
«Mentre Facebook ha deciso di “bloccare” quell’immagine – scrive Simona Petaccia -, ritenendola “contenuto per adulti”, io credo invece che facendosi fotografare senza coprire la sua gamba amputata, Vicky Balch abbia saputo comunicare al meglio, con questo suo modo platinato, che la disabilità (come la vecchiaia e la malattia) è un aspetto della vita con il quale si fanno i conti dalla nascita o in cui vi si inciampa durante gli anni successivi. Senza dubbio, rappresenta una sofferenza che tutti preferirebbero non vivere. Non va, comunque, negata»
“I libri per tutti”: un buon punto di partenza
«Comunicare – scrive Simona Petaccia – è un bisogno e un diritto, non un desiderio o un dono, e deve esserlo anche quando una disabilità cognitiva, sensoriale o motoria ostacola i movimenti del corpo, le espressioni del viso, l’uso della voce, la capacità di scrittura o di lettura. Ecco perché è apprezzabile la nascita dei “Libri per tutti”, progetto proposto dalla Fondazione Paideia di Torino, in collaborazione con quattro importanti gruppi editoriali, che prevede la pubblicazione di volumi in CAA (Comunicazione Aumentativa e Alternativa)»
Le soluzioni accessibili non riguardano “qualcun altro”, riguardano tutti
«È necessario – scrive Simona Petaccia – che i professionisti della comunicazione diffondano un concetto tanto banale quanto taciuto: un servizio o un prodotto accessibile è usabile da tutti. Si tratta infatti di insistere a ogni livello per comunicare questa visione affinché, finalmente, si comprenda che queste soluzioni non riguardano “qualcun altro”. Si pensi solo, per fare un esempio, a quanti strumenti informatici nati per ovviare a una difficoltà vengono ormai usati da tutti: touch screen, comandi vocali, smart speaker ecc.»
Ma la vita di tutti i giorni è un’altra cosa
«Défilé, magazine patinati, campagne pubblicitarie che propongono modelli e modelle lontani dalla bellezza convenzionale, e anche i primi passi di una moda “a misura di disabilità”: tutto questo, però, non basta – scrive Simona Petaccia – perché la vita di tutti i giorni è un’altra cosa. E nella vita di tutti i giorni si può parlare di inclusione a tutti gli effetti soltanto quando ciò che ha spezzato le convenzioni non fa più notizia. Nel frattempo, continuo a sorridere ogni volta che, senza conoscere ciò che sono e quello che faccio, mi definiscono “poverina”»
Non possono essere “modi di dire”, quelle frasi legate alla disabilità
«Non può e non deve diventare “normale” – scrive Simona Petaccia, riferendosi alle scuse usate da Rosita Celentano, per avere usato impropriamente la frase “Sembravamo quattro autistici” – continuare a utilizzare termini legati alla disabilità per sottolineare qualcosa che non va. E questo perché c’è una profonda relazione tra il nostro linguaggio e la percezione che abbiamo del mondo»
Turismo accessibile: la sfida della comunicazione
«Oggi – scrive Simona Petaccia – la vera sfida del turismo (di tutto il turismo!) è quella di fare arrivare il proprio messaggio ai destinatari, evidenziando i vantaggi di strutture ricettive e attività attente ai desideri di ogni turista, superando in tal modo quell’impasse della comunicazione, che ancora oggi, nella maggior parte dei casi, non riesce a far recepire che la progettazione universale significa anche qualità e sviluppo socio-economico per la comunità e l’imprenditoria»