Editoriali

Quella battaglia che non ha mai fine

Ma non è sorprendente che ancora oggi, anno di grazia 2010, il “Palazzo” sia inadempiente nell’applicazione di leggi che poi si dovrebbe pretendere venissero rispettate dai normali cittadini? È disarmante dovere scrivere ancora e sempre di barriere architettoniche, eppure altro non si può fare quando una giovane donna con disabilità viene eletta in un Consiglio Regionale che risulta poi inaccessibile…

I cento fiori delle donne con disabilità

Sarebbe bello un 8 Marzo dedicato alla dignità delle donne con disabilità – che vivono una doppia difficoltà – e delle donne vicine alla disabilità, quelle che accudiscono, proteggono, aiutano a vivere ogni giorno migliaia di persone con grave disabilità. Le loro voci, le loro storie sono quasi sempre ignorate, a meno che la cronaca non si faccia drammatica. Una giornata tutta rivolta ad ascoltarle sarebbe il minimo che si potrebbe fare

Ma nonostante tutto la Convenzione c’è!

E proprio nei prossimi giorni è passato un anno da quando l’Italia l’ha ratificata. Parliamo naturalmente della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, rispetto alla quale, purtroppo, la sensazione è che nel nostro Paese si sia quasi fermi, per colpa forse della crisi – negata da molti, ma assai reale, specie a livello di Enti Locali, privi di risorse economiche, e quindi costretti a tagliare a raffica sui servizi che fino a qualche anno fa erano considerati di routine – o per colpa del silenzio mediatico, vera barriera architettonica contro la quale si cozza quotidianamente, incapaci di superarla con la forza delle sole parole

L’unico modo per combattere l’ignoranza e il pregiudizio

Pochi si sono accorti della parte più bella della triste storia accaduta a Treviso, ove in una pizzeria una bimba con sindrome di Down è stata insultata e la sua famiglia invitata «a restarsene a casa». Per noi è l’orgoglio dimostrato da quel papà che evita di imbarcarsi in una discussione sgradevole che potrebbe mortificare la figlia, uscendo con dignità dal locale e rivolgendosi poi civilmente al giornale della sua città per raccontare la vicenda. Un orgoglio che non è generico amore per la figlia, ma consapevolezza della ricchezza di valori contenuta in quell’esistenza, unica, irripetibile, gioiosa. Un orgoglio da raccontare, diffondere, trasportare ovunque, perché è appunto questo l’unico modo per combattere l’ignoranza e il pregiudizio

Questa è oggi l’Italia dell’informazione. E della politica

Ovvero un Paese che letteralmente “non si accorge” della grande manifestazione nazionale promossa a Roma, il 3 dicembre, dalle associazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie, in un Teatro Valle pieno fino a traboccare. La stessa Italia, insomma, che prima nel 2006 e poi all’inizio di quest’anno si era accorta a malapena dell’approvazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità – il primo trattato internazionale sui diritti umani del nuovo millennio – e poi della ratifica della Convenzione stessa da parte del nostro Paese

Hanno ragione tutti quelli che protestano

«La stanchezza attaglia i più, la rabbia altri che, seppur isolati, “usano se stessi”, il loro corpo e la loro malattia per l’ultima protesta. Non possiamo biasimarli, anzi». Lo dichiara il presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), in riferimento allo sciopero della fame avviato in questi giorni da alcune persone della Sardegna malate di sclerosi laterale amiotrofica, evidenziando anche i tagli al Fondo per le Politiche Sociali e i limiti del federalismo “all’italiana”. Nel frattempo – notizia dell’Ultim’Ora – sembra arrivare una risposta concreta alla protesta da parte del viceministro alla Salute, che convoca in via straordinaria per il 12 novembre la Consulta Nazionale per le Malattie Neuromuscolari

Questa vicenda non deve cadere nel silenzio e nell’indifferenza

È quanto accaduto a Nunzia Coppedé, presidente della FISH Calabria (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), vittima nei giorni scorsi di un sabotaggio ai freni del suo veicolo adattato al trasporto di persone con disabilità, atto che solo grazie alla prontezza dell’autista non ha avuto gravi conseguenze. Nel riferire la vicenda, avevamo anche chiesto a tutti i Lettori e a tutti i Cittadini, di ogni parte d’Italia, solidarietà e vicinanza per Nunzia Coppedé e torniamo a farlo oggi, tentando anche di “bucare” il “muro di silenzio” che rischia di avvolgere il fatto

Le parole, i fatti e i silenzi

Il rinnovamento culturale – si sa – ha i suoi tempi, ma la copertura economica no: serve subito, dal momento che le persone con disabilità hanno necessità ora e qui di servizi, assistenza e garanzie. Ripensando alla Terza Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità di Torino, appare quindi stridente il contrasto tra la celebrazione governativa (e non) dei rinvigoriti diritti sanciti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e la deriva dell’impegno economico a favore di queste ultime, dei non autosufficienti e delle loro famiglie, come ben dimostra la sostanziale scomparsa del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali e di quello per la Non Autosufficienza

Conferenza di Torino: appunti per i giornalisti

Quasi certamente anche questa volta – come per le precedenti Conferenze Nazionali sulla Disabilità – saranno le edizioni locali dei quotidiani a raccontare quella di Torino, il prossimo fine settimana, con l’aggiunta delle agenzie di stampa, di qualche giornalista “di nicchia” e poco più. Eppure di storie da raccontare potrebbero essercene molte e tutte interessanti. Ci sono persone con disabilità che girano il mondo in lungo e in largo, studiano, lavorano, si innamorano, sopravvivono in situazioni estreme, invecchiano, sono uomini e donne, non sono marziani. Possibile che la curiosità, molla del mestiere di giornalista, non ne spinga nessuno a chiedere al proprio direttore di essere inviato due giorni a Torino (che non è Kabul)?

Come gli altri, assieme agli altri

Proponiamo una riflessione sui temi della partecipazione, dell’inclusione e della discriminazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie, scaturita in occasione di un’interessante iniziativa – denominata proprio “Focus Group su Discriminazione e Segregazione” – promossa in queste settimane dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap)

Si capisce perché parliamo di «cittadini invisibili»?

Sicuramente non è una sorpresa, certo non ne faremo un dramma. Ma resta l’amarezza nel constatare che nessun organo d’informazione a diffusione nazionale ha dato la notizia – nemmeno sotto forma di rapido lancio – della ratifica da parte del Parlamento Italiano di un Trattato che potrà cambiare la vita di milioni di persone. Cari giornalisti, serviva forse cucire addosso a tale evento una “storia” o magari una polemica con il Vaticano, per rendere la notizia “appetibile” a un’opinione pubblica che probabilmente considerate addirittura più pigra di quello che realmente sia?

Grazie Candido

Anche tante persone con disabilità hanno ricordato commosse il giornalista Candido Cannavò, scomparso nei giorni scorsi. Perché colui che era stato per tanti anni apprezzato direttore della «Gazzetta dello Sport», aveva ben capito che per parlare a tutti, anche a quelli che si erano sempre girati dall’altra parte nel sentire la parola “handicap”, era necessario raccontare storie vere, interessanti, riconoscibili, emotivamente forti. Questo era stato ad esempio il suo bel libro “E li chiamano disabili”

L’altra Italia alzi la testa

Dobbiamo reagire in tanti, prima che sia troppo tardi, a questi segnali precisi di una violenza diffusa e tollerata, violenza individuale, di gruppo o di “branco”, violenza che si nutre di parole pesanti, di “tolleranza zero”, di proclami quotidiani. Ed è la cultura “giusta”, quella della solidarietà, del rispetto, della vicinanza ai più deboli, che deve alzare la testa

Qualcosa si può fare, ognuno la può fare*

È la Convenzione la vera “social card” delle persone con disabilità: bisogna leggerla, conoscerla, diffonderla, farla adottare dai Comuni, dalle Province, dalle Regioni, per poter poi chiedere la coerenza tra le parole e i fatti. E bisogna anche far capire che la disabilità riguarda davvero tutti, ogni giorno, in famiglia, al lavoro, per la strada…

Si torna alle classi differenziali!

«La presenza di alunni stranieri in una classe rallenterebbe la didattica degli altri», è stato detto da uno dei deputati favorevoli alle cosiddette “classi ponte”, votate in Parlamento, e che stabiliscono l’istituzione di classi speciali per gli studenti stranieri. «Un atto gravissimo», secondo la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che oltre ad auspicarne una sospensione, ne teme anche le eventuali derive: infatti una considerazione simile viene utilizzata pure per gli studenti con disabilità dai fautori del ritorno alle classi speciali…

Nero col fiocco azzurro, bianco col fiocco rosa

Considerare la reintroduzione del vecchio grembiule per gli alunni delle scuole come «un fatto di ordine e di uguaglianza sociale tra i ragazzi» può essere certamente un ottimo spunto di riflessione e di dibattito, anche perché si riferisce a quanto dichiarato dal ministro della Pubblica Istruzione. Se quest’ultimo, però, parla anche di «pari condizioni di partenza» per tutti gli studenti, effettivamente ci vien da pensare a ben altre questioni

Ancora falsi invalidi!

È necessario riflettere sui fatti – e non sulle “notizie” non verificate pubblicate da molti giornali – in attesa che vengano presentate le linee programmatiche della prossima Manovra Finanziaria, rispetto alla quale il ministro dell’Economia Tremonti ha già annunciato misure per contenere le spese sulle pensioni di invalidità civile e il contrasto alle false invalidità. E i fatti dicono chiaramente che da dodici anni a questa parte i controlli e le verifiche sulle false invalidità ci sono stati, eccome…

L’integrazione incompiuta ovvero un’omissione e un rimpianto

L’omissione è quella riguardante la troppo spesso inesistente presa in carico degli alunni con disabilità da parte di tutti gli insegnanti. Il rimpianto è provocato dal fatto che l’integrazione scolastica frequentemente è fine a se stessa e quasi mai, dopo la scuola, riesce a trasformarsi e a proseguire come inclusione sociale

Un’occasione da Oscar

I regolamenti possono dire quello che vogliono. Chi scrive, però, resta convinto che a far volare Oscar Pistorius, l’atleta con disabilità al quale non è stato consentito di partecipare alle prossime Olimpiadi di Pechino, insieme agli atleti normodotati, non siano tanto le sue protesi di carbonio, quanto il suo spirito di sacrificio, la sua abnegazione e il suo grande cuore. Proprio in questi giorni, tra l’altro, viene esaminato a Losanna il ricorso di Pistorius