Editoriali

Questo silenzio che sa di terra bruciata

Quando i tagli assumono le dimensioni del dimezzamento entro un anno, prende il sopravvento la paura che nessun servizio alla persona, conquistato in anni di faticose battaglie, rimanga indenne. E che la qualità della vita, e della coesione sociale, risulti drammaticamente impoverita e offesa. Parlarne sarebbe doveroso, ma il silenzio che si avverte attorno sa di deserto e di terra bruciata

«Tengo famiglia con disabilità!»

«Forse in un Paese dove le tasse le pagano prevalentemente i più poveri, le abitazioni vengono concesse ad affitti ultra-equi solo ai più ricchi, i fondi per coprire le multe delle ormai storicamente famose “quote latte” vengono stornati da quelli destinati all’assistenza ai malati gravi, in un tale Paese, dicevamo, finché esisteranno genitori, sorelle, fratelli e talvolta persino amici, che giornalmente e incessantemente si adoperano per consentire la miglior vita possibile alle persone con disabilità, esisterà ancora una possibilità che non tutto sia andato perduto…»

E se i giornalisti fanno bene il loro mestiere…

Ha fatto un certo effetto leggere il racconto di Beppe Casadio, sindacalista della CGIL, già ritenuto possibile successore di Cofferati, recentemente diventato una persona con disabilità che ha dovuto trascorrere diciotto mesi della propria vita a cercare di dimostrarlo, per ottenere il certificato di invalidità. Ha fatto un certo effetto anche perché lo si è letto in quello stesso giornale che poco tempo prima aveva ospitato le “sparate” del presidente dell’INPS Antonio Mastrapasqua, volto a magnificare i numeri della lotta dell’Istituto ai cosiddetti “falsi invalidi”, subito smentito, però, da più parti, anche all’interno dell’INPS stesso. Casadio ce l’ha fatta non solo perché ha ragione, ma anche perché ha alle spalle un grande sindacato, come la CGIL, che sta prendendo a cuore la vicenda dei controlli indiscriminati dell’INPS sulle certificazioni di invalidità. Ha recentemente scritto Nina Daita, responsabile dell’Ufficio Politiche sulla Disabilità della stessa CGIL: «La disabilità in questo Paese sta diventando un crimine». Già. Ma forse, se i giornalisti fanno bene il proprio mestiere, non tutto è perduto

Quei medici dell’INPS e l’Italia dei veri «responsabili»

Mai come oggi è indispensabile confidare nel senso di responsabilità dei tanti bravi servitori della cosa pubblica, dai funzionari delle amministrazioni centrali e locali, ai medici, agli operatori al servizio dei cittadini. Infatti, nel vuoto della politica e nel disastro delle istituzioni, la disobbedienza civile di fronte a ordini sconclusionati o illegittimi, e, di converso, il senso del dovere nei confronti delle persone più deboli ed esposte, ci possono ancora salvare dal peggio. Prima che sia troppo tardi. E un buon esempio di vera “responsabilità” è arrivato nei giorni scorsi dall’Associazione dei Medici INPS, in riferimento al fallimento sostanziale dei nuovi procedimenti di riconoscimento e accertamento dell’invalidità civile

Abbassiamo pure i toni, ma vogliamo risposte chiare

D’accordo, “si abbassino i toni”, come chiede il Presidente della Repubblica, ma perché c’è la strana sensazione che al momento – e già da lungo tempo – rischino di farlo soprattutto coloro che, come le persone con disabilità, la voce non l’hanno mai avuta, perché tanto nessuno li avrebbe mai ascoltati seriamente?

Permessi lavorativi: sospensioni in arrivo

Dopo le modificazioni della Legge 104/1992, in materia di permessi lavorativi, l’INPS mette in moto i propri controlli per verificare se quei benefici siano conformi o meno alle nuove disposizioni. Nel frattempo l’Istituto che assicura gran parte dei dipendenti del settore privato, sospende il pagamento dei permessi lavorativi “dubbi”.

Stiamo davvero toccando il Fondo

Misure drastiche come quelle contenute nella cosiddetta “Legge di Stabilità 2011” rischiano davvero di riaprire le porte degli istituti, di favorire la reclusione in casa delle persone con disabilità, che si troveranno senza assistenza domiciliare, senza servizi, senza sostegno alla Vita Indipendente, che faticosamente si stava diffondendo anche grazie all’impegno di alcune Regioni. E se teniamo conto del fatto che la Legge di Stabilità dev’essere votata prima del dibattito sulla fiducia-sfiducia al Governo Berlusconi – in programma il 14 dicembre – si può facilmente immaginare quanto stretto sia questo passaggio per chi voglia intervenire, seriamente, allo scopo di evitare una piccola “catastrofe sociale”. Alla vigilia di un altro 3 dicembre, Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, si auspicherebbe almeno il buon gusto di non inventarsi celebrazioni pubbliche, ma anche su questo, probabilmente, saremo clamorosamente smentiti

Non si dà fuoco al compagno disabile!

Al di là però dell’ironia scelta per intitolare questo articolo, l’ennesimo episodio di violenze nei confronti di un ragazzo con disabilità – che oltre alle botte, avrebbe addirittura subìto un tentativo “di incendio” – deve stimolare un’attenta e seria riflessione sull’educazione e sul difficile compito delle famiglie, in una società dove chi grida di più sembra sempre avere ragione

Ministro Brunetta, le dobbiamo tutti delle scuse…

Infatti, dopo mesi in cui lo stesso Ministro aveva testualmente ripetuto «che era ora di finirla con i furbetti che approfittano dei permessi della Legge 104, per fingere di assistere i “nonnetti invalidi”», quanto emerge ora dall’articolo 24 del Collegato Lavoro, approvato definitivamente alla Camera, non solo non intacca i diritti delle persone con disabilità, ma amplia addirittura a dismisura i beneficiari dei permessi lavorativi. Solo ora, dunque, capiamo che il Ministro “scherzava”, quando strillava la propria rabbia contro «i fannulloni della Legge 104» e poco importa se secondo alcune “malelingue” il prodotto finale di due anni e mezzo di lavoro è solo «un ridicolo pastrocchio giuridico»…

È ora di far suonare un campanello d’allarme

Un assessore all’Istruzione dichiara che «non serve a nulla insistere nell’integrazione scolastica di alunni con disabilità psichiche», un insegnante di armonia (!) che «bisognerebbe fare delle classi differenziate per loro»… Reagiscono le associazioni, assai meno gli organi d’informazione, come se l’opinione pubblica stesse assorbendo senza reagire questi segnali di deterioramento civile. «Non credo che si debba enfatizzare ogni segnale di cretineria – scrive Franco Bomprezzi – però un campanello d’allarme deve risuonare da qualche parte»

Alziamo la voce contro la condanna a morte di Teresa Lewis

Mentre attorno alla vicenda di Sakineh si è realizzata – sia pur tardivamente – una vasta mobilitazione, la storia di Teresa Lewis – che potrebbe presto essere la prima donna condannata a morte in Virginia dopo quasi un secolo, nonostante i suoi gravi problemi mentali – sembra confinata in sordina fra i tanti appelli contro la pena di morte negli Stati Uniti. Ma non bisogna avere paura di alzare la voce contro la pena di morte, anche negli Stati Uniti, proprio perché sono una grande democrazia e un Paese a noi tanto vicino. Inutile dire, poi, che nei confronti di Teresa Lewis c’è anche una palese violazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Ma non c’è bisogno di cercare solidarietà facendo leva sulla disabilità mentale. È solo un’aggravante cinica e spietata

Che sarà mai un Comitato dell’ONU?

Dunque l’Italia ce l’ha fatta a non entrare nel Comitato delle Nazioni Unite per il monitoraggio della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Eppure qualcosa da dire ce l’avrebbe anche il nostro Paese, con i suoi trent’anni di leggi “illuminate” e di lavoro delle associazioni. E non ci mancavano neppure le persone da candidare, né mancherebbero le “persone giuste” da candidare. Ma evidentemente i problemi del Paese sono altri…

Quell’interminabile gioco dell’oca

È quello in cui le persone con disabilità sembrano ogni volta costrette a ripassare dal via, perdendo i “punti” che si erano accumulati. «Sappiamo insomma – scrive Bomprezzi – che dovremo vigilare ogni giorno, scegliendo con cura gli amici e guardandoci dai nemici. E dovremo chiamare a raccolta le persone più deboli, per difendere i “livelli essenziali delle conquiste” fatte negli ultimi vent’anni di battaglie sociali e politiche, perché indietro non si torna»

Contro il pregiudizio ha vinto l’orgoglio

Che cosa sarebbe successo se la grande manifestazione di persone con disabilità del 7 luglio a Roma e l’attività di lobby democratica delle associazioni non ci fossero state? La risposta è semplice e sconcertante: sarebbe passata, nel silenzio generale, nel torpore dei media e delle forze politiche, una manovra scellerata e assurda, avremmo fatto passi indietro pazzeschi nella storia dei diritti e delle conquiste dei disabili italiani. Avrebbe vinto il pregiudizio del ministro Tremonti e la sua convinzione che invalidità in Italia sia sinonimo di “falsa invalidità”, di furbizia, di peso economico, di improduttività, di non competitività. Ma non ha vinto Tremonti e nemmeno il senatore Azzollini, ineffabile presentatore di emendamenti che durano lo spazio di un giorno, o di una settimana. Ha vinto l’orgoglio di tanti cittadini che hanno dimostrato cosa significhi in concreto la parola “democrazia”

Ecco perché sarò a Roma

Dove sono finiti i LEA (Livelli Essenziali d’Assistenza), il nuovo Nomenclatore Tariffario o l’Osservatorio Nazionale previsto dalla Convenzione ONU? Chi si sta occupando di garantire per il prossimo anno scolastico l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità? E dov’è un’indagine aggiornata sui veri numeri della disabilità in Italia? A questi quesiti e a tanti altri le risposte “cadono nel vento”, mentre il ministro del Welfare Maurizio Sacconi brilla per il suo silenzio, in queste settimane di attacco ai diritti delle persone con disabilità. «Ecco dunque – scrive Bomprezzi – perché sarò a Roma. Lo farò assieme ai miei amici di tante battaglie, incontrando persone dignitose, cittadini forti, dalla schiena dritta, anche se deformata dalla scoliosi, dalla sedia a rotelle, da una vita in salita, sempre in salita, sempre ad esplorare il futuro, sperando sia in grado di riservare un posto dignitoso di cittadinanza. In questo Paese che amo, che è il mio Paese e nel quale, oggi, voglio vincere una battaglia perché sia per sempre, perché sia un punto di svolta e di non ritorno. Perché non ci provino più a fare i furbi, a mettere le mani nelle tasche dei disabili ammantandosi da moralisti, perché ci ascoltino, una buona volta»

Un incredibile capovolgimento di valori

Sino a qualche giorno fa nessuno avrebbe immaginato che le persone con disabilità – di solito poste al centro dell’attenzione della retorica nazionale – potessero diventare oggetto di una discriminazione politica ufficiale. E sino a qualche giorno fa nessuno avrebbe potuto supporre che le assicurazioni date alle persone con disabilità potessero essere cinicamente irrise dai politici. Eppure, con l’emendamento presentato il 29 giugno in Commissione Bilancio del Senato, è successo proprio questo

Forse quel muro comincia a sgretolarsi

Certo, è presto per “cantare vittoria”, ma lo sforzo di comunicazione, massiccio e persino commovente, da parte di associazioni, singoli, persone con disabilità, genitori, operatori, indignati per l’errore clamoroso contenuto nella manovra economica di Tremonti, che prevede l’innalzamento della percentuale di invalidità dal 74 all’85 per cento per accedere all’assegno di invalidità di 256 euro mensili, sembra stia cominciando a fare breccia nel muro del silenzio, innalzato prima di tutto, in modo colpevole, dai giornalisti e da tutti gli organi d’informazione. Oggi, dev’essere chiaro, nessuno sta seriamente difendendo l’attuale attribuzione delle indennità e delle pensioni. Si tratta infatti di un sistema decrepito, farraginoso, sicuramente ingiusto, all’interno del quale l’abuso, o la falsa certificazione, si possono annidare con facilità. Ma questo non ha nulla a che vedere con i diritti negati a persone del tutto incolpevoli, che al momento si trovano quasi sicuramente escluse sia dal mercato del lavoro che dalle provvidenze economiche. Il tutto senza alcun tavolo tecnico di discussione, senza un preavviso, una banale convocazione delle associazioni, insomma qualcosa che assomigli a un processo democratico normale

Ma che fine ha fatto l’Osservatorio?

Avrebbe dovuto essere insediato il 15 giugno del 2009, l’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità e invece lo si aspetta ancora. Eppure, senza quell’organismo, la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, pur ratificata dal nostro Paese, resta una “pistola scarica”. Ma perché bisogna sempre alzare la voce, per vedere riconosciuti dei diritti minimi?

Falsi invalidi, falso problema

Ancora una volta, dopo la recente conferenza del presidente dell’INPS, i titoli dei quotidiani e di conseguenza i commenti dei lettori, si sono concentrati quasi esclusivamente sullo scandalo dei falsi invalidi, una sorta di “caccia all’untore mediatica”, appena mascherata di solidarietà nei confronti degli invalidi “veri”. Non sarebbe invece l’ora di lavorare su inchieste serie e documentate, riguardanti il percorso che si deve fare per ottenere la certificazione di invalidità e la relativa pensione (da fame)?