«Questa scelta lede i diritti fondamentali dei soggetti già vulnerabili, viola il rispetto di obblighi nazionali e internazionali, contrasta con le scelte recentemente operate dalla Conferenza Stato-Regioni». Lo si legge in una nota dell’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), in riferimento al voto contrario espresso dal Consiglio Regionale della Lombardia, su quella mozione che chiedeva l’accesso alla pediatria di base ai bambini stranieri, anche se privi di permesso di soggiorno.
«Quanto deciso dal Consiglio Regionale Lombardo – dichiarano poi i responsabili dell’ASGI – ignora infatti che, come confermato da pronunce proprio del Tribunale di Milano, il minore non può mai essere considerato “irregolare”, essendo comunque non espellibile ai sensi dell’articolo 19 della legge italiana sull’immigrazione [“Testo Unico sull’Immigrazione, N.d.R.]. Inoltre, sia l’articolo 35 della stessa Legge, sia la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (articolo 24), garantiscono il diritto di ogni minore di “beneficiare dei servizi medici” senza alcuna discriminazione, indipendentemente dalla loro nazionalità, regolarità del soggiorno o apolidia. Infine l’Accordo che la Conferenza Stato-Regioni ha recentemente elaborato [“Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e Province autonome”, 20 dicembre 2012, N.d.R.], proprio allo scopo di rendere uniforme ed efficace l’accesso dei migranti ai servizi sanitari su tutto il territorio italiano, prevede il riconoscimento del pediatra di libera scelta anche per i minori senza regolare permesso di soggiorno».
Vieppiù, l’ASGI sottolinea anche la «miopia e inefficienza» della scelta attuata, «perché meno difficoltà nell’erogazione delle prestazioni e una precoce diagnosi delle malattie, grazie alla maggiore prevenzione, si traduce in costi inferiori per la Pubblica Amministrazione e permette una migliore salvaguardia della salute collettiva».
Senza dimenticare, infine, la «totale ignoranza delle norme» dimostrata da alcuni politici della Regione Lombardia, che hanno voluto «richiamare la questione della segnalazione degli irregolari da parte del medico». A tal proposito, l’ASGI ricorda che, ai sensi dell’articolo 35 del già citato Testo Unico sull’Immigrazione, «“l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità” e che dunque «a nessuno, sia esso pediatra, medico ospedaliero o chiunque altro, è consentito operare segnalazioni a seguito di accesso alle cure sanitarie».
Come già accaduto in passato, quindi, l’ASGI intende promuovere a questo punto tutte le azioni possibili, in ogni sede, compresa quella giudiziaria, «affinché siano rispettate le norme nazionali e internazionali e tutelato il diritto alla salute di tutti, migranti compresi». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Silvia Canciani (info@asgi.it).