È tortuosa la strada che porta alla fruibilità universale: era stato questo il titolo della nota con cui, nel maggio dello scorso anno avevamo denunciato la vicenda accaduta ai Magazzini Generali di Milano – locale nato nel 1995 all’interno di un complesso di magazzini dei primi del Novecento, serviti e raccordati alle Ferrovie dello Stato – dove, nel precedente mese di marzo, una rampa di scale aveva impedito a una giovane in carrozzina di assistere a un concerto, malgrado avesse avuto ampie rassicurazioni sull’accessibilità del locale, che in realtà – alla resa dei conti – consisteva semplicemente nelle robuste braccia di un buttafuori, “soluzione” (si fa per dire) che per altro non era stata nemmeno praticabile, essendo l’ausilio della giovane particolarmente pesante.
Per questo motivo, la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) – componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) -, dopo un fallito tentativo di mediazione tra le parti, aveva presentato un’istanza al Comune di Milano per chiederne la chiusura temporanea, in base a quanto previsto dalla Legge 104/92.
Ebbene, è di questi giorni la notizia che lo stesso Comune di Milano ha accolto quella richiesta, sanzionando il locale con il pagamento di una multa di 516 euro e con un periodo di chiusura di trenta giorni. «Al di là della scelta di periodi di chiusura che non danneggiano il locale – ha commentato Franco Bomprezzi, presidente della LEDHA, oltreché direttore responsabile del nostro giornale – questo provvedimento ha comunque un valore fondamentale, perché è il primo riconoscimento pubblico del pieno diritto delle persone con disabilità a vedere garantita l’accessibilità dei locali pubblici, senza alcuna discriminazione».
«La richiesta di chiusura del locale – si leggeva nell’istanza redatta per la LEDHA dall’avvocato Gaetano De Luca – trova le sue ragioni anche nel fatto che il titolare dei Magazzini Generali ha assunto una posizione intransigente, ritenendo che l’attuale sistema di accessibilità consenta di scongiurare l’addebito di condotte discriminanti». I Dirigenti Comunali, quindi, hanno stabilito che «il “servizio di sollevamento” messo in atto dai Magazzini Generali per consentire l’accesso alle persone con disabilità non può essere definito una metodologia per il superamento delle barriere architettoniche, ma, tutt’al più, una pratica estemporanea per sopperire a una situazione di emergenza, in ogni caso lesiva della dignità della persona diversamente abile e […] non tecnicamente idonea».
Anche secondo Gaetano De Luca, «si tratta di un provvedimento molto importante perché ribadisce come oggi le persone con disabilità siano titolari di un diritto pieno ed esigibile a partecipare a qualsiasi evento culturale alla pari degli altri e che qualsiasi impedimento o limitazione a questo loro diritto costituisce una condotta discriminatoria sanzionata dalla legge con la chiusura del locale e con la possibilità di chiedere il risarcimento dei danni subiti».
«Alla LEDHA – aggiunge Bomprezzi – non interessa la gravità o meno delle sanzioni inflitte, quanto piuttosto la conferma di un principio troppo spesso disatteso senza alcun motivo. Anzi, in palese violazione delle leggi che sono in vigore ormai da molto tempo, speriamo che questo precedente contribuisca a diffondere una maggiore cultura dell’accessibilità e del diritto di tutti a fruire anche delle occasioni di spettacolo e non solo a Milano. Ed è una decisione importante anche in prospettiva dell’Expo 2015. Con questo provvedimento, infatti, il Comune di Milano sembra voler lanciare un messaggio chiaro: qualsiasi locale e attività privata aperta al pubblico dev’essere esercitata in modo da non escludere le persone con disabilità che vogliano accedervi e parteciparvi».
A questo punto, nel caso in cui i Magazzini Generali decidessero di opporsi alla sanzione, la LEDHA affiancherà il Comune di Milano per sostenere le ragioni di tale decisione e per evidenziare come in realtà si tratti di una sanzione simbolica e sostanzialmente poco incisiva sulla attività del locale. «Il provvedimento sanzionatorio – conferma infatti De Luca – avrebbe potuto essere molto più pesante. Ma evidentemente non si è voluto giustamente infierire su un locale che rappresenta per Milano un punto di riferimento per la promozione e la diffusione della musica». (S.B.)
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