«Furto di identità, cybercrimini e cyberbullismo – spiegano dall’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) – sono tutti pericoli di cui siamo consapevoli o meno nel momento in cui utilizziamo internet. Con il 17% degli europei vittime di furto di identità ogni anno, la protezione dei dati personali è uno dei problemi principali per la popolazione europea e in particolare per le persone con disabilità intellettiva. Se infatti per queste ultime, in passato, l’uso degli strumenti tecnologici era un’area preclusa, negli ultimi anni, fortunatamente, si è visto un aumento dell’uso dei mezzi informatici, soprattutto per riuscire a vivere in maniera più autonoma e per essere maggiormente inclusi nella società. E tuttavia, se il mantenere contatti con i propri amici, trovare informazioni online o cercare lavoro usando internet o le applicazione dei telefoni cellulari hanno apportato notevoli benefìci alle persone con disabilità intellettiva in molti aspetti della loro vita, allo stesso tempo, purtroppo, le ha poste in una condizione di rischio maggiore rispetto alla restante parte della popolazione. A causa infatti di fattori come le difficoltà relative all’ottenimento di un consenso legale, alla comprensione di come eventualmente mettere in atto un ricorso o al semplice fatto che, ad esempio, l’accesso alle informazioni tramite il linguaggio facile da leggere e da capire può facilmente fare individuare che l’utilizzatore di un determinato programma sia una persona con disabilità intellettiva, questa fascia della popolazione risulta maggiormente vulnerabile e più esposta a rischi di abuso».
Proprio per questo, dunque, Inclusion Europe, Associazione europea di persone con disabilità intellettiva e delle loro famiglie, ha lanciato – insieme alle organizzazioni partner di quattro Stati europei, tra le quali, per il nostro Paese, l’ANFFAS – il Progetto SafeSurfing, ambiziosa iniziativa volta appunto a formare le persone con disabilità intellettiva in materia di protezione dei dati sul web.
L’obiettivo è sostanzialmente quello di raggiungere oltre mille persone con disabilità intellettiva, utilizzando dei seminari online, che offrano ai partecipanti la possibilità di interagire e fare domande in tempo reale. Inoltre, migliaia di altre persone potranno usufruire dei materiali informativi (cinque video relativi a diversi aspetti della protezione dati), che le Associazioni partner produrranno per il progetto.
La prima parte di SafeSurfing si è svolta nella prima settimana di dicembre, periodo in cui Inclusion Europe, ANFFAS, PSOUU (Polonia), MENCAP (Regno Unito) e FEAPS (Spagna), le altre Associazioni partner, hanno usato i social network Facebook e Twitter per porre una domanda al giorno, allo scopo di capire quali siano i principali rischi del web e quali le aree di cui sia innanzitutto necessario occuparsi in tale àmbito.
«Se le persone con disabilità intellettiva non possono vivere tutti gli àmbiti della vita con pari diritti e pari opportunità – sottolineano dall’ANFFAS – non può esserci piena inclusione nella società: sostenere le persone con disabilità intellettiva relativamente all’uso sicuro del web può avere un enorme impatto sul loro livello di indipendenza, sul loro benessere e sul loro senso di appartenenza alla società». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazione@anffas.net.