Ho letto alcune dichiarazioni recentemente rilasciate da Emma Bonino a Radio Radicale («L’Italia è un paese assurdo da molti punti di vista, da oltre vent’anni prevale il pregiudizio che per fare politica bisogna essere giovani e sani. Ma io non sono handicappata») e mi sembra che esse veicolino l’idea che persona handicappata sia sinonimo di incapace. Dire che, dal momento che “non si è handicappati, si può concorrere per il Colle”, non vuol forse dire, implicitamente, che chi è “handicappato” non può aspirare alla Presidenza della Repubblica? Sono io che interpreto male, o si sta dicendo proprio questo?
In realtà provo emozioni contrastanti: da un lato, infatti, che Emma Bonino abbia scelto di parlare apertamente del tumore e delle cure che sta affrontando mi fa capire che non confonde la persona col suo stato di salute. L’espressione da lei usata («Io non sono il mio tumore») significa proprio questo. Dall’altro lato, però, la frase «non sono handicappata» implica un uso dispregiativo del termine, e un’idea stereotipata e negativa delle persone alle quali si riferisce. Brava a metà, mi verrebbe da dire.
Ottimo cioè sottrarsi all’ipocrisia di far finta che vada tutto bene e che delle malattie sia meglio non parlare se hai ambizioni politiche, ma questo dovrebbe essere affermato e ribadito con un linguaggio attento e adeguato.
In altre parole, Emma Bonino non è il suo tumore, ma nemmeno le persone con disabilità sono la loro disabilità. Le disabilità poi, com’è ben noto, sono tante e assai diverse e molte di esse non rappresentano alcun impedimento all’assunzione di cariche pubbliche e ruoli di responsabilità.
Franklin Delano Roosevelt, ad esempio, il presidente degli Stati Uniti d’America durante la seconda guerra mondiale, era disabile per esiti da poliomielite. Giuseppe Garibaldi era disabile a causa dell’artrite reumatoide. Mirko Tomassoni, disabile per un incidente stradale, è stato Capitano Reggente della Repubblica di San Marino tra il 2007 e il 2008.