Molto si sta parlando, in questi giorni, della triste sorte del Calcio Parma, squadra di Serie A che rischia concretamente il fallimento, sulla cui vicenda vi è stata anche la pubblica protesta di un migliaio di tifosi, domenica 22 febbraio, nei pressi dello storico Stadio Tardini della città emiliana.
Assai meno, invece – nonostante in quel caso i partecipanti fossero quasi il doppio, ovvero più di duemila – si è parlato della fiaccolata con relativa petizione promossa dal Comitato Genitori Infuriati di Parma, nato per avviare concrete iniziative di protesta contro i tagli al welfare e più specificamente contro i tagli all’assistenza educativa nelle scuole degli alunni con disabilità.
Eppure quella fiaccolata un risultato concreto l’ha ottenuto, se è vero che almeno per questa volta si è riusciti a bloccare il solito “disco” della “mancanza di fondi”, fatto “suonare” dalla Giunta Comunale, il cui sindaco Federico Pizzarotti ha deciso di lasciare intatta l’attività degli educatori fino al prossimo mese di giugno, garantendo anche per quest’anno i Centri Estivi.
«Si tratta però – sottolineano in una lettera aperta Sabrina Bertilli, Dora Balsamo e Bruna Stocchi, presidente, vicepresidente e segretario del Comitato – di diritti di legge, essenziali per le persone più deboli e pur essendo certamente vero che ci sono i tagli statali, dev’essere compito primario del Sindaco gestire al meglio i fondi disponibili, evitando assolutamente di arrecare disagi alla popolazione e di creare angoscia alle famiglie, ciò che si poteva evitare gestendo il tutto in maniera migliore. In più, visto che alla fine i servizi sono stati mantenuti, ciò significa che, contrariamente a quanto sostenuto in precedenza, i soldi non mancavano, anche perché erano pervenute cospicue donazioni esterne, proprio al fine di sostenere il welfare».
Altri elementi non certo positivi vengono segnalati dal Comitato, sia rispetto agli incontri con l’assessore agli Affari Sociali Laura Rossi, sia sulle dichiarazioni di altri componenti della Giunta Comunale, vale a dire, ad esempio, «una sensibile ignoranza riguardo l’uso dei termini appropriati: gli educatori, per dirne una, sono stati chiamati “operatori” e “insegnanti di sostegno” ed è stato detto anche che essi prestano semplicemente assistenza e non educazione e integrazione scolastica. Non sarebbe dunque meglio per tutti ascoltare e collaborare di più con le famiglie da una parte e con gli stessi educatori coinvolti in prima persona dall’altra? Si conoscerebbero meglio i problemi e si potrebbero trovare soluzioni migliori agli stessi».
E ora quel Comitato di Genitori cesserà la propria azione? Tutt’altro, poiché le tante famiglie che si sono unite in esso, ribadiscono le tre parole chiave in cui si identificano (chiarezza, conferme e continuità), e attendono il rinnovo del bando per il prossimo anno scolastico. Se questo non arriverà, si dichiarano già pronte «a organizzare altre manifestazioni, per avere la copertura totale dell’assistenza educativa, nel prossimo e negli anni successivi». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Bruna Stocchi (superbru73@gmail.com).