Alla luce del risultato ottenuto e del pochissimo tempo che ci è voluto per raggiungerlo, come definirla se non fulminante la campagna di protesta nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, denominata Fuori le liste del 5 per mille e lanciata solo ieri, 14 maggio, tramite i social network (2.500 tweet in poche ore), dal mondo del non profit e del fundraising (raccolta fondi), visto che a seicento giorni di distanza dalla dichiarazione dei redditi del 2013, non erano ancora stati resi noti gli elenchi del 5 per mille, mentre, su un altro versante, ad esempio, erano passati solo sessanta giorni dalla comunicazione e liquidazione delle somme devolute ai partiti politici attraverso il 2 per mille del 2014?
Sono bastate infatti solo dodici ore, ancor prima, cioè, di quanto garantito al Forum Nazionale del Terzo Settore, per risolvere seicento giorni d’attesa, visto che nella tarda serata di ieri l’Agenzia delle Entrate ha reso noto che gli elenchi con i dati relativi al numero delle preferenze e degli importi attribuiti agli enti beneficiari del 5 per mille nel 2013 erano consultabili online.
«Questa – secondo i promotori dell’iniziativa – è stata una grande vittoria per il Terzo Settore, grazie a tutti i fundraiser, alle associazioni, ai cittadini e ai media che hanno partecipato. E significa anche che, organizzandosi, i tempi della pubblicazione e dell’erogazione dei fondi possono essere notevolmente ridotti».
«Quest’azione – aggiunge il deputato Edoardo Patriarca, presidente del Centro Nazionale per il Volontariato – dimostra che questo mondo, in modo pacifico, è stato capace di unirsi per un obiettivo comune. E un segnale positivo arriva anche dall’Agenzia delle Entrate, che in poche ore ha risposto alle richieste pubblicando le liste».
Oscilla invece tra l’amaro e il sarcastico il commento conclusivo dei promotori del tweet bombing: «Ci chiediamo perché – dichiarano infatti – per ottenere un diritto, bisogna fare così tanto rumore. Le liste del 2013 sono infatti utili per pianificare gli investimenti, ovvero per produrre benefìci reali alla comunità. Ritardare la pubblicazione, infatti, vuol dire niente restauri, niente ricerca, niente pasti alle persone indigenti, niente assistenza alle persone con disabilità e ai malati di tumore. Perché, dunque, le risposte sono arrivate solo dopo la campagna “Fuori le liste”, mentre per il 2 per mille ai partiti politici non c’è stato alcun bisogno di mobilitazione? A questo punto Speriamo di non dover lanciare anche l’hashtag #erogazionisubito…». (S.B.)
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