Quello che è accaduto nei giorni scorsi alle stazioni ferroviarie di Conegliano (Treviso) e Mestre (Venezia) – fatto denunciato anche su queste pagine – è solo l’ennesimo episodio di discriminazione perpetrato nei confronti delle persone più fragili, soprattutto quando questa fragilità è più evidente a causa dei tratti somatici che rendono la persona con sindrome di Down immediatamente riconoscibile. E siccome i pregiudizi sono duri a morire, ecco che il “guru” bigliettaio di Mestre sentenzia rivolto all’educatrice che le accompagna: «Ascolti me che ho più esperienza di lei, questi ragazzi non sono in grado di imparare. Se fate voi per loro fate un favore alla comunità».
Questo è accaduto a sette persone con sindrome di Down che, volendosi mettere alla prova nel loro percorso di autonomia, facendo da soli un biglietto per il treno, sono state umiliate dalla preoccupazione di zelanti bigliettai di creare disagi ai viaggiatori in coda per la loro lentezza.
Certamente esecrabile il comportamento dei bigliettai, per i quali, come comunicato dalla Direzione di Trenitalia, dopo avere espletato indagini su quanto successo, verranno prese opportune misure disciplinari.
Mi chiedo però: quali opportune misure disciplinari verranno prese per tutti quei viaggiatori che hanno permesso ai bigliettai di comportarsi in questo modo? È evidente, infatti, che non è dispiaciuta l’iniziativa, nessuno ha preso le loro difese, nessuno ha fatto presente la grave discriminazione nei loro confronti, prevista ad esempio dalla Legge 67 del 2006 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni).
Quanta strada ancora da fare! Quante lotte noi genitori dovremo ancora sostenere, perché anche per i nostri figli ci sia più spazio in questa società che è sempre più frenetica e individualista?
Steve Jobs, il fondatore della Apple, diceva: «Il vostro tempo è limitato. Non lasciate che il rumore delle opinioni degli altri affoghi la vostra voce interiore… abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione».
Nel 2008 il giovane e pluripremiato giornalista canadese Carl Honoré ha scritto il libro …E vinse la tartaruga. Elogio della lentezza: rallentare per vivere meglio.
Voci nel deserto. Forse dovremmo un po’ prendere esempio proprio dalle persone con sindrome di Down.