In occasione della rassegna Maggio dei monumenti, tradizionale appuntamento culturale che si svolge a Napoli, anche i ciechi diventano visibili! Infatti, in queste settimane è stato possibile per molti gruppi poter visitare il prestigioso Istituto Professionale Paolo Colosimo, in cui per decenni si sono formate centinaia e centinaia di persone non vedenti e ipovedenti, provenienti da tutta l’Italia Meridionale.
In queste occasioni, dopo avere appreso le notizie circa la fondazione dell’Istituto stesso, voluto dalla Famiglia Colosimo, i visitatori sono stati accompagnati da allievi ed ex allievi – per una volta guide turistiche – alla scoperta delle bellezze presenti nell’ex convento. Partendo quindi dalla sala vendite, sono stati accompagnati dapprima nella cappella, in cui sono presenti antichi dipinti, e successivamente nei laboratori dell’Istituto.
Qui la bella, quanto amara sorpresa. Infatti, come nel laboratorio di tessitura è stato possibile ammirare telai antichissimi adattati alle esigenze delle persone prive della vista, così nell’antica falegnameria sono stati mostrati gli attrezzi con cui gli allievi, adeguatamente formati, lavoravano il vimini e producevano manufatti in legno utilizzati anche all’interno dell’Istituto. Infatti, a realizzare ausili per la scrittura Braille e per lo studio della matematica erano proprio le persone prive della vista.
Ma perché parlo di “sorpresa amara”? Ebbene, partendo dal presupposto che è doveroso fare un plauso a coloro che tanto si sono impegnati a riaprire i laboratori, quella organizzata, però, non dovrebbe essere un’iniziativa estemporanea ed eccezionale, bensì il Colosimo si dovrebbe poter visitare per tutto l’anno, rientrando a pieno titolo nei circuiti culturali e turistici della città.
Inoltre, e questa è la considerazione a mio parere più importante, i laboratori dell’Istituto potrebbero essere utilizzati ancora oggi, sia per favorire lo sviluppo della manualità degli alunni non vedenti e ipovedenti, sia per appassionarli a un’attività che potrebbe anche diventare fonte di reddito.
Probabilmente, senza alcuna lungimiranza, i laboratori sono stati chiusi troppo frettolosamente, senza tener conto che essi, alla luce dell’attuale crisi occupazionale di massa e della contemporanea valorizzazione dei lavori artigianali, avrebbero forse potuto consentire a qualche ragazzo con minorazione visiva di intraprendere una diversa professione.
E più in generale, oltre allo stesso Colosimo, è giunto probabilmente il momento di mettersi a pensare tutti insieme alla valorizzazione ed eventualmente alla riconversione degli Istituti esistenti, i quali devono ritornare ad essere luoghi in cui i nostri allievi vengano formati e avviati in maniera concreta all’ingresso nel mondo del lavoro.