Farmaci e comportamenti dirompenti in bambini e adulti con autismo e/o disabilità mentale è il nome di un ciclo di incontri promossi a Bologna dall’AUSL locale, insieme all’Associazione per la Ricerca Italiana sulla Sindrome di Down, Autismo e Danno Cerebrale e in collaborazione, tra gli altri, con l’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autsitici).
L’iniziativa – come si legge nella presentazione – si rivolge in particolare «a medici che prescrivono psicofarmaci a persone con disabilità mentale, per contrastare i comportamenti dirompenti, come aggressività verso gli altri e verso se stessi, ripetitività e ossessività», ma anche «a familiari che vedono quotidianamente i risultati degli psicofarmaci e che devono collaborare per effettuare il monitoraggio continuo».
Il primo incontro (gratuito e aperto a tutti) è in programma per sabato 6 giugno (Aula Seminterrato, Padiglione 13 del Policlinico Sant’Orsola Malpighi, ore 9.30-12) e a condurlo sarà Antonia Parmeggiani dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, con la partecipazione di Rita Di Sarro, psichiatra adulti dell’AUSL di Bologna.
Sull’iniziativa riceviamo e ben volentieri pubblichiamo le interessanti riflessioni di Daniela Mariani Cerati, medico specialista e coordinatrice del Comitato Scientifico dell’ANGSA. (S.B.)
«Quando, nel convegno al Teatro Duse di Bologna del maggio 2013 [“Autismo in adolescenza: la scuola accoglie e prepara alla vita adulta”, N.d.R.], inserimmo la relazione intitolata Autismo e adolescenza: quali sintomi possono beneficiare dei farmaci?, ci sentimmo in dovere di dare la seguente motivazione al fatto di avere inserito questo tema in un convegno dedicato a insegnanti e genitori: “C’è nella nostra società una diffusa diffidenza nei confronti dei farmaci, che arriva talora alla demonizzazione degli stessi. Non è equilibrata né questa posizione né quella opposta, che pone nei farmaci una fiducia eccessiva. Al momento attuale purtroppo non esistono farmaci che agiscono sui sintomi che definiscono l’autismo, ma non è detto che essi non diventino disponibili in un futuro non lontano e a questo dobbiamo essere preparati. Esistono già oggi però alcuni sintomi molto gravi che possono beneficiare di un uso sapiente dei farmaci, i quali possono facilitare il lavoro degli educatori, pur senza mai sostituirsi ad essi. La conoscenza di detti sintomi è utile agli adulti che stanno con una persona con autismo, per sapere quando devono fare ricorso all’aiuto del medico per la prescrizione di psicofarmaci e, una volta iniziati gli stessi, per collaborare nel monitoraggio dell’efficacia e degli eventuali effetti collaterali, dando al medico gli elementi per la prosecuzione, l’interruzione o l’aggiustamento del dosaggio [è disponibile uno stralcio di quella relazione del 2013, N.d.R.]”.
Oggi, giugno 2015, oltre a quanto sopra riferito, c’è purtroppo un altro motivo per parlare di farmaci a genitori e insegnanti: sapersi cioè difendere da prescrizioni non giustificate o non seguite da un adeguato monitoraggio.
Il recente, gravissimo caso del bambino sottratto alla madre per ordine del giudice minorile (giunto anche in Parlamento, con il Ministero della Salute che ha dato ragione alla madre stessa), con l’accusa che ella non aveva eseguito la terapia prescritta dal medico, aveva in realtà alla base una mala pratica di quel medico che aveva infatti prescritto un farmaco con gravi effetti collaterali potenziali, senza preoccuparsi di dare una reperibilità nel caso questi si fossero presentati, cosa che purtroppo è accaduta.
Daniela Mariani Cerati».