Imparare a lavarsi i denti, a mangiare da soli, ad attraversare la strada, comprare un gelato: piccoli gesti e piccole autonomie che si imparano da bambini e su cui si baserà poi la vita adulta. Possono sembrare cose semplici, ma per tanti bambini con disabilità possono diventare gesti inarrivabili.
Ed è proprio la conquista delle piccole autonomie alla base del progetto educativo promosso nell’Officina delle abilità, il primo e unico Centro Diurno di Milano dedicato ai bambini con disabilità dall’Associazione L’abilità.
«Solo imparando e sviluppando determinate autonomie – spiegano da quest’ultima – i bimbi possono vivere ancor di più nell’inclusione sociale nella vita adulta. Una delle attività che svolgiamo periodicamente sono quindi le uscite di gruppo, in cui essi “escono” dal loro ambiente abituale e conosciuto, per fare altre esperienze e arricchire il loro bagaglio di conoscenza. Quest’anno una delle prime “gite” è stata quella in fattoria, in cui hanno avuto modo di vedere da vicino gli animali, imparare a riconoscerli, dar loro da mangiare, accarezzarli e soprattutto imparare a non averne paura».
È quasi superfluo sottolineare che i bambini reagiscono in modo diverso a seconda della loro disabilità. «I bambini con autismo – spiegano ad esempio dall’Associazione milanese – hanno la necessità di conoscere tutto quello che accadrà, in modo da non provare reazioni di rabbia o timore. Il lavoro di preparazione che si svolge nei giorni precedenti serve dunque a questo, a fare in modo che ognuno possa trarre benessere da questa esperienza per non creare stress e paura. Nei giorni successivi, poi, l’esperienza sarà rafforzata con altre attività legate a quel giorno, in modo che resti ben impressa nei bambini e per stimolare la memoria, il ricordo e l’apprendimento».
Si tratta di situazioni in cui alcuni particolari momenti si fissano per sempre anche nella memoria degli accompagnatori, come ad esempio – per restare alla più recente uscita – la gioia negli occhi dei bimbi di potere accarezzare un piccolo puledro e il momento del gioco di gruppo. «L’ultimo – raccontano da L’abilità – è stato un grande “gioco della bandiera”, per tutti, in cui anche la nostra Bea, con una tetraparesi spastica che non le consente di comunicare, si è divertita insieme agli altri, scegliendo i bambini che dovevano sfidarsi nel gioco. Con il suo nasino indicava i volti dei bimbi sul suo tablet comunicatore che le “prestava” la voce. E questa, oltre a essere educazione, è inclusione». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazione@labilita.org.