Una città intera accompagna i suoi atleti alle Paralimpiadi del 2016. Prosegue infatti a Parma il progetto Portiamoli a Rio 2016, una campagna di comunicazione sociale finalizzata a dare sostegno logistico ed economico agli sportivi parmigiani che potrebbero staccare il biglietto per le competizioni paralimpiche internazionali, in programma per il prossimo anno a Rio de Janeiro.
L’iniziativa è realizzata dall’Associazione di Promozione Sociale Abili allo Sport – coordinamento che riunisce tutti gli organismi sportivi per persone con disabilità della provincia -, in collaborazione con l’ANMIC (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) e con il patrocinio del CIP (Comitato Italiano Paralimpico), del CONI, e dei Comuni di Parma, Sala Baganza e Sorbolo.
In pratica Portiamoli a Rio 2016 è nato per sostenere dieci atleti e, attraverso la ricerca di sponsor e l’organizzazione di eventi, raccoglie i fondi necessari per dotarli dell’attrezzatura necessaria per prepararsi alle future Paralimpiadi.
Ma la campagna intrapresa ha un valore aggiunto: queste dieci eccellenze sportive del Parmense vengono infatti “trasformate” in testimonial del territorio, in quanto esempi positivi di persone che hanno avuto la forza di superare grandi difficoltà e raggiungere traguardi prestigiosi. Proprio qui risiede la visione innovativa di Portiamoli a Rio 2016: le persone con disabilità vengono cioè “utilizzate” per ottenere una positiva ricaduta sull’immagine della Provincia e per «stimolare lo sviluppo etico dell’intera comunità», come si legge sul volantino di presentazione.
Questi i nomi degli atleti, di ognuno dei quali tracceremo più avanti un breve ritratto: Andrea Pellinghelli (scherma), Alex Rovatti (serie A di basket in carrozzina), Alessandro Straser (atletica), Marco Nicolini, Lucio Mioni e Luca Viglioli (Nazionale italiana di sitting volley, ovvero la pallavolo paralimpica), Luca Righetti (campione italiano di snowboard), Paolo Popoli (campione italiano di sollevamento pesi su panca), Davide Mora e Giulia Ghiretti (campioni pluripremiati di nuoto). I loro volti stanno diventando familiari per i parmigiani. Da alcuni mesi, infatti, le imprese sportive di cui sono protagonisti trovano risalto sulla stampa locale, vengono intervistati alla TV e le pagine web aggiornano costantemente i loro palmares; inoltre, sui social network e su YouTube sono “virali” gli spot che ne raccontano il sogno a cinque cerchi. Sono diventati famosi, riconoscibili per strada, fatto assai raro per degli atleti paralimpici.
Portiamoli a Rio 2016 è per altro solo l’ultima di una lunga serie di iniziative nell’ambito delle discipline paralimpiche, che rende onore al lavoro svolto nel Parmense per incentivare lo sport non solo come pratica agonistica, ma anche come attività ludica e ricreativa, che possa condurre i giovani a riscoprire i valori dello stare insieme.
Parma si conferma dunque una città che vede nello sport un importante strumento di autoaffermazione dell’individuo, in grado di aumentarne il benessere psicofisico e di favorirne la socializzazione e la condivisione di esperienze. E se ne sono accorti anche a livello nazionale. Infatti, nell’Indice di sportività 2013 del «Sole 24 Ore», Parma si è piazzata ottava come offerta di sport paralimpici (terza in Emilia Romagna, dopo Bologna e Modena). Ma si potrebbe fare anche di meglio. In città, infatti, di contro ai 240 giovani con disabilità tra i 15 e i 30 anni che fanno sport, ce ne sono quasi 2.000 che non lo praticano. Eppure la scelta è vasta, con 22 discipline per persone con disabilità disponibili sul territorio e 16 Associazioni che si dedicano alle attività sportive adattate.
Alcune sono società ormai “storiche”. Due nomi per tutti: la Polisportiva Gioco, nata nel 1983 all’interno del Centro Don Gnocchi, gestita da persone con disabilità e divenuta una delle Polisportive più importanti d’Italia, e la MAGIK Basket, fondata nel 1987, che nel 2000 ha portato a Parma, terza città in Italia, il minibasket in carrozzina, inserendo ragazzi con disabilità intellettiva e relazionale all’interno delle proprie squadre.
Ma ora è venuto il momento di conoscerli più da vicino questi campioni che sognano di sventolare il vessillo gialloblu di Parma in Brasile. A loro, già da adesso, va riconosciuto un grande merito: avere portato lo sport fuori dagli impianti dedicati, tra la gente. E, si badi bene, non ho specificato “sport paralimpico”, perché in gara sono atleti come tutti gli altri, lottano fino all’ultimo per conquistare una medaglia e, se necessario, “se le danno di santa ragione”, sportivamente parlando.
Giulia Ghiretti
Già ginnasta della Nazionale Italiana di trampolino elastico, nel 2010 un incidente durante un allenamento le provoca una lesione alla colonna vertebrale. Giulia, però, senza sport non può stare e presto capisce che il suo elemento naturale è l’acqua, «perché in acqua torno a camminare. Mi sono tuffata in piscina e nell’acqua ho ritrovato la voglia di combattere, di competere e di vincere».
La ventunenne Giulia Ghiretti, vicecampionessa europea, è l’unica donna nella compagine di Portiamoli a Rio 2016, una “sirenetta” da record che detiene tre primati assoluti nei 100 metri rana, nei 200 misti e nei 50 dorso. Agli ultimi Campionati Italiani Assoluti Estivi di Nuoto Paralimpico, nello scorso mese di giugno, ha conquistato due ori e un bronzo, migliorando di due centesimi il record italiano, che già le apparteneva, nei 100 stile libero.
Il sorriso aperto e la battuta pronta, ha girato un simpatico spot per promuovere la sua partecipazione alle prossime Paralimpiadi, facendosi trasportare in braccio dai ragazzi del rugby parmigiano. Da autentica sportiva qual è, Giulia rimane con i piedi per terra e pensa sempre a migliorarsi: «Sono ancora in un periodo di carico e per me questo è un momento particolarmente impegnativo, perché tra Università [studia Ingegneria Biomedica a Milano, N.d.A.] e allenamenti, sono molto presa, ma sono anche soddisfatta dei risultati ottenuti. Non riesco ancora a trovare la miglior prestazione nel dorso, stile in cui inizialmente riuscivo ad avere migliori risultati. È comunque sempre bellissimo essere convocata in Nazionale, l’impegno è massimo e ringrazio della fiducia che tutto lo staff azzurro ha sempre dimostrato nei miei confronti».
Davide Mora
Non ci si lasci ingannare dalla sua espressione paciosa: in vasca Davide Mora, 23 anni, diventa uno “squalo” che frantuma record e vince medaglie.
Giovane con sindrome di Down, Davide è un campione di nuoto che dal 2005, anno d’esordio, ha portato a casa diversi titoli italiani FISDIR (Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale). Gli ultimi successi risalgono a febbraio 2015, quando ai Campionati Italiani è salito per tre volte sul gradino più alto del podio nella specialità dorso sulla distanza dei 50, 100 e 200 metri. Non pago, è riuscito a mettere la sua firma anche sul nuovo record italiano dei 50 dorso.
Il 2013 e il 2014 l’hanno visto campione italiano in tre specialità, sia in vasca corta che in vasca lunga. Va forte anche nelle competizioni internazionali. Sempre nel 2013, infatti, ai Campionati Europei in Portogallo ha vinto la medaglia d’oro nella staffetta 4×50 misti e nella 4×100 misti, la medaglia d’argento nei 100 e nei 200 dorso e il bronzo nei 50 dorso.
Scorrendo gli anni a ritroso, è un susseguirsi ininterrotto di piazzamenti sul podio. Per Davide le Paralimpiadi di Rio de Janeiro, bracciata dopo bracciata, si avvicinano.
Luca Righetti
Nel 2014 Luca Righetti aveva partecipato alle Paralimpiadi Invernali di Sochi, dopo una sofferta qualificazione, a causa di un precedente grave infortunio, che aveva rischiato di rovinargli la stagione. In Russia è andata com’è andata, 26° posto nello snowboard cross, disciplina sportiva al debutto olimpico, ma il divertimento e la soddisfazione sono stati comunque impagabili per l’atleta oggi trentaseienne. Se riuscirà ad ottenere il pass per Rio 2016, avrà l’onore di prendere parte a una seconda Olimpiade.
«Lo sport – spiega – aiuta a uscire di casa e a socializzare. L’importante non è diventare campioni, ma stare insieme e mettersi in gioco; d’altronde provare non costa nulla». E lui ne sa qualcosa. «Ho avuto un incidente stradale a 16 anni, con una paralisi alla gamba sinistra. Sin da subito quello che mi ha spinto ad affrontare la mia nuova vita è stato lo sport».
Dopo un’esperienza nel basket in carrozzina, Luca si è accostato allo sport invernale. È quasi un neofita della neve, avendo cominciato a gareggiare nel 2012, ma si è già messo in luce per le capacità tecniche. Nel 2013 ha esordito nelle gare di Coppa del Mondo, è entrato nella Nazionale Paralimpica di snowboard e ha ottenuto un discreto settimo posto in Coppa Europa. Racconta le sue emozioni durante le gare più importanti in un diario sul sito dell’Associazione Abili allo Sport, dove si intuisce la determinazione di un giovane uomo che sulla neve ha trovato la dimensione ideale per esprimere la sua voglia di vivere. E quando la neve non c’è, Luca si tiene allenato macinando chilometri in bicicletta sulle colline parmensi e in pianura.
Paolo Popoli
Il 22 novembre 2014 Paolo Popoli ha fatto bis: si è riconfermato infatti campione italiano di pesistica paralimpica nella categoria +85 kg, sollevando ben 145 chili e ottenendo la miglior prestazione assoluta della gara. Grande soddisfazione anche per la Labas Parma, l’unica società di pesistica olimpica della città, che conta oltre quindici atleti agonisti di livello nazionale. Tra loro, Paolo, classe 1965, che ha dimostrato ancora una volta la stoffa del campione e vede più vicina la qualificazione alle Paralimpiadi del 2016.
La pesistica è una disciplina sportiva poco seguita anche quando a praticarla sono atleti normodotati, uno sport di forza, ma anche di concentrazione, in cui i muscoli non funzionano a dovere se la mente non è pronta a sostenerli. Eppure piace sempre di più, anche a livello paralimpico. Basti pensare che nel 2012 l’Italia aveva solo due atleti con disabilità a livello mondiale ed ora ce ne sono ben sette.
Parma è considerata la “capitale della pesistica paralimpica”, centro federale della FIPE (Federazione Italiana Pesistica). La Labas, nel 2015, ha organizzato una due giorni di intensi allenamenti nella città e la Coppa Italia della specialità si è svolta in provincia, a Sala Baganza, non a caso paese natale di Paolo Popoli. Per la cronaca, lui è arrivato ancora primo nella categoria +88 kg.
Alex Rovatti
A dispetto dei suoi 19 anni, Alex “Billy” Rovatti è un veterano del basket in carrozzina. Ha iniziato infatti a centrare canestri dieci anni fa, quando era un bambino, e oggi è una delle punte di diamante della Gioco-Laumas di Parma, tornata in serie A nel 2015 dopo tre lustri di assenza, al termine di un’intensissima final four, disputatasi proprio nella città ducale nel marzo scorso. Un successo inaspettato, ma ampiamente meritato, per una squadra dal passato glorioso, nata nel 1984 all’interno della Polisportiva Gioco, che fornisce campioni alla Nazionale Italiana maschile e femminile di wheelchair basket.
«Amo il basket in carrozzina perché è spettacolare e divertente», dice Alex, e non gli si può che dar ragione. C’è chi pensa che lo sport praticato dalle persone con disabilità sia una versione edulcorata delle discipline cosiddette “normali”, e invece è sufficiente assistere a una sola partita di basket in carrozzina per cambiare idea. Si tratta di uno sport duro, senza esclusione di colpi, con scontri di sedie a rotelle che spesso finiscono con i giocatori a terra. Insomma, impossibile annoiarsi.
Alex Rovatti ha il volto della mascotte, ma ormai più che una promessa è una certezza nella sua specialità sportiva. Accompagnato da un preparatore atletico e da un osteopata, il giovane cestista parmigiano prosegue lungo la strada verso Rio 2016.
Marco Nicolini, Lucio Mioni e Luca Viglioli
Marco, Lucio e Luca sono i “fantastici tre” del sitting volley made in Parma, oserei dire made in Italy, perché la loro disciplina sportiva è pressoché sconosciuta nel nostro Paese.
Il sitting volley è la pallavolo paralimpica, che si gioca in uno spazio meno esteso di quello tradizionale, con una rete più bassa a dividere due squadre da sei giocatori ciascuna, tutti seduti per terra. I fondamentali tecnici sono gli stessi del volley, ma il grado di precisione dei giocatori dev’essere maggiore perché non si possono affidare alle gambe.
I tre atleti parmigiani fanno parte della Nazionale Italiana di sitting volley, nuova disciplina FIPAV (Federazione Italiana Pallavolo) che ha esordito nel 2015 a Perugia contro il Brasile vicecampione del mondo. Stanno lavorando sodo con l’obiettivo di Rio ben fisso in testa, perché non è semplice costruire quasi dal nulla una rappresentativa capace di competere a livello internazionale con squadre già rodate. Eppure Marco, Lucio e Luca alle imprese impossibili sono abituati. È stato infatti proprio Lucio Mioni, consigliere regionale e nazionale del Comitato Italiano Paralimpico, nonché presidente provinciale dell’US ACLI, ad avere l’idea di fondare la prima squadra di sitting volley nella Provincia di Parma. Ha trovato atleti curiosi e volenterosi, tra cui Marco Nicolini e Luca Viglioli.
Marco, un’amputazione ad entrambi gli arti inferiori, è un instancabile sportivo. Si è cimentato nella pallamano e nell’atletica, ha fatto un’incursione nel nuoto, ma soprattutto per trent’anni ha praticato basket in carrozzina e con la Nazionale Italiana ha partecipato a due Campionati Europei e a un Mondiale. Oggi lo ritroviamo nel campo di sitting volley con l’intatta voglia di sperimentare nuovi progetti: «Senza alcun attrezzo – dice – com’è la carrozzina per il basket o l’hockey, nel sitting si è soli, a misurarsi con le capacità residue del proprio corpo e con gli altri, siano essi compagni o avversari».
Anche Luca Viglioli è un veterano dello sport, campione di hockey in carrozzina e appassionato di handbike. Nel giro di un paio d’anni il team parmigiano ha preso vita. Un gruppo eterogeneo per caratteristiche fisiche ed età, supportato da tre società sportive: la US ACLI, la Polisportiva Gioco e la PGS Lauda. I primi successi non tardano ad arrivare: secondo posto al primo Campionato Regionale di Sitting Volley, primo piazzamento alle Competizioni US ACLI e vittoria nel primo Torneo Nazionale Italiano.
Il pulmino della squadra gira lo stivale carico di entusiasmo, lo stesso entusiasmo con cui Marco, Lucio e Luca sperano di salire sull’aereo che li porterà a Rio de Janeiro.
Alessandro Straser
Alessandro superava gli ostacoli sulla pista di atletica. Nel 2009 è arrivato l’incidente che lo ha messo davanti all’ostacolo più difficile. Impossibile riprendere a correre, ma durante la riabilitazione al Niguarda di Milano, conosce persone che promuovono lo sport in carrozzina. All’inizio dubbioso, decide comunque di provarci, vuole continuare ad essere un atleta, anche se su una carrozzina. Comincia così un’avventura chiamata lancio del peso. Diventa subito campione italiano, categoria F53, con quel peso scagliato ad oltre 6 metri e mezzo di distanza. Nel 2012 torna dai Campionati Italiani di Ancona con tre medaglie d’argento al collo, tre record personali nuovi di zecca e la consapevolezza di poter diventare uno dei più forti lanciatori italiani.
Oggi Alessandro Straser, venticinquenne atleta del CUS Parma, lancia lontano anche disco e giavellotto. Nel corso dei Campionati Italiani Paralimpici Assoluti del 2014, si è distinto nel lancio del disco, ottenendo un argento con la misura di 19 metri e 86 e nel giavellotto, dove è arrivato terzo con 15 metri e 40.
Una curiosità: la sedia a rotelle di Straser non ha… le rotelle, o meglio, queste vengono agganciate soltanto per facilitare il trasporto. Durante la gara, infatti, quattro tiranti fissano la carrozzina a terra per garantire la massima stabilità al momento del lancio. Una carrozzina sui generis, un concentrato di tecnologia uscito dall’Azienda Dallara, produttrice di telai per auto da corsa e vetture stradali ad alte prestazioni, che ha progettato anche l’handbike di Alex Zanardi.
Andrea Pellinghelli
Tesserato con la Società La Farnesiana di Parma, Andrea Pellinghelli, 29 anni, è il “moschettiere” della squadra di Portiamoli a Rio 2016. Schermidore, specialità sciabola, l’arma che stringe in pugno è la più dinamica e veloce, dato che può colpire con tutta la lama, sia di punta che di taglio, anche se solo la parte superiore del corpo.
Andrea è riuscito a farsi strada in uno sport che è sinonimo di competizioni leali, grazie a un impegno e a un costante lavoro che lo hanno portato a raccogliere meritate vittorie in pedana. Ha cominciato a collezionare medaglie nel 2011, arrivando terzo ai Campionati Italiani di Livorno. Un anno dopo ha conquistato il titolo regionale e ha confermato il bronzo nelle competizioni nazionali. Nel 2013, il salto di qualità con la partecipazione a due gare di Coppa del Mondo.
Sulla scorta degli ottimi risultati raggiunti finora, Andrea sta tornando alle gare, dopo un periodo di stop per problemi fisici. È deciso a non farsi trovare impreparato in prospettiva delle Paralimpiadi, un’occasione che come i suoi colleghi non vuole lasciarsi sfuggire. Ora, obiettivo 2016, un’estate in Brasile per vivere il sogno di ogni sportivo.