Parafrasando Totò, «simpatici si nasce e lui non lo nacque, obiettivamente». Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, a bordo della sua carrozzina, irrompe da protagonista a tutti gli incontri internazionali in cui si decide il futuro dell’Europa.
Sguardo grintoso, espressione arcigna, sembra quasi che madre natura abbia dimenticato di dotarlo della capacità di sorridere. Si presenta sempre in giacca e cravatta, come si conviene a un esponente politico di rango. Ad onor del vero, la giacca è un po’ spiegazzata perché “costretta” sul sedile della sedia a rotelle.
Per i tedeschi è Wolf, il lupo, noto per il carattere scostante e brusco. Tutt’altro che un tipo facile, eppure apprezzato in Germania per la pazienza e l’autodisciplina, doti che gli riconoscono anche gli oppositori. È il membro più longevo del Bundestag, il Parlamento Federale Tedesco, di cui fa parte dal 1972, l’unico della sua generazione ad essere ancora lì, inossidabile malgrado le traversie personali e politiche.
Lui stesso ama definirsi come Sisifo, il personaggio della mitologia greca condannato a spingere un masso fino alla vetta di un monte, per vederlo rotolare a valle e ricominciare la fatica daccapo, per l’eternità. Schäuble, più prosaicamente, ha attraversato in prima fila gli ultimi decenni della storia tedesca, sfiorando la leadership del Paese, ma senza mai raggiungerla.
Una persona con disabilità che raggiunge alti livelli in ogni campo accende l’interesse dell’opinione pubblica, si vogliono conoscere i risvolti umani, al punto che la disabilità prende il sopravvento sulla persona e sulle doti che l’hanno condotta al successo. Schäuble sfugge alla consuetudine, è un ministro economico sullo stesso piano di quelli che gli siedono accanto, nessuno pare notare che da venticinque anni lui la sedia se la porta da casa. Ammettiamolo, Wolf incarna il sogno di ogni cittadino con disabilità. Quale disabile, infatti, non ha mai desiderato essere trattato alla pari, giudicato per le capacità e non per ciò che non riesce a fare?
Gli inizi
La biografia ufficiale dice che Wolfgang Schäuble è nato a Friburgo, nel Sud-Ovest della Germania, il 18 settembre 1942. Famiglia rigorosa, Wolfgang ricorda che se la madre «non aveva monete per il parchimetro passava il giorno dopo a pagare». Il severo padre luterano, «un commercialista più ligio dell’ufficio fiscale», dal 1947 al 1952 è stato deputato al Parlamento del Baden-Württemberg, il Land di famiglia (i Länder sono gli Stati Federati della Germania), e ha trasmesso la passione politica anche all’altro figlio, Thomas.
È proprio Thomas a ricordare Schäuble studente, imbattibile in matematica. Il ministro delle Finanze ha studiato presso le Università di Friburgo e Amburgo, si è laureato in Economia e Giurisprudenza, conseguendo un dottorato in Diritto. Dal ’78 all’84 è stato iscritto all’Ordine degli Avvocati del distretto di Offenburg. È di religione protestante, è sposato con un’economista e ha quattro figli, tre femmine e un maschio.
La moglie Ingeborg, parlando di Schäuble padre, non gliele manda a dire: «A Wolfgang non piace sentirselo ricordare, ma li ho tirati su da sola. Quale donna sarebbe contenta?». L’ha sposato nel ’69 e ha accettato un po’ a malincuore la sua carriera politicaLo avrebbe visto bene come avvocato o giudice, ma il marito la pensava in modo diverso. Interpellato in merito alle sue motivazioni, Schäuble ammette schietto: «Faccio volentieri politica, la faccio con gioia. Si soffre sotto il suo peso, ma lo si è voluto. C’è una volontà di esercitare il potere politico, c’è il desiderio di dare forma alle cose e poi c’è la famiglia. Già mio padre era in politica e anche mio fratello. E quando sono stato eletto ho ricevuto un mandato, cioè una responsabilità».
A 23 anni si iscrive alla CDU, l’Unione Cristiano-Democratica di Germania, partito cui apparteneva anche il padre. L’ascesa avviene al fianco di Helmut Kohl, un uomo che non tollera figure che gli facciano ombra, ma Schäuble fa eccezione. È l’astro nascente del partito, diventa più volte ministro nei Governi Kohl e, come titolare del Dicastero dell’Interno, guida la Germania Ovest nei negoziati per la riunificazione con l’Est. In tal senso si può dire che la Germania come la conosciamo oggi sia frutto della sua visione lungimirante. Verso la fine degli Anni Ottanta tutti vedono in lui il futuro Cancelliere.
L’attentato (o “l’incidente”)
Arriva il 12 ottobre 1990. Schäuble tiene un discorso a un evento elettorale ad Oppenau, a pochi chilometri da dove è cresciuto. Si reca in una birreria dove i sostenitori della CDU lo aspettano per brindare. C’è chi chiede un autografo, chi vuole stringergli la mano. Dieter Kaufmann, trentasettenne con problemi psichiatrici e precedenti per droga, dribbla gli uomini della sicurezza, estrae una pistola e gli spara. Una pallottola lo colpisce al viso, un’altra gli perfora la spina dorsale. Trasportato in ospedale con l’elicottero, sopravvive, ma da allora una lesione dalla terza vertebra toracica in giù lo costringe a muoversi su una sedia a rotelle.
Non è però quel genere di persona con disabilità che indugi a parlare del suo stato di salute e delle vicissitudini che l’hanno portato alla carrozzina. Solo qualche anno fa, in un’intervista al mensile tedesco «Capital», si è soffermato per alcuni istanti sulle sensazioni provate quando ha capito di doversi adeguare ad una nuova esistenza: «All’inizio sei disteso e basta, non ti puoi muovere, vieni alimentato con una cannuccia e hai dei dolori. Poi mi sono detto: ricava il meglio da questa situazione, se no ti rovini il resto della vita».
La ripartenza
Nell’estate del 1991 pronuncia al Bundestag il suo discorso più celebre, convincendo maggioranza e opposizione a ratificare lo spostamento della capitale da Bonn a Berlino. Entra così nella storia della Germania, solo pochi mesi dopo l’attentato, anzi, “l’incidente”, come lo ha sempre definito lui, considerandolo una sorta di “infortunio sul lavoro”.
La sopraggiunta disabilità non lo cambia, il temperamento tenace diventa un’arma per non essere “compatito”. Blocca sul nascere le Associazioni che lo vogliono al loro fianco per difendere i diritti dei cittadini con disabilità, il pensiero di rendersi antipatico non lo sfiora. Ritornato in Parlamento, rifiuta qualunque manifestazione pubblica di solidarietà da parte dei colleghi.
Lui non si è mai considerato un “disabile che fa politica”, è un “politico sulla sedia a rotelle”. Lo stesso Kohl contribuisce a motivarlo dicendogli che può tranquillamente fare il Ministro anche da seduto.
I suoi discorsi politici continuano ad essere aspri e non vuole che la carrozzina gli venga rinfacciata quale alibi per la sua durezza: «Molti credono che chi è disabile debba essere amareggiato: la sedia a rotelle non mi ha reso né più duro, né più amareggiato, e non ha fatto di me neanche un uomo migliore. Essere sulla sedia a rotelle non rappresenta un vantaggio qualitativo morale».
Una cosa, però, “l’incidente” gliel’ha insegnata, ad essere più tranquillo: «L’esperienza che da un secondo all’altro tutto può cambiare rende più calmi», confessa. La vita politica continua, dunque, come se nulla fosse accaduto.
Nel 1998, dopo la sconfitta elettorale della CDU e la conseguente fine dell’era Kohl, l’eterno numero due Schäuble diventa presidente del partito e la strada verso la nomina a Cancelliere è ormai in discesa. In qualche occasione il diretto interessato si chiede pubblicamente se un uomo in carrozzina sia adatto a ricoprire questo incarico, ma è solo un modo per preparare il Paese a questa eventualità, è sottinteso, infatti, che lui sa benissimo di potercela fare. Ci si mette però di mezzo il destino. Tra la fine del ’99 e l’inizio del 2000, uno scandalo su finanziamenti illegali al partito investe lui e il potente Kohl. Schäuble ammette in televisione di avere ricevuto una donazione non registrata da parte di un controverso commerciante d’armi e si scusa per avere mentito in Parlamento sui suoi rapporti con questo personaggio. Lotta per mantenere la presidenza della CDU, ma si moltiplicano le voci che ne chiedono le dimissioni. È il semaforo verde per la scalata di Angela Merkel, fino ad allora semisconosciuta segretaria generale, l’unica del partito ad avere avuto il coraggio di condannare con un articolo la vecchia leadership della CDU.
Frau Merkel prende dunque il posto di Herr Schäuble, un uomo che molti ormai pensano in pieno declino. È un periodo turbolento nel quale i rapporti con Kohl si guastano irrimediabilmente; l’ex Cancelliere, infatti, non dice una parola in difesa di quello che era il suo pupillo. Schäuble tace, inghiotte amaro e smette di rivolgergli la parola. Deve scendere a patti con la realtà, non potrà mai più diventare capo del Governo. È il momento di organizzare il ritorno sulle scene, ma la “salita di Sisifo” è irta di ostacoli.
Il partito lo intralcia quando nel 2001 è in lizza per candidarsi a Sindaco di Berlino. I rapporti con la Merkel non sono buoni, soprattutto dopo che nel 2004 lei prima promette poi gli nega la Presidenza della Repubblica. La “ragazzina venuta dall’Est” diventa l’anno dopo il primo Cancelliere donna della Germania e chiede proprio a Schäuble di tornare al Ministero dell’Interno. Lui accetta, ed entrambi dimostrano di saper superare le divergenze che li hanno portati allo scontro solo un anno prima. Nel 2009 la Merkel vince ancora le elezioni e lo conferma nella sua squadra, questa volta come Ministro delle Finanze, l’unico nel nuovo Governo ad avere ricoperto incarichi ministeriali prima della caduta del Muro di Berlino.
Il politico e l’uomo
«Nessuno, neppure Merkel, sa che cosa Wolfgang Schäuble pensi e senta davvero. Nonostante questo, o forse a causa di questo, continua ad affascinare la gente», ha scritto il noto settimanale tedesco «Der Spiegel».
Schäuble ha avuto il coraggio di prendersi sulle spalle il ruolo del “cattivo”. Non gli costa fatica incarnare la faccia cinica dell’Europa, gli viene naturale. Con ogni probabilità è consapevole del suo carisma e del fascino che esercita, forse prova un sottile piacere nel constatare la sorpresa della gente che da una persona con disabilità si aspetta parole buone, carattere mite e gesti magnanimi. Non vorremmo rovinare l’aura spietata che lo circonda, ma chi conosce bene la politica internazionale afferma che Schäuble è in realtà un uomo che ascolta le idee altrui, il più europeista del suo partito. Ha visto lungo, la Cancelliera, quando l’ha voluto al suo fianco, sapeva che dentro la corazza si celava un uomo esperto, in grado di tessere accordi tra fazioni opposte.
Dal ’69 ad oggi è il primo Ministro delle Finanze a chiudere un bilancio in pari, non per niente nel 2010 il «Financial Times» lo ha incoronato come miglior ministro economico europeo. È rimasto sempre il “numero due” e se la cosa gli pesa non lo dà a vedere. Può consolarsi con l’indice di popolarità che in patria lo vede scavalcare Angela Merkel.
Nella vita privata è un intellettuale che divora libri storici, trascorre le vacanze nella sua casa sull’Isola di Sylt, la “Capri della Germania”, va a teatro, all’opera e al cinema. Ogni due mesi si incontra con un ristretto numero di uomini che in passato hanno collaborato con lui. Persone di fiducia ma – come loro stessi ci tengono a sottolineare – non consiglieri, perché Schäuble cerca stimoli, non consigli, in quanto dotato di un’indipendenza interiore che percepiscono tutti coloro che lo circondano. Non si lascia avvicinare dagli estranei (l’attentato gli ha insegnato a diffidare delle facce sconosciute) e non prova particolare simpatia per i giornalisti. Magari perché appartengono a una categoria che indugia volentieri sulle sue condizioni fisiche.
Prendiamo il Bundestag. La rampa d’accesso al Parlamento è ripida, percorrerla in carrozzina è faticoso. È il luogo dove vengono scattate quelle che Schäuble definisce «foto stupide» in cui viene immortalato il suo sforzo, per poi commentare «oh, quant’è dura per Schäuble!». Per questo motivo, in genere, un poliziotto presidia la rampa e scoraggia i paparazzi indiscreti. «Se qualcuno punta comunque la sua macchina fotografica, posso diventare anche scortese», afferma il Ministro, e non stentiamo a credergli. Più difficile evitare gli eventi mondani, ogni tanto non può esimersi, ma non li apprezza per un motivo molto semplice: «Per una persona sulla sedia a rotelle ci sono davvero situazioni migliori che spintonarsi con gli altri intorno a un buffet, per poi forse farsi riempire pure di briciole dall’alto».
Ogni persona con disabilità sa bene che possono essere tanti e piccoli i disagi quotidiani, impensabili per coloro che si muovono agevolmente. Le briciole in testa al buffet e gli spintoni nella ressa sono soltanto un esempio. L’organizzazione giornaliera per un superMinistro ultraimpegnato, spesso in giro per il mondo, è probabilmente più complicata di quanto immaginiamo, figuriamoci quando il suddetto Ministro si sposta in carrozzina.
Il quartier generale di Schäuble si trova presso il palazzo dell’ex Ministero dell’Aria del Terzo Reich, a Berlino. Verso le otto arriva in ufficio, dopo avere letto già parecchi giornali. Lui non può saltar giù dal letto all’ultimo momento, lavarsi, radersi, vestirsi di corsa e partire, i suoi rituali mattutini prima di uscire di casa sono necessariamente più lunghi, pertanto si presume che la sua sveglia suoni tra le quattro e mezza e le cinque.
La spiegazione di tanto vigore si può intravedere nel quadro di Jörg Immendorff che ha scelto di appendere nel suo ufficio, intitolato Infondere audacia. Per essere Wolfgang Schäuble ci vuole audacia. Lui sovverte i pregiudizi con il suo atteggiamento e in questo modo si dimostra rivoluzionario. Non ha mai perso la dimensione di persona, non si sente vincolato dalla disabilità. Anche se non ha mai prestato il volto a campagne sociali per l’inclusione dei disabili, a modo suo ha fatto comunque comunicazione sociale, rivendicando il proprio diritto di essere un “antipatico” disabile di successo.