Quest’anno, caro Lone [il “compagno a quattro ruote” di Rosa Mauro, ovvero lo scooter elettrico che l’Autrice ha fatto talora parlare “in prima persona” anche su queste pagine, N.d.R.], mi spiace, ma non dedico il racconto delle mie vacanze solo a te. Quest’anno voglio dedicare il racconto della mia narrazione anche ad un altro ascoltatore, che però non so se vorrà ascoltare. Nel caso remoto in cui voglia farlo, per te e per tutti coloro che invece ascolteranno, eccolo qui.
Quest’anno ho deciso di unire la mia voglia di natura alla mia curiosità verso il nuovo, per cui ho scelto la Lombardia, anzi la Provincia di Varese, coniugando la bellezza dei laghi all’Expo di Milano. Dieci giorni in cui certo non era possibile coniugare tutto, diciamo che ho “morso i laghi” e sono andata all’Esposizione Universale, con esiti diversi.
Ho intenzione di dedicare all’Expo un racconto a sé, aspettando anche la penna di un’amica che vi si recherà ad ottobre, per cui dovrete avere la pazienza di aspettare; per il momento vi dico solo che è un’occasione persa per essere davvero universali, perché per questo non basta far venire Paesi da tutte le parti del mondo, bisogna anche avere considerazione per tutte le tipologie dei visitatori, e non solo del mondo, anche dietro casa nostra.
Però, ripeto, la mia vacanza non è stata solo Expo, ma un’occasione per visitare i laghi, luoghi che amo molto, e soprattutto qualcosa che volevo da tempo visitare, le Isole Borromee del Lago Maggiore.
Ed ecco svelato, prima di continuare, il nome del mio misterioso ascoltatore, che vorrei fosse seduto tra di voi, la Famiglia Borromeo.
Cara Famiglia Borromeo, possiedi bellezze naturali ineguagliabili, non certo per merito – almeno non la tua generazione – ma solo per eredità. Ma visto che non mi consideri degna di visitarle, a causa della mia disabilità, ti racconto chi e come sono, chissà che tu cambi idea e mi veda come tutti gli altri, invece di un “fastidio” che minaccia la bellezza e l’integrità delle tue proprietà.
Come ormai è noto ai Lettori, siamo una famigliola di tre persone, io, mio marito e il figlio di quasi 18 anni ormai, Giovanni, ragazzo che avete imparato a conoscere. Per l’occasione, si è unito a noi anche Simone, che di Giovanni è amico fraterno e che ci ha aiutato a rispettarne l’età, mantenendo però un controllo discreto che data la sua natura di ragazzo con autismo, è ancora indispensabile. Insieme abbiamo preso un’ineccepibile treno Freccia Rossa, e siamo arrivati in tre ore a Milano, dove avevamo noleggiato una macchina.
Ehm… Hertz carissima, una Giulietta al posto di una Station Wagon non è dare una macchina equivalente. Hai costretto mio marito a smontare la sedia ogni santa volta che dovevamo uscire, e lui ti ringrazia tanto del mal di schiena…
A parte questo piccolo inconveniente, quando siamo arrivati all’albergo è stata una piacevole sorpresa. Naturalmente mi ero accertata che fosse accessibile, però ci sono anche elementi che non puoi domandare, ma che speri solo ci siano. Questi elementi sono coloro che l’albergo lo animano, maître, reception, pulizie. Tutte persone che si sono rivelate non solo gentili e disponibili, ma anche umane e coinvolgenti, tanto che alla fine dei dieci giorni ci eravamo davvero affezionati gli uni agli altri e Giovanni non voleva più andare via.
Perfino lo chef, informato dal primo giorno delle mie allergie, si è dimostrato creativo e rispettoso, non limitandosi a farmi una pasta in bianco, come spesso mi è capitato negli alberghi, ma proponendomi alternative comunque gustose senza aglio e cipolla, cui sono intollerante. Né si sono mai dimenticati il sugo di pomodoro per Giovanni e il parmigiano a parte. Si sono procurati il latte di riso, hanno imparato a fare il caffè come piace a Giovanni, con orzo e cacao.
Unico neo, il ristorante non era accessibile, per cui abbiamo mangiato al bar attiguo, con grande soddisfazione di Giovanni che non ama i posti affollati.
La piscina, infine, era solo parzialmente accessibile, grazie a un sistema di gradini poco rilevati che comunque permettevano l’entrata in acqua aiutandosi con le braccia e con gli addominali.
Ho subito cominciato ad andare per laghi, o meglio per lungolaghi, e qui devo dire che Varese e Provincia non sono messi male. Il Lungolago di Varese ha una pista ciclopedonale per tutta la sua lunghezza, ed è quindi percorribile con una carrozzina. Certo, il lago non è balneabile, per nessuno, però è stato davvero piacevole passeggiare, nelle ore permesse dal gran caldo.
La natura offre a tutti i sensi occasioni di ammirare le sue bellezze, e quindi posso dire che il Lago di Varese è davvero bello, non solo alla vista.
Io però volevo immergere le mani, la pelle, nell’acqua, e così sono andata anche sul Lago di Monate, che mi avevano detto essere balneabile. E qui ho incontrato la prima vera differenza tra l’opinione dei “non carrozzati” e la realtà per chi si sposta come me: per me, infatti, il Lago di Monate non solo non è balneabile, ma nemmeno accessibile. Non ci sono scese alla riva possibili per chi ha una carrozzina, nemmeno in presenza di parchi pubblici con scesa al lago, il che sembra davvero il colmo. Se infatti un Comune fa un parco pubblico per permettere a tutti di fruire delle bellezze del lago, perché non renderlo accessibile a tutti?
Ti dico questo, Famiglia Borromeo, perché voglio convincerti che non sono un “marziano con tre teste”: i miei desideri, come vedi, sono quelli di tutti.
E ora veniamo proprio a te, perché se ti ho dedicato questo articolo non è certo un caso: le avevo lasciate quasi per ultime, le tue isole, perché avevo tanto desiderato andarci e volevo un ricordo vivido, che coincidesse quasi con la fine della vacanza. Volevo dedicarci un articolo, mi sono recata all’imbarcadero e qui ho scoperto la verità, che non avevo voluto ascoltare da internet, dove pure era scritta.
Per tua responsabilità, le tue isole e rocche – compresa quella di Angera – sono interdette a noi, persone con disabilità motoria (a bella posta non uso la parola “disabili motori”, perché prima siamo persone…). Mi sono sentita come se avessi una stella gialla sul petto, una paria, e ho pensato: cosa può esserci di peggio? Il motivo per cui lo fai, ecco cosa è peggio! Lo fai perché sostieni che gli adattamenti per noi ti rovinerebbero le isole, il paesaggio, la tua enclave imprigionata nel tempo.
Lascia che ti dica una cosa, Famiglia Borromeo, non siamo noi a rovinare le tue isole, sei tu! Pensare che uno scivolo, o un ascensore, che permettano a noi di condividere le tue isole – ma anche ad anziani, a famiglie con bambini piccoli (presumibilmente costrette a portarseli in braccio a casa tua) – siano oggetti che ne deturpano la bellezza, significa essere irrimediabilmente brutti. La bellezza si nutre di generosità e di rispetto per la natura di ognuno, e in ogni momento in cui tu non costruisci quello scivolo, non metti quell’ascensore, tu meriti meno tale bellezza.
Mi è stato detto che è perché vuoi che tutto rimanga così, e allora mi domando cosa troverei in casa tua. Belletti e crinoline? Le lampade ad olio invece dell’elettricità? I pitali in camera? Suppongo di no, visto che il mondo è evoluzione e ciò che evolve per il bene di tutti non è solo giusto, ma anche un’aggiunta, e non una perdita, di Bellezza.
Bene, mi sono permessa questa digressione, e ora racconto la fine della vacanza. Abbiamo fatto altre due o tre puntate in altre zone, Ispra e la stessa Angera nella zona del lungolago.
Non posso pronunciarmi sul Lago Maggiore, giudicando da due sole località, ma approfitto delle gite in queste due zone per segnalare un’ulteriore deprecabile abitudine che so diffusa anche altrove: a parte l’avviso per le Isole Borromee, non esiste una mappa, in internet, di luoghi accessibili o meno. Devi andare alla ventura e sperare che non ci siano troppi sassi, o discese mostruose che rendano una gita una nostalgica occasione persa.
Non credo si vada falliti se si segnala che Ispra ha sì spiagge balneabili, ma che esse non sono accessibili… E metteteci anche che, nella stessa Ispra, la pista ciclopedonabile diciamo che è possibile attraversarla con una carrozzina se questa ha le ruote adatte, o se si dispone, come me, di un accompagnatore robusto. Altrimenti, a “vedere” la spiaggia manco ci arrivi!
Tirando le somme, la Lombardia mi ha accolto bene, ma tutto è migliorabile, auspicando un sempre maggiore rispetto per tutte le tipologie di turisti e non solo per quelle che si possono fare i chilometri in bicicletta o a piedi. Quindi tornerò in questi posti, sperando di poter dire che ho visitato tutto il visitabile e anche oltre!