Una mostra unica, sia per il valore delle opere, sia per l’importante esperienza fruitiva: questo si sta rivelando Il Rinascimento oltre l’immagine, inaugurata all’inizio di luglio al Museo Tattile Statale Omero, presso la Mole Vanvitelliana di Ancona e aperta fino al prossimo 4 ottobre.
Organizzata dal Museo Omero e dal Museo Privato Bellini di Firenze, l’esposizione propone opere originali di grandi maestri del Rinascimento, appartenenti alla famiglia Bellini, dinastia di collezionisti fiorentini, attiva da oltre sei secoli. In particolare, la “scintilla” del progetto è scattata dall’incontro tra Aldo Grassini, presidente del Museo Omero, e Luigi Bellini, concordi nel voler creare uno spazio dove ritrovare una serie di capolavori rinascimentali, con un valore aggiunto, ovvero la possibilità di percepirli oltre l’immagine, utilizzando tutti i sensi, in un allestimento curato da Massimiliano Trubbiani, che prevede profumi e musiche del tempo, e lascia alla mano la possibilità di toccare quei marmi, quei bronzi, quei legni e quelle terrecotte.
Dagli inediti giovanili di Donatello (Madonna con Bambino: terracotta policroma caratterizzata dalla forte espressività dei volti) e Verrocchio (Testa di Cristo: terracotta dal grande pathos nell’espressione dolente del Cristo), alle candide ceramiche della Famiglia Della Robbia (l’iconico San Giovannino Benedicente e la leggiadra Dovizia), dalla Coppia di Putti di Baccio Bandinelli, fino alla Trasfigurazione di Cristo di Paolo Veronese, senza dimenticare opere più antiche, come un rarissimo Cristo benedicente del XII secolo in legno policromo: questo e molto altro ancora si può ammirare in questi mesi al Museo Omero di Ancona.
«Ventuno sculture e quattro tele – scrive Aldo Grassini, nel catalogo della mostra – possono darci uno spaccato della luminosa civiltà che, muovendo dall’Italia, conquistò i popoli d’Europa e fissò i canoni estetici di un’età che ha esaltato la bellezza. Ciò è stato possibile grazie all’incontro con un personaggio d’altri tempi, quel Luigi Bellini che possiede una tal collezione di capolavori, raccolti dalla sua famiglia nell’arco di sei secoli, da farci ricordare nel suo palazzo quattrocentesco di Firenze i fasti di un’epoca lontana, quando l’opulenza si sposava alla bellezza e il potere amava esprimersi nel fulgore delle arti belle».
Dal canto suo, è lo stesso Bellini a sottolineare l’importanza dell’avvio di un progetto innovativo come questo: «Dopo essermi confrontato con Grassini – ricorda -, abbiamo sentito insieme la necessità impellente di ridurre le distanze che separano l’arte e gli uomini, avvicinando le persone alle opere d’arte, innescando tra essi la possibilità di un dialogo con tutti e cinque i sensi. “Sentire l’opera”: questo è diventato il fil rouge che ci ha spinti a collaborare. Tutti devono avere la possibilità di “sentire le opere d’arte” e venire scossi dalle vibrazioni che lo scalpello per lo scultore o il pennello per il pittore vi hanno lasciato impresse. Tutti, soprattutto chi vive un disagio che gli impedisce di goderne la visione fattiva, ma può figurarsi quella intellettiva ed emozionale».
A confermare tra l’altro come il Museo Omero di Ancona sia realmente una struttura oltre le barriere e i confini, sensoriali, culturali e linguistici, sono stati anche due diversi gruppi di visitatori, arrivati nei giorni scorsi, vale a dire i giapponesi della comitiva dello IAMG (Inclusive Access to Museums and Galleries, ovvero “Accesso inclusivo a musei e gallerie”) e gli oltre cento esperantisti provenienti da venti diversi Paesi, fra cui Cuba, Brasile e Russia, in un animato transito di culture diverse, tutti giunti ad Ancona per apprezzare i capolavori della scultura occidentale attraverso un inedito approccio tattile.
In particolare, il gruppo nipponico, guidato da Hanzawa Kozue e composto anche da persone non vedenti, ha voluto approfondire nell’arco di tre giorni la conoscenza della collezione museale e dei servizi educativi correlati, mentre la folta comitiva di esperantisti, fra cui trenta persone non vedenti, reduce dall’82° Congresso Nazionale degli Esperantisti di San Benedetto del Tronto, è stata accompagnata nella visita dal citato Aldo Grassini e da Daniela Bottegoni, fondatori del Museo Omero e da sempre appassionati esperantisti. (S.B.)
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