«Basta sbagliare sulla pelle delle persone! La spesa non è affatto fuori controllo!»: è sin troppo chiaro l’appello lanciato dalle oltre cinquanta organizzazioni di persone con disabilità di tutta l’Isola, che fanno parte del Comitato dei Familiari per l’Attuazione della Legge 162/98 in Sardegna, di fronte ai tagli prospettati in vista della Legge Finanziaria Regionale, tagli che rischierebbero di ridimensionare pesantemente un “modello”, com’è appunto ritenuto da più parti quello della Sardegna, al quale guardano attentamente tante altre Regioni d’Italia e non solo.
A raccontare i fatti più recenti è Francesca Palmas, responsabile del Centro Studi dell’ABC Sardegna (Associazione Bambini Cerebrolesi), Associazione audita dalle Commissioni Bilancio e Sanità della Regione, insieme ai rappresentanti del Comitato per la Legge 162: «In quelle sedi – spiega Palmas – abbiamo chiesto a tutti i Consiglieri di scongiurare i tagli previsti in Finanziaria ai piani personalizzati derivanti dalla Legge 162 e al percorso Ritornare a casa (Programma per promuovere l’uscita dagli istituti delle persone con disabilità grave), trovando attenzione da tutti i componenti di maggioranza e opposizione. Ciò che sta succedendo, infatti, è che nei Capitoli di Bilancio ci sono 10 milioni in meno per la Legge 162, 22 milioni in meno, di fatto, per il Ritornare a casa e altri 10 milioni in meno dal Fondo Sanità, che finora ha permesso di mantenere i piani di sostegno».
Quanto mai significativa è la successiva precisazione dell’esponente dell’ABC Sardegna: «Non stiamo parlando di finanziamenti a pioggia o di sussidi, ma di servizi, in termini di ore di sostegno da parte di operatori (educatori, assistenti alla persona, servizi sportivi o di socializzazione) alle persone con disabilità grave è gravissima, nel proprio domicilio, nella propria comunità di riferimento, tra i loro affetti; progetti che vengono realizzati insieme ai Comuni di residenza e personalizzati, appunto, in base alle effettive esigenze delle persone». Una realtà, questa, argomentata di fronte ai Consiglieri Regionali, anche con un’analisi dettagliata dei dati, oltreché delle motivazioni sociali, tecniche e politiche.
«Abbiamo sottolineato – dichiara dal canto suo Rita Polo, portavoce del Comitato per la Legge 162 – l’assurdità di questi “tagli preventivi”, come sono stati definiti, che mancano sia di una conoscenza corretta del fenomeno e dei risultati che produce, sia di una visione di welfare sociale “moderno” efficace ed efficiente in tema servizi personalizzati e domiciliari alle persone, nell’ottica dei diritti umani. Il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere incluse nella società, con la stessa libertà di scelta di ogni altro: questo avviene con i progetti di sostegno di assistenza personalizzata e alla vita autonoma e indipendente, direzione in cui la Sardegna sta già procedendo ormai da anni, dimostrando, in questo settore, di essere un’“eccellenza”, guardata come “modello” sia in Italia che in Europa».
In termini pratici, dunque, la ricaduta immediata di quei tagli sarebbe la sospensione del progetto in corso per oltre 3.200 persone, portando anche a 1.500 posti di lavoro in meno.
«Non chiediamo un euro in più, ma non vogliamo che sia sottratto nemmeno 1 euro!», riprende con decisione Palmas, analizzando poi le repliche prodotte dall’assessore regionale al Bilancio Raffaele Paci alle argomentazioni prodotte dalle organizzazioni: «Perché l’Assessore afferma in maniera completamente errata che la spesa derivante dalla Legge 162 sarebbe “fuori controllo”? Come può ignorare che negli ultimi sei anni il percorso si è stabilizzato e che la spesa iscritta in bilancio si aggira sempre intorno ai 104 milioni di euro? I piani personalizzati, che ad oggi sono 39.000, che erano 38.000 lo scorso anno e 36.000 l’anno prima, comportano una spesa sempre invariata di 117 milioni! Più in generale, dal 2009 ad oggi la spesa è cresciuta in totale dell’1,1%, ovvero di un insignificante 0,18% medio annuo e addirittura, rispetto all’anno scorso, la spesa totale è diminuita di 4 milioni di euro. Cosa sarebbe, dunque, “fuori controllo”?».
«Ci lascia piuttosto perplessi – prosegue Palmas, adombrando altre possibili motivazioni – sentir dire che gli investimenti nel sociale in Sardegna sono “altissimi”, perché questo ci fa sospettare una scelta di campo che porti all’abbandono dello Stato Sociale e a un ritorno allo “stato di beneficenza”. A tal proposito, cosa significa dire che sono “interventi impropri”? Perche si vuole gettare uno stigma su un intervento così strutturato, lanciando il sospetto che si tratti di interventi fuori dalla legalità?».
E invece, come già detto, da una parte ci sono i dati a confermare la stabilità del sistema, dall’altra il gradimento delle famiglie e delle persone con disabilità per un servizio di cui possono essere protagoniste.
«Certo – sottolinea Palmas – ci sono anche proteste, ma solo perché la Regione trasferisce in grandissimo ritardo le risorse ai Comuni e le famiglie rimangono letteralmente “strozzate” senza i rimborsi dovuti per il pagamento degli stipendi agli operatori. E del resto, l’assessore Paci sembra anche ignorare che proprio noi, le persone con disabilità e le loro associazioni, abbiamo chiesto e ottenuto una Legge sui controlli dei finanziamenti derivanti dalla Legge 162, che non viene applicata nemmeno dal suo stesso Governo. E ancora, in Commissione Sanità l’Assessore ha parlato di una sperimentazione che sarebbe stata avviata su una platea di persone “con un’invalidità superiore al 50%”, dichiarazione che oltre ad essere del tutto errata, non ha neanche alcun significato tecnico, in quanto ovviamente a usufruire della Legge 162 sono tutte persone con disabilità grave e gravissima. E questa, purtroppo, è un’ulteriore conferma che si ignora il fenomeno e non si possiedono i dati corretti».
Giova qui segnalare un “precedente” non trascurabile, quando cioè, nel luglio dello scorso anno, la Giunta Regionale Sarda approvò una Delibera contenente un taglio di 4 milioni e mezzo nel medesimo settore, salvo poi ritirarla, grazie anche alle proteste di tante organizzazioni, una volta constatato che “i conti erano sbagliati”. Letteralmente.
«Sempre in spirito collaborativo – ricordano congiuntamente Palmas e Polo – facciamo parte della Commissione Tecnica dell’Assessorato alla Sanità per la Riqualificazione del Fondo Non Autosufficienza e quindi stiamo già collaborando attivamente per migliorare un sistema in sé virtuoso. Riqualificare, però, non significa certo tagliare, senza mai dimenticare che i piani personalizzati permettono un risparmio notevole in Sanità. Basti pensare che quelle stesse persone sostenute oggi a domicilio con una spesa massima di 14.000 euro all’anno, se fossero ricoverate in una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA), costerebbero almeno 62.000 euro all’anno!».
«Allora – concludono – cosa dobbiamo fare? Vogliamo valutare la qualità e attuare i controlli, come noi stesse Associazioni abbiamo chiesto e fatto scrivere in una Legge, ma che la Giunta Regionale non attua, ipotizzando invece solo tagli lineari che rischiano di far crollare un sistema? Le drammatiche e dolorose vicende di questi giorni sui maltrattamenti ai danni di persone con disabilità fragili e indifese ci indignano ancor di più [nello specifico della Sardegna, risalgono solo a pochi giorni fa i fatti accaduti a Decimomannu, in provincia di Cagliari, N.d.R.] e allo stesso tempo ci mandano un altro segnale forte: non arretreremo di un passo nel sostenere i piani personalizzati e domiciliari, pronti, naturalmente, a spiegare ancora una volta i dati e la storia di questa buona prassi riconosciuta a livello nazionale, e a farlo pubblicamente, in tutte le sedi, per il bene delle persone sarde con disabilità grave e gravissima». (S.B.)
Presso l’ABC Sardegna (Francesca Palmas, francesca@abcsardegna.org), sono disponibili tutti i dati di cui si parla nella presente nota, oltre ad ogni altra informazione e approfondimento.