Moderata soddisfazione viene espressa dal Comitato 16 Novembre (Associazione Malati SLA e Malattie Altamente Invalidanti), in attesa di atti concreti che diano seguito a quanto dichiarato nei giorni scorsi da Raffaele Tangorra, direttore generale per l’Inclusione e le Politiche Sociali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, durante un incontro riguardante la definizione del Piano Nazionale sulla Non Autosufficienza, cui il Comitato ha partecipato.
Sulla situazione di stallo nel settore, quest’ultimo aveva anche preannunciato dure manifestazioni di protesta, per i primi giorni di maggio, che al momento – dopo l’incontro di cui detto – sono state sospese.
«Il direttore generale Tangorra – dichiara Salvatore Usala, segretario del Comitato 16 Novembre – ha illustrato una proposta con la quale si intende dare una svolta al Piano Nazionale sulla Non Autosufficienza, mettendo innanzitutto in luce la priorità delle disabilità gravissime, poste al centro delle politiche socio-sanitarie. Si è parlato inoltre – finalmente, è il caso di dire – di diritti esigibili sui Livelli Minimi di Assistenza per le disabilità gravi e gravissime. E ancora, è stato reso noto che la ripartizione delle risorse avverrà, dal 2017, in base al numero dei dati sui disabili gravissimi comunicati nel 2016, dati che verranno certificati dalle Commissioni di Valutazione Multidisciplinare in base a scale internazionali. Si dovrebbe infine procedere rapidamente, dal momento che già per il 18 maggio prossimo è stata programmata una riunione per definire i vari passaggi, prima di andare in Conferenza Stato Regioni per l’approvazione definitiva».
Permangono per altro alcune importanti criticità, secondo Usala, a partire dall’attuale entità del Fondo per la Non Autosufficienza (400 milioni), ritenuta, dal rappresentante del Comitato 16 Novembre, «cifra ridicola per i bisogni della disabilità. Per il 2016 servirà dunque un incremento di almeno 200 milioni, per arrivare nel giro di quattro anni a una cifra di 1.200 milioni, da noi ritenuta congrua».
Un’ultima annotazione riguarda le Regioni, rispetto alle quali, secondo Usala, sarà necessario «un atto legislativo blindato, non interpretabile, per impedire ad alcune di loro di utilizzare le risorse del Fondo per altre destinazioni. Le Regioni stesse, inoltre, dovrebbero contribuire al Piano almeno con una cifra pari al 50% del finanziamento ottenuto». (S.B.)
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