«Giulia, mamma di Aurora di 8 anni. Per gli esami di controllo per la bambina, ha speso 16,17 euro per l’esame delle urine, mentre nel privato le sarebbe costato 2,17 euro; e 20,89 euro per l’emocromo che nel privato le sarebbe costato 9,89 euro: è il cosiddetto “effetto superticket”. Aspetta da 520 giorni che sia rispettato il Patto per la Salute e vuole l’abolizione del superticket».
«Francesco, 30 anni, a causa di un incidente ha subito lesioni alla colonna vertebrale e sta su una sedia a rotelle. La ASL ha detto di scegliere tra letto articolato o carrozzina. Aspetta da 490 giorni che sia rispettato il Patto per la Salute».
«Andrea, 60 anni, convive da anni con il Parkinson. Gli hanno ridotto le ore di fisioterapia gratuita da 90 a 30 ore l’anno. Spende annualmente 12.960 euro per la fisioterapia di mantenimento a casa. Aspetta da 479 giorni che sia rispettato il Patto per la Salute».
Sono queste alcune delle storie portate in piazza a Roma il 4 maggio scorso, con la mobilitazione denominata #hannorottoilpatto, dal Tribunale per i Diritti del Malato e dalle Associazioni aderenti al CnAMC (Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici) di Cittadinanzattiva, per denunciare la mancata applicazione del Patto per la Salute 2014-2016*, con una serie di impegni e scadenze disattesi, da Governo e Regioni, che hanno danneggiato i cittadini, in particolare quelli con Malattie Croniche e Rare, e che stanno minando alla base le garanzie di equità e accesso alle cure del Servizio Sanitario Nazionale.
L’iniziativa si è tenuta in occasione della Giornata Europea dei Diritti del Malato di Cittadinanzattiva, che ha visto numerosi eventi a livello nazionale ed europeo e anche il lancio, a Bruxelles, di una campagna di informazione rivolta ai cittadini sulla Carta Europea dei Diritti del Malato (la si legga nel box in calce).
Cittadinanzattiva ha anche avviato una raccolta di firme (in corso pure nel web), per l’abolizione del superticket di 10 euro, ritenuta dall’organizzazione una «tassa iniqua sulla salute che ha alimentato le disuguaglianze, aumentato i costi delle prestazioni sanitarie, spingendo i cittadini a rivolgersi al privato e non ha nemmeno rimpinguato le casse del Servizio Sanitario Nazionale, anzi le ha impoverite».
«Il 4 maggio – sottolinea Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato – abbiamo voluto certificare e denunciare il mancato rispetto da parte di Governo e Regioni del Patto per la Salute dei cittadini e come ciò stia avendo effetti diretti sull’accesso alle cure, sui diritti dei malati, sull’aspettativa di vita e sulle diseguaglianze sempre più laceranti nel nostro Paese. E non capiamo proprio come il DEF 2016 [Documento di Economia e Finanza, N.d.R.] possa riportare nero su bianco che il Patto per la Salute non solo è stato già implementato, ma persino rafforzato. E non basta: l’assurdo è che già si sta lavorando al nuovo Patto! È invece il momento di passare a fatti concreti, non a dichiarazioni che restano solo intenti sulla carta, a cominciare dall’abolizione del superticket di 10 euro, una risposta utile a porre un freno alla rinuncia alle cure e a rilanciare il Servizio Sanitario Pubblico, bene comune e conquista irrinunciabile per i cittadini. E trovare le risorse è fattibile: servono 834 milioni di euro, ben poca cosa rispetto agli 8 miliardi e mezzo per il Fondo Sanitario ai quali Governo e Regioni hanno rinunciato per gli anni 2017-2018: insomma, una cosa possibile, basta solo volerlo».
«Del resto – si legge in una nota del CnAMC di Cittadinanzattiva -, i dati provenienti da più fonti, che mostrano la qualità e l’accessibilità dei servizi sanitari, sono drammatici: un cittadino su quattro non riesce ad accedere a servizi e prestazioni sanitarie, a causa di liste di attesa e ticket (XVIII Rapporto PIT Salute di Cittadinanzattiva, 2015); solo otto Regioni garantiscono il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (Ministero della Salute, 2014); il 41% delle famiglie ha rinunciato ad almeno una prestazione sanitaria nel corso dell’anno (Censis, 2015); quasi 4 miliardi di euro sono stati sborsati privatamente dagli italiani per ticket e prestazioni in intramoenia, ovvero in libera professione all’interno di una struttura sanitaria pubblica (Corte dei Conti, 2016). E l’emblema di tutto ciò, ovvero degli impegni scritti, ma puntualmente disattesi da Governo e Regioni è proprio il Patto per la Salute 2014-2016, che con le sue decine di adempimenti, avrebbe dovuto offrire soluzioni concrete a molti dei problemi vissuti dai cittadini. Avere invece mancato tutte le scadenze sta danneggiando sia i malati che il Servizio Sanitario Nazionale».
In tal senso, sempre il CnAMC elenca alcuni dei Patti non rispettati: «Non sono stati stanziati i 116 miliardi di euro per il Fondo Sanitario Nazionale, promessi dal Patto per la Salute nel 2016, anzi sono stati tagliati 4 miliardi; non è stato aggiornato l’elenco delle Malattie Croniche e Rare esenti dal ticket e quello di protesi e ausili, come indicato dal Patto entro il 31 dicembre 2014; non è stato aggiornato l’elenco delle prestazioni sanitarie essenziali per i cittadini (LEA), come indicato dal Patto entro il 31 dicembre 2014; non è stato varato il Piano nazionale delle Cronicità, come indicato dal Patto entro il 31 dicembre 2014; non si è provveduto alla revisione dei ticket, come indicato dal Patto entro il 30 novembre 2014; non è stata varata la normativa per le cure domiciliari, come indicato dal Patto entro il 31 ottobre 2014».
Da segnalare infine le numerose organizzazioni presenti a Roma, a fianco del Tribunale per i Diritti del Malato, durante la mobilitazione del 4 maggio, tra cui l’ASBI (Associazione Spina Bifida Italia) e la UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), aderenti alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), insieme ad AIFA (Associazione Italiana Famiglie ADHD-Disturbo da Deficit di Attenzione/iperattività), AICH (Associazione Italiana Corea di Huntington), ANIF (Associazione Nazionale Ipercolesterolemia Familiare), APE (Associazione Progetto Endometriosi), Associazione Malati di Reni, Associazione Italiana Pazienti BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva), Azione Parkinson, FAIS (Federazione Associazioni Incontinenti e Stomizzati), Gruppo LES (Gruppo Italiano per la Lotta contro il Lupus Eritematoso Sistemico), LILA (Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS) e SIMBA (Associazione Italiana Sindrome e Malattia di Behçet). (S.B.)
*Il Patto per la Salute – del quale nel luglio del 2014 è stato definito quello per il 2014-2016 – è un accordo finanziario e programmatico tra il Governo e le Regioni, di valenza triennale, in merito alla spesa e alla programmazione del Servizio Sanitario Nazionale, finalizzato a migliorare la qualità dei servizi, a promuovere l’appropriatezza delle prestazioni e a garantire l’unitarietà del sistema.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: stampa@cittadinanzattiva.it.
La Carta Europea dei Diritti del Malato
Ripartito in quattordici punti, tale documento è stato stilato nel 2002 da parte di Active Citizenship Network (ACN) – la rete continentale di Cittadinanzattiva – assieme a un gruppo di organizzazioni civiche europee.
1. Diritto a misure preventive
Ogni individuo ha diritto a servizi appropriati per prevenire la malattia.
2. Diritto all’accesso
Ogni individuo ha il diritto di accedere ai servizi sanitari che il suo stato di salute richiede. I servizi sanitari devono garantire eguale accesso a ognuno, senza discriminazioni sulla base delle risorse finanziarie, del luogo di residenza, del tipo di malattia o del momento di accesso al servizio.
3. Diritto all’informazione
Ogni individuo ha il diritto di accedere a tutte le informazioni che riguardano il suo stato di salute, i servizi sanitari e il modo in cui utilizzarli, nonché a tutte quelle informazioni che la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica rendono disponibili.
4. Diritto al consenso
Ogni individuo ha il diritto di accedere a tutte le informazioni che possono metterlo in grado di partecipare attivamente alle decisioni che riguardano la sua salute. Queste informazioni sono un prerequisito per ogni procedura e trattamento, ivi compresa la partecipazione alle sperimentazioni.
5. Diritto alla libera scelta
Ogni individuo ha il diritto di scegliere liberamente tra differenti procedure ed erogatori di trattamenti sanitari sulla base di informazioni adeguate.
6. Diritto alla privacy e alla confidenzialità
Ogni individuo ha il diritto alla confidenzialità delle informazioni di carattere personale, incluse quelle che riguardano il suo stato di salute e le possibili procedure diagnostiche o terapeutiche, così come ha diritto alla protezione della sua privacy durante l’attuazione di esami diagnostici, visite specialistiche e trattamenti medicochirurgici in generale.
7. Diritto al rispetto del tempo dei pazienti
Ogni individuo ha diritto a ricevere i necessari trattamenti sanitari in tempi brevi e predeterminati. Questo diritto si applica a ogni fase del trattamento.
8. Diritto al rispetto di standard di qualità
Ogni individuo ha il diritto di accedere a servizi sanitari di alta qualità, sulla base della definizione e del rispetto di standard ben precisi.
9. Diritto alla sicurezza
Ogni individuo ha il diritto di non subire danni derivanti dal cattivo funzionamento dei servizi sanitari o da errori medici e ha il diritto di accedere a servizi e trattamenti sanitari che garantiscano elevati standard di sicurezza.
10. Diritto all’innovazione
Ogni individuo ha il diritto di accedere a procedure innovative, incluse quelle diagnostiche, in linea con gli standard internazionali e indipendentemente da considerazioni economiche o finanziarie.
11 Diritto a evitare le sofferenze e il dolore non necessari
Ogni individuo ha il diritto di evitare quanta più sofferenza possibile, in ogni fase della sua malattia.
12. Diritto a un trattamento personalizzato
Ogni individuo ha il diritto a programmi diagnostici o terapeutici il più possibile adatti alle sue esigenze personali.
13. Diritto al reclamo
Ogni individuo ha il diritto di reclamare ogni qualvolta abbia subito un danno e di ricevere una risposta.
14. Diritto al risarcimento
Ogni individuo ha il diritto di ricevere un risarcimento adeguato, in tempi ragionevolmente brevi, ogni qualvolta abbia subito un danno fisico, morale o psicologico causato dai servizi sanitari.