Bendati, in un campo da tennis, a colpire una pallina sonora

È un po’ come una “cena al buio”, solo che anziché sedersi a tavola e cercare, immersi in una coltre nera, di infilare il cibo sulla forchetta, si scende su un campo da tennis, bendati, e si cerca di colpire una pallina sonora. È il “Blind Tennis”, tennis per non vedenti, che nel nostro Paese è ancora agli albori, ma che nel mondo c’è già chi sta cercando di fare introdurre come disciplina dimostrativa alle Paralimpiadi di Tokyo del 2020

Blind Tennis

Una partita di “Blind Tennis”, il tennis per non vedenti

Mai giocato a Blind Tennis? Sì, proprio al tennis per non vedenti… È un po’ come una “cena al buio”, ma invece che sedersi a tavola e cercare, immersi in una coltre nera, di infilare il cibo sulla forchetta, si scende su un campo da tennis, bendati, e si cerca di colpire una pallina sonora.
«La cosa incredibile che si osserva – spiega Massimo Ferrando, uno dei venti maestri di tennis italiani che possono insegnare questa disciplina – è la rapidità con cui le persone non vedenti che prendono la racchetta in mano per la prima volta imparano a colpire la palla. Spesso, infatti, dopo un’ora di esercizio sono in grado di farlo e questo talvolta non riesce neppure ai “normodotati”. Vedere questa cosa lascia molto sorpresi».

Fino ad oggi ci sono stati in Italia solo tre incontri dimostrativi, ai quali avranno partecipato meno di un centinaio di persone. L’occasione per vedere questo sport, nato in Giappone negli Anni Ottanta, per opera di un ragazzino che voleva giocare a tennis con i fratelli, è stata l’iniziativa denominata Fuori di Cascina, una festa inclusiva organizzata nel settembre scorso a Milano, con il duplice intendo di festeggiare i trent’anni dell’Associazione ATLHA (Tempo Libero per l’Integrazione dei Disabili) e l’arrivo di una delegazione di diciotto persone con disabilità direttamente dall’Australia.

Tra le altre cose, pare che si stia lavorando per introdurre il Blind Tennis come disciplina dimostrativa alle Paralimpiadi di Tokio del 2020. Intanto, in Italia, chi vuole provare si può rivolgere all’Associazione Tennis per Ciechi Italia, che è l’Associazione di Eduardo Da Silva, il maestro di tennis argentino che ha introdotto questa pratica in Italia. È lui che può indicare chi è in grado di insegnare il Blind Tennis nelle varie Regioni. Sì perché la Federazione Internazionale – l’International Blind Tennis Federation – al momento non ha alcun un legame con le Federazioni “ufficiali” del tennis in ciascun Paese (per esempio in Italia con la FIT-Federazione Italiana Tennis) e a livello sovranazionale. Diversamente da ciò che accade per il tennis in carrozzina, che in Italia è già affiliato alla FIT.

Testo già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Fuoridicascina… in scena il tennis per non vedenti”). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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