«Perché no?», sembra chiedersi Vincenzo Deluci, persona con tetraplegia a causa di un incidente stradale, che frequenta il secondo livello in Musica Elettronica al Conservatorio di Lecce. Già, perché non avvicinare le persone con disabilità all’uso di strumenti, per ridare speranza anche a chi non ne ha più?
L’evento traumatico, avvenuto nel 2004, sembrava aver messo fine alla sua promettente carriera di trombettista jazz, che lo aveva portato a suonare, tra gli altri, con Vinicio Capossela, Sergio Caputo, Lucio Dalla e gli Avion Travel. Sembrava! Infatti Vincenzo ha un movimento residuo solo al braccio sinistro che si è potuto sfruttare per tornare a sognare. Su quel “residuo di abilità” cominciarono le prime sperimentazioni di trombe adattate, tra le prime delle quali la slide trumpet azionata da una coulisse (parte scorrevole del tubo di alcuni strumenti a fiato), ideata e realizzata da Giuliano Di Cesare e Gino Deluci, quest’ultimo padre di Vincenzo, che insieme alla moglie assiste il figlio ventiquattr’ore su ventiquattro.
Nel 2010, dunque, la slide trumpet consentì a Deluci di tornare a suonare dal vivo in tre repliche a sessanta metri di profondità nelle Grotte di Castellana (Bari). L’opera, musicata da lui stesso e recitata da Beppe Servillo, era Inferno-Paradiso A/R, basata su alcuni canti della Divina Commedia.
In seguito, la fruttuosa collaborazione con l’Associazione Informatici Senza Frontiere, e soprattutto con Roberto De Nicolò, permise la realizzazione dell’attuale tromba Elmec (tromba elettromeccanica) i cui pistoni sono azionati da un joystick manovrato da Deluci, che nel frattempo ha avuto anche il tempo di laurearsi a pieni voti in Musica Elettronica al Conservatorio di Lecce.
Proprio da quell’esperienza nacque nel 2011 a Fasano (Brindisi) l’Associazione AccordiAbili, ideata da Deluci con un manipolo di amici quali Bruno Marchi, Fabrizio Giannuzzi, Giuliano Di Cesare e Cinzia Marasciulo, per sviluppare tecnologie in grado di avvicinare una persona con disabilità alla musica, consentendole di suonare con strumenti adattati.
«AccordiAbili – racconta Deluci – ha cominciato a diffondere la sua mission e le richieste non sono mancate. Abbiamo realizzato il Nurrinetto, un clarinetto basso che ora Francesco Nurra, un giovane sardo, può suonare, pur avendo limitatissime possibilità di movimento e di respirazione; la RaffDrum, una batteria customizzata per Raffaele Convertino, e un flicorno baritono per Giulio Lorusso. Infine, grazie a un progetto cofinanziato della Regione Puglia, denominato MusicAAL, stanno per essere completati altri cinque adattamenti a strumenti per altrettanti disabili. Tra questi è in fase di progettazione una tromba che sarà suonata da una persona focomelica, le cui mani sono quasi attaccate alle spalle».
Ma le esperienze non si arrestano all’Italia. È in pieno svolgimento, infatti, un progetto Erasmus dal titolo Bridging Differences Through Music, che sta già portando AccordiAbili in altre quattro nazioni, la Polonia, la Romania, la Spagna e la Turchia.
L’Associazione fondata da Deluci non si occupa per altro soltanto di adattamenti di strumenti musicali, poiché molte sono anche le attività volute per diffondere una maggiore sensibilità sociale e culturale nei confronti della disabilità. Anche perché, come racconta Bruno Marchi, psicologo, psicoterapeuta e socio fondatore di AccordiAbili, «si intravvede il potenziale riabilitativo che ha la musica, come nel caso del maestro Vincenzo Deluci che ha subito delle lesioni midollari cervicali a causa di un incidente automobilistico e che ora, proprio perché ha avuto la possibilità di riprendere a suonare, ha sensibilmente migliorato i movimenti residui del braccio sinistro, miglioramento che probabilmente non ha riguardato solo l’arto. Sarebbe infatti interessante poter verificare se e quanto si siano realizzate nuove mielinizzazioni riguardanti le aree nervose lesionate o, comunque, traumatizzate. Così come sarebbe interessante accertare se vi sia stata una rinnovata plasticità cerebrale».
E i miglioramenti non sono solo a livello fisico: «Lo scorso anno – aggiunge Marchi – abbiamo promosso e tenuto un corso di musica aperto a persone con e senza disabilità, bambini, ragazzi e adulti. Non si trattava di musicoterapia, bensì di un normale corso di musica il cui docente è stato Davide Saccomanno. Ciò che abbiamo osservato, soprattutto a detta di alcuni dei caregiver (genitori, parenti, amici, assistenti, educatori ecc.), è stato un sorprendente e discreto miglioramento della sintomatologia. Un esempio piuttosto eclatante è stato quello di A., una bimba di 11 anni con ritardo mentale grave, con sindrome ipotonica e malattia disgenetica, che tra i propri sintomi manifesta quello di coprirsi il volto con il braccio e la mano nel momento in cui qualcuno le parla o le si avvicina, quasi a proteggersi dalla realtà che probabilmente percepisce come difficile da gestire ed elaborare. Ebbene, al termine del ciclo di lezioni questo sintomo sembrava scomparso e per questo riusciva a relazionarsi agli altri senza più alzare il braccio. La sera del saggio finale A. si è esibita “a viso aperto”, di fronte ad oltre cento persone convenute per l’occasione. Non ha alzato il braccio. Dopo qualche settimana, però, lontana dalla musica e dall’ambiente del corso, il sintomo è ricomparso».