È stata pubblicata nel gennaio scorso la Relazione del Ministero della Salute sullo stato di attuazione delle politiche inerenti la prevenzione della cecità, l’educazione e la riabilitazione visiva (Legge 284/97). Anno 2015, secondo la quale – basandosi sulle stime dell’ISTAT – sono 362.000 le persone prive della vista e circa un milione e mezzo gli ipovedenti nel nostro Paese, cifra, quest’ultima, in aumento.
Le cause della crescita di persone ipovedenti sono molteplici. Al primo posto c’è il progressivo invecchiamento della popolazione, che porta con sé una maggiore incidenza delle malattie oculari tipiche della senescenza. La stessa evoluzione scientifica e tecnologica dell’oftalmologia riduce poi il numero delle persone con cecità assoluta, facendo però conseguentemente aumentare quelle con residuo visivo parziale. Infine, il miglioramento dell’assistenza neonatologica aumenta la sopravvivenza dei nati prematuri, ma fa aumentare, come effetto correlato, l’incidenza di alcune patologie, fra cui quelle correlate al visus.
Data l’importanza della diagnosi precoce rispetto alla possibilità di avviare un efficace intervento riabilitativo, il Macro obiettivo 2.2 del Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2014-2018 (Prevenire le conseguenze dei disturbi neurosensoriali) individua proprio come strategia da perseguire l’attuazione dello screening oftalmologico neonatale (ma anche audiologico) in tutti i punti nascita del territorio nazionale.
Nella Relazione vengono illustrate dettagliatamente le attività svolte nell’anno 2015 dalla Sezione Italiana dello IAPB (l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità) e dal Polo Nazionale di Servizi e Ricerca per la Prevenzione della Cecità e la Riabilitazione Visiva, che dal 2013 è Centro di Collaborazione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Tra le azioni realizzate da IAPB Italia, vi è ad esempio la gestione, insieme all’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), di quindici Unità Mobili Oftalmiche usate per le campagne di prevenzione soprattutto nei centri particolarmente disagiati. I controlli oculistici sono rivolti prevalentemente a chi – per motivi di carattere culturale, economico o per disinformazione sanitaria – non si è mai sottoposto a una visita oculistica. Ebbene, nel 2015, grazie alle Unità Mobili Oftalmiche, sono state visitate gratuitamente oltre 10.000 persone su tutto il territorio italiano.
Per quanto concerne invece le attività del Polo Nazionale dei Servizi e Ricerca per la Prevenzione della Cecità e la Riabilitazione Visiva, particolare risalto viene conferito all’organizzazione dell’International Consensus Conference per la definizione degli standard e dei modelli della riabilitazione visiva, svoltasi a Roma dal 9 al 12 dicembre 2015. I servizi di riabilitazione visiva, infatti, non dispongono di standard internazionali uniformemente riconosciuti e non esiste ancora consenso sul modello da seguire. Da qui la necessità di realizzare la prima Conferenza Internazionale dell’OMS di Consenso sul tema, coinvolgendo oltre sessanta esperti internazionali provenienti da tutte le regioni coperte dalla stessa OMS, che hanno lavorato per definire gli standard della riabilitazione visiva (cosa fare, come farlo, per ottenere cosa) e per delineare gli specifici modelli da adottare nei vari Paesi, al fine di offrire degli strumenti utili a sviluppare i servizi sui territori.
Altro capitolo è quello riguardante l’analisi dei dati regionali raccolti dal Ministero della Salute nel 2015, dalla quale continua ad emergere, nel nostro Paese, una distribuzione territorialmente disomogenea dei Centri di Riabilitazione Visiva, in termini di strutture e attività svolte. Ciò costringe le persone, e le famiglie, a spostarsi da una Regione all’altra, per ricevere assistenza nel campo specifico delle minorazioni visive. Vediamo alcuni dati.
Le attività di riabilitazione visiva, svolte dalle Regioni nel 2015, sono state finanziate per un totale complessivo di circa 180.000 euro, trasferiti dal Ministero della Salute. I Centri riconosciuti (di cui nella Relazione viene riportato l’elenco) risultano distribuiti territorialmente senza alcuna correlazione con la densità della popolazione.
Appare evidente una carenza di Centri dedicati a svolgere riabilitazione in età pediatrica: infatti, solo l’11,9% sono rivolti esclusivamente all’età evolutiva (in aumento, per altro, rispetto al 2014, quando erano il 10,3%), mentre circa il 54% erogano servizi di riabilitazione visiva verso tutte le fasce di età. In particolare, Centri di eccellenza per la riabilitazione in età evolutiva si trovano solo nel Nord e parzialmente nel Centro Italia.
Sono esattamente 29.691 le persone che hanno fruito di trattamenti riabilitativi: un valore estremamente basso rispetto alla stima degli ipovedenti in Italia. Inoltre, si registra una sproporzione tra gli utenti in età pediatrica e quelli in età adulta, soprattutto senile, evidenziando una carenza di interventi per la riabilitazione dell’ipovedente adulto.
Infine, rispetto alla dotazione professionale, va rilevata una certa precarietà del personale impiegato nella riabilitazione visiva (dei 117 ortottisti impiegati, solo 21 sono i dipendenti dichiarati).
La Relazione sollecita quindi un’armonizzazione delle attività svolte su tutto il territorio nazionale, a partire da un comune metodo di raccolta dei dati, per arrivare allo scambio di buone pratiche, di modelli innovativi e di procedure standardizzate.
Nello spazio Servizi sanitari/Salute del portale «Condicio.it – Dati e cifre sulla condizione delle persone con disabilità», sono disponibili le Relazioni del Ministero della Salute sullo stato di attuazione delle politiche inerenti la prevenzione della cecità, l’educazione e la riabilitazione visiva dell’ultimo decennio (2005-2015), ciò che allo scopo di operare un’utile analisi comparativa ed evolutiva.