Mattia Formis, un ragazzo “nel pallone”

Si può reinventare un sogno? È possibile coltivare e rendere concreta una passione tanto grande da non arrendersi di fronte alle difficoltà e alle delusioni? Sembra proprio di sì, quando almeno entrano in campo la determinazione, lo spirito di sacrificio e l’umiltà, come nel caso di Mattia Formis, giovane lombardo che è stato l’unica persona con disabilità motoria a conseguire il patentino “Uefa B” da allenatore di calcio, che gli potrebbe già permettere di condurre squadre di Lega Pro (la vecchia “Serie C”) e che attualmente collabora come video analista con il Parma Calcio

Mattia Formis

Mattia Formis

Si può reinventare un sogno? È possibile coltivare e rendere concreta una passione tanto grande da non arrendersi di fronte alle difficoltà e alle delusioni? La storia che stiamo per raccontarvi dimostra che tutto questo è realizzabile se determinazione, spirito di sacrificio e umiltà entrano in campo. E l’espressione “entrano in campo” è più che mai azzeccata per introdurre la conversazione con Mattia Formis.
Mattia è un giovane di Casalmaggiore (Cremona), classe 1983, una famiglia amorevole alle spalle, una moglie che lo ama e sopporta, come dice lui, un impiego presso una multinazionale, tanti amici e una passione sfrenata per il calcio. Il ritratto di un giovane come tanti, solo che Mattia ha qualche problema in più dovuto alla disabilità motoria, sopraggiunta poco dopo la nascita in seguito a un errore in sede di vaccinazione antipolio. Non ha mai potuto inseguire di corsa un pallone, ma insieme a papà Aldo ha frequentato fin da piccolo San Siro, i colori del Milan stampati nel DNA. Alla fine le stampelle con cui cammina non sono state un ostacolo assoluto, hanno soltanto “modificato” il sogno di correre su un campo da calcio. Ha ottenuto infatti il patentino “Uefa B” da allenatore, l’unica persona con disabilità a riuscirci. Ha dovuto però incontrare anche lo scoglio della diffidenza, perché a molti appariva inconcepibile un mister con le stampelle. Così il sogno si è reinventato di nuovo, ed è diventato video analista, ovvero lo “stratega” che analizza gli schemi di gioco delle squadre avversarie, una delle professioni del calcio moderno per la quale servono competenze tecniche e tecnologiche; a fare però la differenza sono sempre la professionalità, lo studio e la passione, caratteristiche che non mancano a Mattia.
In questa intervista ci parla della sua esperienza passata e presente, quando per presente si intende un ruolo di collaboratore nello staff tecnico del Parma Calcio. E c’è spazio anche per il futuro: le prossime sfide, infatti, saranno da una parte riuscire a camminare con una sola stampella, dall’altra frequentare i corsi per diventare allenatore di squadre professionistiche, perché prima o poi il pallone diventi un vero lavoro. Riassumendo con le sue parole, «non del tutto male, dai!».

Ciao Mattia, benvenuto in «Superando.it»! Cominciamo questa chiacchierata spiegando cosa fa un video analista nello staff tecnico di una squadra di calcio.
«Buongiorno a tutti voi e grazie! Il video analista è una figura sempre più ricercata nel calcio moderno ed è a tutti gli effetti parte integrante dello staff dell’allenatore. Si occupa dell’analisi della partita di Campionato/Coppa della propria squadra (Match Studio), basandosi sui princìpi e sulle idee di fare calcio dell’allenatore per cui collabora. Si occupa inoltre dell’analisi e dello studio delle squadre avversarie con scopi strategici (Team Studio).
Il video analista è anche un po’ talent scout, infatti i video delle partite possono essere utilizzati per supportare il direttore sportivo nella ricerca/studio di giocatori in fase di calciomercato».

Ma com’è avvenuto il primo contatto con il Parma Calcio? E da quanto tempo lavori con loro?
«Per caso, collaboro con il Parma dal mese di luglio dello scorso anno. Ero andato a visionare un’amichevole a Collecchio (Parma) della formazione Berretti [la squadra giovanile di un club, N.d.R.] di mister Morrone, con lo scopo di testare una GoPro [videocamera, N.d.R.] che riprendeva la partita mediante tablet. Alla fine della gara, il Mister si è avvicinato a me incuriosito e parlando è emerso che stava cercando una figura simile da inserire nel suo staff per la stagione sportiva che stava per iniziare».

Mattia Formis e Alex Del Piero

Mattia Formis con il campione del calcio Alex Del Piero

Com’è cambiata la tua vita personale e professionale da quando sei stato assunto?
«Devo fare una precisazione, io attualmente collaboro gratuitamente e non sono assunto dal Parma Calcio, infatti al momento sono impiegato presso una multinazionale nel settore metalmeccanico. Quando mi chiesero di collaborare, dovevo ancora prendere l’abilitazione di video analista tattico (il corso era a fine settembre) ed era anche il periodo in cui stavo completando il ciclo di fisioterapia post operatorio con il tutore di prova. Ma, come si suol dire, certi treni vanno presi al volo ed io avevo bisogno di fare esperienza e migliorarmi; pertanto mi accordai con il Mister per una collaborazione, che tutt’ora prosegue, per poi vedere come sarebbe andata. Chiaramente non nego che mi piacerebbe essere tesserato per la prossima stagione, perché ritengo che Parma sia un ambiente ideale per crescere, a maggior ragione ora che la società sta vivendo una fase di rinascita e crescita dalle ceneri del fallimento.
Sono tutti gentilissimi con me, dai responsabili del settore giovanile, il signor Pizzi (Fausto), il signor Manzani e soprattutto mister Morrone, una persona davvero coinvolgente e cortese con la quale ho stabilito un ottimo rapporto e un buonissimo feeling sportivo. Per un video analista, infatti, avere la fiducia del proprio Mister è fondamentale!
Da luglio, poi, non sono solo video analista, ma anche relatore presso l’AIAPC, la Assoanalisti di performance calcio del presidente Mario Savo, altra grande persona che ho avuto l’onore di conoscere e che mi ha dato l’occasione di mettere in risalto i miei lavori, supportandomi con consigli sulla materia».

Come si diventa video analista?
«Ci sono diversi corsi territoriali, ma i più prestigiosi sono quelli della SICS – che produce software per le società sportive professionistiche – quelli della nostra Nazionale Italiana di Calcio, con corsi centrali presso Coverciano (Firenze), e quello dell’Elite Football Center per il software Longomatch. Io ho partecipato al corso a numero chiuso della SICS, per il quale è necessario avere il patentino “Uefa B” di Coverciano».

Hai conosciuto altre persone con disabilità che lavorano in àmbito sportivo?
«Sì, certo, e sono tutte persone con una passione e una carica coinvolgente!».

Facciamo un passo indietro. Il calcio, sin da bambino, è sempre stato la tua passione, ma farne un lavoro in presenza di una disabilità non è da tutti. Hai incontrato diffidenze e pregiudizi?
«Beh, come detto in precedenza, attualmente, ahimè, non è ancora un lavoro, però darò tutto me stesso affinché lo possa diventare, perché in fin dei conti questo è il mio desiderio più grande!
Diffidenze e pregiudizi sfortunatamente ne ho sentiti attorno a me; infatti, la decisione di intraprendere la carriera di video analista nasce proprio dal fatto che una volta raggiunto il traguardo del patentino “Uefa B”, tutte le squadre che ho contattato manifestavano tra le righe qualche perplessità sul mio potenziale operato, tante belle parole di stima, ma mai nulla di concreto, quindi ho deciso di reinventare la mia figura, investendo anche su me stesso, pur di restare nel mondo del calcio. In fin dei conti il video analista ha le competenze di un allenatore, necessita del patentino “Uefa B”, parla di calcio e deve costantemente essere in aggiornamento; ha solo qualche strumento tecnologico in più da usare!
Vorrei però anche precisare che sulla mia strada non ho sempre incontrato persone negative, anzi, tante altre mi hanno sempre trattato con rispetto, dato tanto e insegnato tanto.Ho avuto infatti delle esperienze come vice allenatore nella Categoria Allievi e in Terza Categoria con i grandi, tutte esperienze che mi sono tornate utili e mi hanno dato a loro volta l’opportunità di conoscere nuove persone».

Mattia Formis viceallenatore in Terza Categoria

Mattia ai tempi della sua esperienza di viceallenatore in Terza Categoria

Quindi hai già provato la panchina… Quali sono i tuoi ricordi più belli di quelle esperienze?
«Grandi e piccoli mi hanno trasmesso tutti sempre carica e adrenalina, mi hanno sempre fatto sentire parte integrante del gruppo, ma in queste esperienze posso dire che l’emozione più grande è stata quella di avere avuto l’occasione di insegnare calcio sia al ragazzo di 15 anni che all’uomo di 40, indistintamente, ed essere stato per loro un valore aggiunto. Almeno credo e spero!».

Sei stato l’unica persona con disabilità ad ottenere il patentino “Uefa B” che, come si diceva, consente di allenare squadre fino alla Lega Pro [la vecchia Serie C, N.d.R.]. È a quel punto che hai capito che il sogno si stava realizzando?
«L’abilitazione è stata una cavalcata emozionante durante la quale ho capito che, forse, una chance potevo averla anche io! Il patentino “Uefa B” è solo il primo passo verso la realizzazione del mio sogno, prima o poi farò anche i corsi successivi per arrivare alle serie professionistiche».

So che devi molto a tuo papà Aldo. Qual è l’insegnamento più importante che ti ha trasmesso?
«Papà è sempre stato un grande riferimento, così come tutto il resto della mia famiglia. Lui mi ha trasmesso la passione per il calcio, portandomi per anni ogni domenica a San Siro a vedere il Milan, mi ha insegnato a non mollare mai e ad essere sempre me stesso, nonostante l’errore del vaccino che ho subìto da piccolo abbia reso più difficile la mia vita».

Nel lavoro e nella vita, quali sogni hai ora nel cassetto?
«Nel lavoro ovviamente il mio sogno è quello di poter fare la cosa che più adoro, ovvero lavorare nel mondo del calcio. Nella vita, invece, mi sto battendo per cercare di mollare le stampelle e di ritornare a camminare quanto meno usandone una sola.
Nel 2015 ho subìto un’importante operazione chirurgica di osteotomia estensiva all’arto destro per cercare di metterlo in asse, requisito fondamentale per poter ambire ad indossare un tutore con lo scopo di lasciare una/entrambe le stampelle. Sfortunatamente mi sono imbattuto nel nostro sistema sanitario e nel relativo Nomenclatore Tariffario delle Protesi e degli Ausili, problema ben noto a livello nazionale, che non è per niente a sostegno delle persone che ne hanno bisogno, è che anzi è estremamente penalizzante.
Fortunatamente, però, posso dire che di sogni nella mia vita, oltre al calcio, ne ho realizzati tanti: una famiglia amorevole, tanti amici, una moglie che mi ama (e mi sopporta!), quindi non del tutto male dai…!».

Di’ la verità, i tuoi amici tifosi un po’ ti invidiano perché vedi e rivedi partite di pallone…
«Invidia… beh, un pochino! Però la domanda che mi sento spesso rivolgere è: “Non sei stufo di vedere partite oggi (media 5-6 al giorno!)?”. Ovviamente NO!».

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