Ci sono storie bellissime, anche se nate da tragedie familiari, che possono spingere molte persone a mettersi insieme per fare qualcosa per il prossimo e lasciare che il sorriso di un bimbo goduto troppo poco si trasformi in un dono per altri bambini più fortunati.
La storia del piccolo Mattia, “Macho” per chi lo conosceva, è una di queste. Mattia Riva era un dolcissimo bambino nato il 31 marzo del 2013. Un bambino tanto bello e forte, per questo soprannominato affettuosamente “Macho”.
A due mesi Mattia inizia a non stare bene, ha crisi che poi si scopriranno essere dovute alla sindrome di Dravet, grave e rara forma di epilessia farmacoresistente associata a disturbi dello sviluppo neurologico, severa sin dall’infanzia.
A un soffio dal compimento dei 16 mesi, Mattia ha smesso di lottare. Era il 30 luglio 2014. Già, perché Mattia, come spiega la mamma Silvia, «era un supereroe, tanti ricoveri e più volte in rianimazione prima di smettere di lottare. Lui era un bambino bellissimo, amato e coccolato da tutti perché il suo sorriso lo dispensava a chiunque».
Proprio dal desiderio di non dimenticare quei sorrisi, è nata l’Associazione Mattia Riva, il cui obiettivo è di dare aiuto alle famiglie che si trovano in situazioni di necessità di ogni genere a causa della malattia dei propri figli. Offre sostegno finanziario alla ricerca scientifica, per cercare di dare una speranza concreta a chi ne ha bisogno e nel territorio in cui nasce – il Comune di Lecco – ha già donato beni ai reparti di Pediatria, Neuropsichiatria Infantile e Neurorianimazione dell’Ospedale Manzoni, per migliorare il benessere dei bambini durante il ricovero.
Ma il progetto più grande per Silvia e Giuseppe è quello di regalare alla comunità un parco giochi inclusivo, dove poter portare i bambini con disabilità a divertirsi insieme agli altri.
«L’idea del parco giochi inclusivo – spiega Silvia – è nata dalla necessità di far condividere l’attività ludica a bambini con disabilità con i bimbi “normodotati”, soprattutto perché nel nostro piccolo Paese esiste una struttura per riabilitazioni e nel paese a fianco abbiamo La Nostra Famiglia, centro specialistico per bambini con disabilità. In questi Istituti arrivano da tutta Italia e i bambini possono utilizzare le attrezzature della struttura, ma una volta a casa, dopo le riabilitazioni, non hanno un posto su misura dove andare a giocare».
Da qui, dunque, il progetto del parco giochi accessibile a tutti, che vedrà la posa della prima pietra nel prossimo mese di maggio e per il quale sono stati raccolti fin qui oltre 85.000 euro, attraverso donazioni, raccolte fondi e giochi acquistati per beneficenza da aziende locali, una cifra, per altro, ancora lontana dai 170.000 euro complessivi, per i quali il piccolo Comune di Costa Masnaga contribuirà, realizzando i lavori per l’installazione dei giochi e la messa in sicurezza dell’intera area.
«Per realizzare il parco – spiega ancora la mamma di Mattia – non ci sono stati ostacoli burocratici, anzi dobbiamo ringraziare l’Amministrazione Comunale per averci aiutato, stanziando anche dei fondi».
Eppure alcuni cittadini hanno trovato il cavillo per contestare questo progetto, che sarà realizzato al posto di alcuni campi da tennis ormai inutilizzati. Sulla vicenda è intervenuto dunque direttamente il Sindaco, che ha lanciato un bando d’intenti per la valorizzazione dell’area, premiando il progetto di riutilizzazione proposto dall’Associazione Mattia Riva.
Il parco giochi sarà dotato di altalene, piramidi con corde, altalene con cestoni, percorsi, giochi a molla, scivoli e tappeti elastici, tutti giochi progettati dalle aziende Aug e Kompan, specializzate in attrezzature per bambini con disabilità.
Secondo studi recenti, i bambini ridono trecento volte al giorno, gli adulti non più di quindici volte. Progetti come quelli lanciati dall’Associazione Mattia Riva sono un dono prezioso per i più piccoli, ma servono anche a far sorridere di più le tante famiglie che ogni giorno sono costrette a sfidare le barriere, non solo fisiche, che impediscono ai propri figli con disabilità di avere una vita come tutti gli altri.