«“Disability Pride Italia” nasce 3 anni fa da un’intesa con gli organizzatori del “Disability Pride New York”, per celebrare anche in Italia le nuove conquiste e ribadire i diritti delle persone disabili che la Convenzione ONU ha sancito nei suoi 50 articoli. In tre giornate di spettacoli, convegni, dibattiti e buona musica vogliamo parlare di argomenti importanti in un clima di festa, per stimolare relazioni tra il mondo delle persone disabili e gli altri e promuovere l’affermazione dell’autonomia e autodeterminazione della persona con disabilità. Quest’anno il Disability Pride si terrà a Napoli il 7, 8 e 9 Luglio, tre giorni per un nuovo modo di vivere e vedere la disabilità!».
Viene presentata così la terza edizione di Disability Pride Italia, manifestazione intitolata #Non ti nascondere, in programma dal 7 al 9 luglio presso il Castello del Maschio Angioino di Napoli, nel cui sito dedicato sono disponibili tutte le informazioni e il programma.
La FISH Campania (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) non condivide tuttavia le caratteristiche di questa manifestazione, né il fatto che essa sia stata organizzata a Napoli e a spiegarne le ragioni è Daniele Romano, presidente della Federazione stessa, con il seguente testo, che riceviamo e pubblichiamo.
Il prossimo 7 luglio a Napoli, presso il Maschio Angioino, inizierà il Disability Pride, evento patrocinato tra l’altro dal Comune di Napoli, dalla CGIL e dall’Università Federico II del capoluogo campano.
Riavvolgiamo il nastro a quando, qualche mese fa, quando siamo stati invitati come Federazione dal Comune di Napoli a una riunione dov’erano presenti gli organizzatori (tutti provenienti da altre Regioni italiane), sede in cui abbiamo posto i nostri dubbi e le nostre perplessità, soprattutto sui modi con cui questo evento venisse finanziato e da chi, e sul fatto che si accostasse la rivendicazione dei diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie a un evento molto differente.
In quella medesima sede abbiamo fatto presente agli stessi organizzatori come l’Amministrazione Comunale sia la prima a non rispettare i diritti delle stesse persone con disabilità e delle famiglie, e di come sia assente nei confronti di situazioni serie che affliggono tantissime famiglie.
Organizzare il Disability Pride in una Regione Campania e in un Comune come quello di Napoli, dove ogni giorno i diritti per le persone con disabilità non vengono rispettati, ci sembra un controsenso, ed è ancora più incoerente il comportamento del Comune di Napoli che, oltre a concedere il patrocinio – speriamo gratuito – interverrà con l’Assessore alle Politiche Sociali durante la giornata iniziale.
Un atteggiamento incoerente perché stiamo ormai da mesi vivendo una situazione precaria a Napoli per quanto riguarda le politiche per le persone con disabilità. E ci sembra anche strana la presenza della responsabile nazionale delle Politiche per la Disabilità della CGIL, Nina Daita, che interverrà nel seminario Inserimento lavorativo e gravi disabilità. A tal proposito vorremmo far presente all’esponente della CGIL, che da anni sul territorio ci battiamo – insieme al responsabile delle Politiche per la Disabilità della CGIL Regionale Raffaele Puzio – per il diritto al lavoro delle persone con disabilità, e ci sembra strano che in quel giorno la stessa Daita venga a Napoli per parlare di diritto al lavoro.
Riteniamo dunque inopportuno partecipare a questo evento, privo di un vero obiettivo, se non quello di strumentalizzare la disabilità e di far fare bella figura a qualche docente universitario o rappresentante sindacale. Non è questo il modo appropriato di rivendicare i nostri diritti, e soprattutto è ancora più grave che le Istituzioni si prestano a questi giochi.
Ma riferendoci anche al titolo scelto per la manifestazione, le persone con disabilità e le loro famiglie hanno bisogno di fare coming out o hanno diritto a politiche adeguate e appropriate alle loro necessità? È questa la domanda che vorremmo porre – e poniamo – al Comune di Napoli, alla CGIL, all’Università Federico II e a coloro che hanno aderito. Chiediamo troppo?
«A proposito dell’imminente iniziativa di Napoli denominata Disability Pride, che prevede alcuni eventi tematici tra cui quello riguardante il lavoro, al quale è stata invitata a portare un contributo l’Area Politiche perla Disabilità della CGIL Nazionale, considerato che alcune Associazioni e Cittadini hanno espresso perplessità sia sull’opportunità di tale iniziativa, sia sulla natura di alcuni eventi ritenuti inopportuni, l’Area Politiche per la Disabilità della CGIL Campania e della Camera del Lavoro Metropolitana di Napoli vuole precisare che – fermo restando il diritto di ogni persona e/o organizzazione a mettere in campo le iniziative seguendo un proprio pensiero – la presenza della CGIL è, come detto, legata all’evento che affronterà il tema del diritto al lavoro delle persone con disabilità, spesso negato.
Altresì però siamo ben consapevoli della situazione drammatica in cui vivono troppe persone con disabilità nel nostro territorio e condividiamo la necessità di dover collaborare in maniera più costruttiva e sinergica con le realtà territoriali, affinché si costruisca un fronte unito sulla disabilità, per un futuro in cui le persone possano fare dignitosamente le proprie scelte di vita.
Raffaele Puzio (responsabile dell’Area Politiche per la Disabilità della CGIL Campania)».
Naturalmente, come sempre, le pagine del nostro giornale sono aperte a ogni altra motivata replica – oltreché a quella qui sopra pubblicata, a firma di Raffaele Puzio – da parte di chi sia stato chiamato in causa nelle presente “Opinione”.