«Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare», era il ritornello di una famosa canzone vecchia, ma sempre attuale, se non altro perché ogni anno, per chi ha una disabilità, le vacanze non sono sempre quell’oasi di relax tanto attesa e desiderata.
Sulla (in)accessibilità delle nostre spiagge, infatti, è già stato detto molto, ma l’argomento sembra essere potenzialmente inesauribile, e ciò non solo nell’esclusivo interesse del “povero disabile” (portatore solo di bisogni e grattacapi), ma anche in un’ottica diversa, che a molti ancora sfugge: il turismo accessibile quale volano di rilancio del territorio.
Se infatti la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità considera la disabilità come la risultante di una complessa interazione tra il funzionamento della persona e un ambiente circostante evidentemente non consono, ne risulta una prospettiva diametralmente rovesciata: non è più la persona ad essere limitata per quel contesto o per quell’attività, ma è piuttosto il contesto a doversi dotare dei giusti sostegni che ne migliorino la fruibilità.
E questo non certo, o non soltanto, per spirito caritatevole o per buonismo, ma perché anche la persona con disabilità esce, va in vacanza, spende, e la scelta dei luoghi in cui può farlo è, purtroppo, ancora molto limitata.
Quali sono, dunque, le gravi conseguenze di un novero così ristretto di alternative? La ghettizzazione. Abbiamo infatti bellissime e attrezzatissime strutture che hanno l’unico grosso limite di essere “per disabili”, e quindi frequentate quasi esclusivamente da appartenenti alla categoria.
Anche per quanto riguarda i nostri litorali della Sicilia, quella che si presenta è un’accessibilità solo in parte realizzata: forse non tutti sanno che almeno una spiaggia Bandiera Blu [il riconoscimento assegnato alle località turistiche balneari che rispettano criteri relativi alla gestione sostenibile del territorio, N.d.R.], fra quelle dello stesso Comune, deve essere dotata di accesso e servizi per chi ha una disabilità; peccato, però, che ad esempio un ausilio come la sedia Job [che consente alle personoe con disabilità motoria di andare anche in acqua, N.d.R.] serva a ben poco, senza l’accortezza di fare arrivare la scivola sino alla battigia, se il legno della scivola è fradicio, se la scivola stessa non passa attraverso le dune e quindi è, di fatto, impercorribile. Peccato ancora che, con scarsa lungimiranza, queste spiagge “accessibili” non siano affatto pubblicizzate (c’è voluta più di una telefonata, nel corso di un’indagine da noi svolta, per sapere dove recarci).
Ora, mettiamoci per un attimo nei panni di una persona con disabilità che abbia bisogno di programmare le proprie vacanze con un certo anticipo e di sapere con una ragionevole certezza quale livello di accessibilità gli si presenterà davanti.
Difficilmente le spiagge libere del nostro litorale potranno essere prese in considerazione, e ciò non solo dai turisti, ma dalle stesse persone con disabilità del nostro territorio, proprio perché la tendenza diffusa in tema di accessibilità, quando si tenta di realizzarla, è di non abbandonare mai la nostra prospettiva di “normodotati”, cadendo in alcuni elementari “scivoloni” (pensiamo di nuovo a una scivola che termina nel bel mezzo della spiaggia…).
Per non tediare ulteriormente i Lettori, poi, non ci spingiamo sino all’utopistica richiesta di autobus e mezzi pubblici attrezzati che coprano le tratte per e da le principali località balneari, perché andremmo a toccare un nervo scoperto non solo per chi ha una disabilità, ma per tutti coloro i quali cerchino ragionevoli alternative all’automobile.
A fronte di un quadro così negativo, formuliamo pertanto due proposte: la prima è molto semplice ed è rivolta in particolare ai Consorzi Turistici del nostro e di tutti gli altri territori, affinché coinvolgano finalmente le Associazioni di persone con disabilità in una promozione e in una crescita del territorio stesso a trecentosessanta gradi, anche dal punto di vista etico e sociale.
L’altra proposta, invece, è un po’ più complessa e la rivolgiamo ai candidati delle prossime Elezioni Regionali in Sicilia, al fine di realizzare anche nella nostra Isola un’accessibilità non più a “macchia di leopardo”, bensì a “macchia d’olio”: seguire cioè l’esempio della Regione Puglia che, con una specifica Ordinanza, ha stabilito per tutti gli stabilimenti balneari l’obbligo di mettere gratuitamente a disposizione le sedie Job e a garantire l’accesso all’arenile a chi abbia difficoltà motorie.
A noi non sembra un caso che la Puglia, secondo un’indagine dell’Istituto SWG, sia tra le mete turistiche più scelte dai turisti italiani e stranieri, né tanto meno ci sembra che le spiagge siciliane abbiano qualcosa da invidiare a quelle dei nostri vicini. Forse, però, la Puglia si è mostrata più lungimirante di noi e, soprattutto, ha molto da insegnarci, sia in termini di promozione del territorio che in termini di civiltà.