Il Bonus Cultura è un’iniziativa a cura del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Presidenza del Consiglio, dedicata a promuovere la cultura. Il programma, destinato ai neodiciottenni, permette di ottenere 500 euro da spendere in cinema, musica e concerti, eventi culturali, libri, musei ecc. Per ottenerlo, ai ragazzi (al compimento del 18° anno di età) basta accedere al sito dedicato, utilizzando il proprio SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), che può essere richiesto, registrandosi sul sito di uno tra Aruba, InfoCert, Namirial, Poste Italiane, Register, Sielte e TIM.
Tutto sembra facile e probabilmente lo è… Ma cosa succede se il neodiciottenne è un ragazzo con autismo non in grado di svolgere le sue “azioni quotidiane”, tanto da avere assegnato un amministratore di sostegno da un giudice tutelare? In questo caso Poste Italiane consente agli amministratori di sostegno di richiedere l’ID (Identità Digitale) per il soggetto amministrato, questo almeno in teoria… In pratica, invece, sembra proprio che – stando alla lettera “aperta” inviata il 27 novembre scorso al Servizio Clienti di Poste Italiane da un genitore di un ragazzo con autismo (lettera ancora senza risposta) – la burocrazia ancora una volta complichi la vita di chi la vita già l’ha complicata… La lettera è questa.
«Il 9 novembre, dopo che il giudice tutelare ha accolto la richiesta di far diventare mia moglie amministratrice di sostegno di mio figlio neodiciottenne con grave disabilità mentale, abbiamo fatto per lui la richiesta di SPID. Grazie alle informazioni dettagliate riportate sul sito di Poste Italiane, accedendo al portale delle Poste stesse, con le credenziali di mia moglie è stato possibile richiedere l’Identità Digitale per un soggetto amministrato. Abbiamo risposto a tutte le domande e allegato i documenti richiesti: carta d’identità, codice fiscale e sentenza del giudice tutelare. Il 10 novembre la richiesta è stata respinta con questa motivazione: “Il decreto di apertura dell’amministratore di sostegno non prevede la facoltà di stipula di contratti”.
Chiamo il numero verde di Poste, ma non sono in grado di dirmi le motivazioni del rifiuto. Chiedo allora di essere messo in contatto con qualcuno che possa darmi spiegazioni. Non ero intenzionato ad annullare la richiesta, che comunque (come da comunicazione di Poste) sarebbe rimasta attiva per cinque giorni a partire dall’11 novembre. Invece, pochi minuti dopo la mia segnalazione, ricevo una mail che mi informa: “La sua richiesta di Poste ID [Identità Digitale, N.d.R.] abilitata a SPID è stata annullata come da sua richiesta”. Ma io non l’avevo mai richiesto…
Il giorno stesso rifaccio la procedura di “richiesta Poste ID per soggetto amministrato”; questa volta, invece di allegare parte della sentenza, la allego tutta, facendo comunque attenzione di rimanere sotto la soglia di grandezza massima degli allegati.
Qualche giorno dopo vengo contattato da un’operatrice di Poste Italiane, che non comprende il motivo dell’apertura della mia segnalazione, “vedendo la procedura in corso”. Le spiego quanto accaduto e che quella “in essere” era una nuova richiesta. L’operatrice mi tranquillizza: “A volte i sistemi impazziscono, vedrà che nei prossimi giorni le arriverà il Poste ID di suo figlio”.
Il 17 novembre, invece, ricevo nuovamente una mail di rifiuto, con la stessa motivazione: “Il decreto di apertura dell’amministratore di sostegno non prevede la facoltà di stipula di contratti”.
Ricontatto il Numero Verde, rispiego, capiscono, ma non hanno risposte. Sarò ricontattato da un supporto di secondo livello. Chiedo esplicitamente di non annullare la richiesta in essere.
Il giorno dopo mi reco in una sede di Poste Italiane per aprire un libretto postale per mio figlio, utilizzando gli stessi documenti usati per lo SPID. Ovviamente riesco nell’operazione. Provo a chiedere informazioni sullo SPID (lì avevamo ottenuto il Poste ID per mia moglie), ma non sono in grado di aiutarci per mio figlio.
Arriva il 21 novembre e ricevo una mail nella quale mi si informa che “la sua richiesta di Poste ID abilitata a SPID è stata annullata come da sua richiesta”. Ma io non l’avevo mai richiesto…
Richiamo ancora il Numero Verde. Rispiego, controllano, non hanno risposte da darmi, mi danno il codice di segnalazione e mi consigliano di chiamare tra due o tre giorni, se non mi dovessero contattare prima. Non voglio fare fretta e attendo il 27 novembre.
Richiamo il Numero Verde. Fornisco il codice di segnalazione, rispiego. L’operatore questa volta mi chiede qualche minuto per una verifica ulteriore: passati un paio di minuti, mi informa che ha verificato le procedure e può affermare con certezza che non posso “sollecitare una risposta in quanto devo attendere prima almeno 10 giorni lavorativi”. Per un attimo avevo sperato che lo zelante operatore avesse verificato le motivazioni del rifiuto…
Chiedo a questo punto di sapere, sempre consultando le procedure, entro quanto mi dovrei aspettare una risposta dalle Poste Italiane, una volta passati i 10 giorni lavorativi. L’operatore mi dice che non è scritto, però dopo 10 giorni potrò fare tutti i solleciti che voglio. Presumo che avere la libertà di fare un sollecito, per l’operatore, sia una buona notizia…
Mia moglie, per ottenere il suo Poste ID abilitato a SPID ha impiegato un giorno. Era necessario per fare la richiesta per mio figlio. Mio figlio disabile grave – che come stabilito da un giudice tutelare ha necessità di un amministratore di sostegno – ad oggi non solo non ha il suo Poste ID abilitato a SPID (con il quale potremmo richiedere tra le altre cose il Bonus Cultura per i neodiciottenni), ma non so se lo avrà mai.
Oggi le uniche cose di cui ho certezza sono: 1) potrò fare, tra qualche giorno, tutti i solleciti che voglio; 2) i diritti di mio figlio sono stati nuovamente calpestati da un’insensibile burocrazia.
Noi genitori, già costretti ad affrontare il peso della disabilità dei nostri figli, dobbiamo perdere tempo dietro a un codice di identità digitale che almeno in teoria questo tempo avrebbe dovuto farcelo risparmiare. Mi domando se queste difficoltà sono originate più dall’incompetenza o dalla discriminazione delle Istituzioni nei confronti delle persone con disabilità».