Agostino Squeglia è certamente una figura con pochi emuli nel mondo della cultura sociale, ma possiamo certamente dire della cultura in generale.
Innanzitutto vi è l’originalità del termine con cui si autodefinisce, il neologismo “suggenitore”, ossia come il genitore di una persona con disabilità impegnato nel diffondere una nuova cultura sulla disabilità, “suggerendola” appunto, specie tramite lo strumento della letteratura.
In questi ultimi anni anche «Superando.it» ha avuto modo di occuparsi con piacere di alcune sue iniziative, a partire dalla rassegna culturale di Treviso Vite Abilmente Diverse, che avevamo definito come «inedita e necessaria», costituita da vari eventi, tra cui da ricordare la tavola rotonda Discorso sulla disabilità: lo sguardo degli altri con spunti di cinema e letteratura, «un discorso con storie di vite reali – come venne presentata -, viste al cinema o narrate, ovvero la disabilità in chiave esistenziale e culturale, per situazioni che riguardano tutti, anche – e forse soprattutto – le persone il cui sguardo a volte appare lontano».
O anche la collaborazione ad organizzare la rassegna Cambiare vita, cambiare sguardi. Racconti sulla disabilità, in occasione del quarantennale della Federazione lombarda LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità).
E poi i progetti arrivati nelle scuole e nelle università, nonché nei corsi di formazione per docenti di sostegno, come Ci riguarda, «iniziativa nella quale–aveva spiegato Squeglia – io sono il “suggenitore” che suggerisce emozioni, leggendo le pagine della letteratura italiana sull’argomento nei consessi di formazione e ovunque sia necessario».
E ancora, la promozione di Tutor amicali, un altro progetto di cui è certamente il caso di ricordare le caratteristiche, che ha avuto per protagonisti cinque studenti maggiorenni di una scuola di Treviso, selezionati in base al loro profilo psicologico per motivazione ed esperienze di alternanza scuola-lavoro con anziani e persone fragili, che hanno sostenuto dodici ore di formazione specialistica, al termine delle quali sono letteralmente divenuti “incubatori di relazioni”, costruendo cioè occasioni di socialità per altrettanti compagni con disabilità che avevano difficoltà di inclusione.
Nei mesi scorsi, infine, Squeglia ha dato vita, insieme ad Andrea Canevaro e Salvatore Nocera, a una campagna, con tanto di petizione sottoscritta da moltissime personalità della cultura, dello spettacolo e delle associazioni, per chiedere l’uso della locuzione “persona con disabilità” in tutti gli atti delle Amministrazioni Pubbliche, in linea con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Non è stata però quest’ultima la più recente iniziativa pubblica del “suggenitore”, se è vero che nella scorsa settimana la prima giornata del Congresso Nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), di cui abbiamo ampiamente riferito in altre parti del giornale, per scelta della Federazione, si è conclusa, dopo tanti interventi di uomini politici e di rappresentanti delle Associazioni, proprio con un contributo di Squeglia, una videolettura di una decina di minuti, intitolata Tutto normale!… O quasi, che ha suscitato grande attenzione e profondamente toccato i partecipanti collegati all’evento.
Ne citiamo un unico passaggio («Siamo stati tutti a casa… chiusi… ma tanti…. da sempre… sono già a casa…. chiusi… molti poi… non a casa ma chiusi in altri luoghi… ancora più chiusi… e soli…»), dopodiché anche noi, pur semplici “suggeritori”, ci permettiamo di suggerire appunto ai Lettori e alle Lettrici di accedere all’intera videolettura (nella parte conclusiva della registrazione della prima giornata del Congresso FISH, a questo link, con sottotitolazione): sarà difficile pentirsene! (Stefano Borgato)