Devo confessare che, da vecchio e povero caregiver, non mi era mai capitato di leggere tre articoli così specificatamente interessanti in un periodico che stampa centinaia di migliaia di copie e che si rivolge da più di un secolo ad una platea di attenti lettori.
Spiego meglio: trovo ieri notte in cucina una rivista (persa? dimenticata? lasciata appositamente?) della nipotina settenne ovvero «Montagne 360», mensile del CAI (Club Alpino Italiano). In cucina mi ero audacemente spinto, abbandonando per pochi attimi il mio ruolo istituzionale di vecchio caregiver notturno, per farmi un buon caffè e quindi resistere al sonno incipiente.
Non sapendo praticamente nulla di montagna, malgrado in tempi lontani abbia servito la Patria nel 2° Reggimento Alpini con il grado di caporalmaggiore, e altrettanto poco sappia della nipotina, a quanto pare socia di benemerita Associazione escursionistica, sfoglio con interesse il periodico, ricco di bellissime foto, ed eccoci alfine ai tre citati servizi.
Il primo verte sui sentieri accessibili un po’ di tutt’Italia, con disamina degli ausili (sorta di portantine con una ruota e stanghe sul davanti e sul retro per gli accompagnatori), ovvero come permettere a persone con qualsiasi tipo e grado di disabilità di andare per boschi e per sentieri alpini.
Il secondo è un’intervista a Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che illustra le tematiche a noi carissime del “Nulla su di Noi senza di Noi e le Nostre Famiglie”.
Il terzo, infine, è la storia umana e professionale di Viktor Frankl, esimio psichiatra e psicanalista, padre della logoterapia (logos è un termine greco che significa veramente di tutto nella più ampia accezione del termine: Io non so nulla di greco avendo fatto, circa sessant’anni fa, studi di carattere più scientifico che classico. Se cercate logos su Wikipedia in pochi minuti ne leggerete una sufficiente e comprensibile informazione).
Nella sua lunga e fortunosa esistenza, Frankl (1905-1997) fu testimone e attore delle grandezze e soprattutto delle miserie del “secolo breve”: straordinarie fioriture di pensiero (la Scuola Viennese di Psicanalisi), ma anche i lager nazisti (programma T4 di sterminio delle persone con disabilità incluso), la capacità di ricostruire sulle rovine (non si chiamava ancora “resilienza”) e di volgere al positivo le peggiori esperienze. In più Frankl “arrampicava”, scalando, per passione, le montagne e tendendo alla trascendenza in senso metafisico.
Da vecchio agnostico incallito devo pur riconoscere che il suo pensiero mi ha intrigato parecchio, malgrado sia all’opposto del mio. Notevole poi la sua affermazione, «non vedo nulla di male nell’invecchiare», per me molto consolatoria, meno per la mia schiena, che di mali ne ha parecchi.
Come ogni sciocchezza che scrivo, per altro, nemmeno questo articoletto va preso sul serio, mentre assai sul serio vanno presi gli argomenti trattati.
E per concludere, se avete desiderio di informarvi seriamente su quanto sopra scritto, vedete al numero di settembre 2021 di «Montagne 360 – La rivista del Club Alpino Italiano dal 1882», fermo restando che, com’è ben noto, ai miei carissimi e pochissimi Lettori e Lettrici, non scrivo a fine di lucro e non sono sul libro paga di alcun editore.