Trasformare il nostro mondo e il modo di relazionarsi alle persone: è un potere che è insito nell’Universal Design (“progettazione universale”), metodologia progettuale che investe direttamente la vita delle persone e che è diventata centrale nell’àmbito di un discorso sui diritti umani. Perché l’Universal Design riguarda tutti ed è strettamente legato allo sviluppo sostenibile.
Sin dal 2012 al tema è dedicata la Conferenza Internazionale dell’Universal Design, nata in Norvegia ad Oslo e diffusasi negli ultimi anni soprattutto nei Paesi scandinavi. Nel corso dell’ultimo decennio, l’evento si è ripetuto ogni due anni. Quest’anno, in occasione della sesta edizione, arriverà per la prima volta in Italia, ed esattamente a Brescia, su iniziativa di tre Atenei: l’Università di Brescia, quella di Trieste e la Ca’ Foscari di Venezia.
«Abbiamo connotato questa edizione legando il tema dell’Universal Design allo sviluppo sostenibile. Questo perché come Ateneo lavoriamo da tempo su questi temi e perché crediamo che i temi dell’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile siamo vicini a una connotazione di Universal Design allargata». A spiegarlo è Alberto Arenghi, docente associato di Architettura Tecnica all’Università di Brescia, nonché organizzatore della Conferenza Internazionale che si terrà dal 7 al 9 settembre, insieme alle professoresse Ilaria Garofolo dell’Università di Trieste e Giulia Bencini dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Legare il tema dell’Universal Design allo sviluppo sostenibile significa dunque analizzare da un punto di vista diverso da quello puramente architettonico: vuol dire mettere al centro la persona. In altre parole, l’Universal Design inteso come fruibilità dei servizi e modo di interfacciarsi alle persone.
«L’Universal Design – sottolinea ancora Arenghi – obbliga chi si occupa di progettazione di oggetti, edilizia e servizi a tener conto del più alto numero di utenti possibile. Non si parla dunque di una singola categoria, ma di tutte le persone».
«In Italia – aggiunge – siamo ancora abbastanza fermi dal punto di vista della progettazione, soprattutto per questioni di carattere normativo. In altri Paesi d’Europa la normativa vigente tiene già conto della progettazione universale. Tuttavia l’Italia si distingue positivamente sia per qualità di progettazione che come soluzioni adottate. Siamo più avanti, ad esempio, su alcuni fronti specifici, come sul fronte dell’accessibilità del patrimonio culturale».
In attesa della Conferenza di settembre sono stati raccolti contributi da ben ventisette Paesi del mondo, cosicché il tema dell’Universal Design verrà scandito da diversi punti di vista: della formazione universitaria, dell’accessibilità, degli spazi urbani. L’obiettivo è cercare di dare una lettura che dia valore all’universal design in quanto appunto strumento per lo sviluppo sostenibile.