Come abbiamo ampiamente riferito a suo tempo in altra parte del giornale, i primi giorni di ottobre hanno coinciso con la settima Settimana Nazionale della Dislessia, organizzata dall’AID (Associazione Italiana Dislessia), in concomitanza con la Settimana Europea per la Consapevolezza sulla Dislessia (European Dyslexia Awareness Week), promossa dall’EDA (European Dyslexia Association), appuntamento ormai consolidato, voluto per diffondere consapevolezza sulla dislessia e sugli altri DSA (disturbi specifici dell’apprendimento, di cui si legga anche nel box in calce) e per promuovere la conoscenza delle metodologie più efficaci utili ad affrontarli e gestirli. Tutti problemi che coinvolgono nel nostro Paese circa 3 milioni di persone.
In occasione della Settimana Nazionale è tornata anche la campagna denominata Lo sai che…, lanciata nel 2018 da Erickson e dalla stessa AID, che quest’anno è centrata sul podcast A modo mio. Storie di vita e dislessia, dieci puntate, una nuova ogni settimana, disponibili gratuitamente nel web (a questo link), che danno voce alle storie di scrittrici, insegnanti, attori e studentesse, tutte persone con DSA, nonché ai contributi scientifici di esperti ed esperte, al fine di offrire testimonianze dirette che scardinino i pregiudizi di chi crede che la dislessia sia una malattia.
Tra gli altri protagonisti delle storie, la conduttrice televisiva e radiofonica Andrea Delogu e l’attore Giampaolo Morelli, che hanno raccontato di come siano riusciti a trovare la loro strada anche grazie alla dislessia. Lo psicologo Giacomo Stella, che spiega una volta in più che di DSA non ci si ammala, né si guarisce, perché non si tratta di una malattia, ma di un segno caratteristico di una persona, come avere gli occhi verdi o i capelli rossi, come sa bene Filippo Barbera, cresciuto con tutti e quattro i DSA (dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia) e ora maestro alla scuola primaria, così come Beatrice Lambertini, che a vent’anni ha portato sul palco di X Factor una canzone autobiografica sulla discalculia. E ancora le storie di Pietro Versari, Antonella Trentin, Elodie Borney e altri ancora.
Al momento sono sei i podcast già disponibili, ossia Dislessici si nasce o si diventa? Tutto quello che non sai sui DSA (Giacomo Stella); Sono dislessica e ho pianto di felicità (Andrea Delogu); Sono cresciuto con tutti e quattro i DSA e oggi faccio il maestro (Filippo Barbera); Un super-potere attraverso la musica (Beatrice Lambertini); Dislessia in scena (Pietro Versari); Dislessia e Università: lotta per i diritti (Antonella Trentin ed Elodie Borney). (S.B.)
Per ogni ulteriore informazione: Ufficio Stampa Erickson (Lisa Oldani), lisa.oldani@erickson.it.
La dislessia e gli altri DSA (disturbi specifici dell’apprendimento)
Il più diffuso DSA (disturbo specifico di apprendimento) è la dislessia, cioè il disturbo specifico della lettura, che si manifesta e si evolve in concomitanza dell’inizio dell’attività scolastica, quando emergono le prime difficoltà nell’attivare in maniera fluente e senza affaticamento tutte quelle operazioni mentali necessarie per leggere, quali riconoscere le lettere singole, le sillabe e quindi le parole, associandole ai suoni corrispondenti. Frequenza degli errori e lentezza nella decodifica ne sono i tipici aspetti: il bambino può, per esempio, presentare difficoltà nel riconoscere, scambiandoli tra loro, grafemi che differiscono visivamente per piccoli particolari quali: “m” con “n”, “c” con “e”, “f” con “t”, “a” con “e”.
La persona con disortografia, invece, evidenzia la difficoltà a tradurre correttamente le parole in simboli grafici e a confondere il suono delle lettere (per esempio “f/v”, “t/d”, “p/b”, “c/g”, “l/r”).
Un terzo disturbo che impedisce alla persona di esprimersi nella scrittura in modo fluido è la disgrafia, caratterizzata da una grafia spesso illeggibile, da una pressione eccessiva sul foglio e dallo scarso rispetto degli spazi sul foglio.
C’è infine la difficoltà a comprendere simboli numerici e a svolgere calcoli matematici, conosciuta con il nome di discalculia. Stando ai dati, circa il 3% della popolazione studentesca è affetta da tale disturbo, che complica la lettura e la scrittura dei numeri e soprattutto l’elaborazione delle quantità. Gli errori collegati a questa problematica molto spesso non vengono riconosciuti nell’immediato. Diversi, infatti, sono i casi di discalculia erroneamente diagnosticati come dislessia.