Se si parla di “buone prassi”, un esempio è certamente il progetto denominato Sorridere Insieme, finanziato dall’ASSI Gulliver (Associazione Sindrome di Sotos Italia), impegnata sul fronte della sindrome di Sotos (nota anche come “gigantismo infantile”) e della sindrome di Malan (che assomiglia alla precedente, pur essendo assai più rara), in favore del Reparto di Odontoiatria di Comunità, Sezione Pediatrica, dell’Ospedale di Piove di Sacco, in provincia di Padova, diretto da Claudio Gallo. Si tratta di un’iniziativa che mira a rendere tale Reparto e l’Ospedale di cui fa parte sempre più inclusivi, con un percorso dedicato ai piccoli pazienti non verbali e alle loro famiglie, utilizzando il sistema di comunicazione CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa).
«Quando abbiamo deciso di finanziare questo progetto – spiega Silvia Cerbarano, presidente di ASSI Gulliver -, proposto da una delle componenti del nostro Direttivo, Elisa Zigno, mamma di Giovanni, ne abbiamo subito compreso le potenzialità e messo a disposizione tutti i fondi necessari. La nostra Associazione, infatti, si impegna da sempre affinché tutti i nostri bambini e non solo, abbiano le stesse opportunità dei loro coetanei. E questo progetto è la testimonianza che con un lavoro di squadra e la messa a sistema di competenze e motivazione si possano raggiungere obiettivi importanti come questi. Ringraziamo quindi l’Ospedale, il professor Gallo, la sua équipe medica e la dottoressa Silvia Citarella, educatrice professionale specializzata in CAA, da noi incaricata alla realizzazione del progetto».
«La nostra esperienza con la CAA – spiega la stessa Elisa Zigno – è iniziata con i primi approcci tre anni fa. Giovanni aveva da poco compiuto quattro anni e nessuno specialista sapeva ancora dire se lui avrebbe parlato o meno, noi genitori, però, sentivamo che lui aveva bisogno di comunicare. All’inizio non ci credevo che lui sarebbe stato in grado di fare quello che ci si aspettava facesse, viste la difficoltà di attenzione e cognitive, ma la prima volta che ha indicato la foto del suo biberon per chiedere di bere il latte ci siamo illuminati: lui ci stava “parlando”! Oggi Giovanni ha sette anni, non parla, ma grazie alla CAA può dire, chiedere e raccontare tante cose alle persone che fanno parte della sua vita e sapere che in un ospedale e su una sedia di un reparto odontoiatrico possa sentirsi a suo agio, mi riempie di gioia».
«Questo progetto – sottolinea Claudio Gallo – rappresenta una straordinaria occasione di crescita sociosanitaria sia professionale che umana. Sono orgoglioso di sapere che saremo uno dei pochi e primi reparti di Odontoiatria che utilizzerà questa metodica in Italia e questo ci carica di una grande responsabilità e di conseguenti aspettative. Infatti il percorso iniziato il 7 dicembre scorso con i nostri piccoli pazienti speciali non verbali e le loro famiglie potrebbe diventare nel futuro una metodica condivisa da moltissime strutture sanitarie a valenza pediatrica. La CAA ci permette di fatto essere ancora più inclusivi nei confronti dei nostri piccoli pazienti speciali». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Francesca Pucci (pucci.comunicazione@gmail.com).