È stata data recentemente alle stampe, per i tipi di Rizzoli, un’interessante opera intitolata E li chiamano disabili, il cui autore è il noto giornalista Candido Cannavò, già per molti anni direttore della «Gazzetta dello Sport», noto anche al pubblico televisivo per le sue collaborazioni con numerose testate.
È un libro di storie, quello di Cannavò, raccontate sotto forma di “inchiesta”, «sedici storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio della non-rassegnazione», come si legge nella presentazione editoriale.
Ed è anche una nuova “incursione” di questo autore nell’ambito di temi più strettamente sociali, dopo il buon successo ottenuto da Libertà dietro le sbarre, dedicato al mondo del carcere.
«In un mondo dominato da pseudovalori – recita ancora la presentazione dell’opera – come il look, la bellezza da spot televisivo, l’apparire in ogni sua forma, i portatori di handicap rappresentano un fattore di disturbo, sono persone che è comodo nascondere, ignorare. Questa inchiesta di Candido Cannavò va nella direzione opposta: farci conoscere da vicino uomini e donne diversi solo perché hanno saputo sviluppare forme diverse di abilità, individui che, colpiti gravemente nel fisico, non si sono arresi e hanno saputo vincere la difficile battaglia della vita».
Buone le premesse, quindi, per un libro che sicuramente incuriosisce, non foss’altro per la caratura del suo autore, giornalista che da sempre sa cogliere la profondità dei sentimenti, senza indulgere al pietismo.
La prefazione di E li chiamano disabili è del sindaco di Roma Walter Veltroni, l’appendice a cura di Claudio Arrigoni, firma della «Gazzetta dello Sport» che da molto tempo si occupa di sport per persone con disabilità e di Paralimpiadi.
(S.B.)
Milano, Rizzoli, 2005, VI,205 pagine, 16 euro.
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