Una questione di diritti umani

a cura di Giampiero Griffo
Un'ampia intervista ad Antonio Papisca, direttore del Centro Diritti Umani dell’Università di Padova, per ripercorrere il cammino del riconoscimento dei diritti umani delle persone con disabilità all’interno della comunità internazionale, fino alla recente nuova prospettiva di una “Convenzione internazionale sui diritti umani delle persone con disabilità”

Antonio PapiscaAntonio Papisca, docente di Diritto Internazionale all’Università di Padova, è il direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerca e Servizi sui Diritti della Persona e dei Popoli, più semplicemente noto come “Centro Diritti Umani”.
Recentemente è stato tra i promotori di un’esperienza nuova e originale – per l’intera Europa – quale il Corso di aggiornamento universitario su Diritti umani e disabilità, che si terrà nel 2006 e del quale ci occupiamo ampiamente in altra parte del nostro sito.
Con lui cerchiamo di fare il punto sul lungo cammino verso il riconoscimento dei diritti umani delle persone con disabilità.

Quali sono i diritti fondamentali delle persone con disabilità riconosciuti dal diritto internazionale?
La persona con disabilità, in quanto persona, è titolare di tutti i diritti e le libertà fondamentali riconosciuti dal vigente diritto internazionale, oltre che dalle Costituzioni democratiche. Con tale corredo, ha diritto a realizzare pienamente la propria personalità. Deve però essere posta nella condizione di perseguire concretamente questo obiettivo, comune a tutti gli esseri umani. Ha pertanto diritto non già al riconoscimento di ulteriori “diritti umani”, bensì ad un “supplemento di garanzie”, ovvero alla pratica fruizione di specifiche azioni positive, di politiche pubbliche, insomma di un’organica mobilitazione di risorse materiali e umane, compreso l’abbattimento delle barriere architettoniche.

Si può parlare di “precettività” per i diritti umani delle persone con disabilità?
Favorire la piena realizzazione della personalità – ovvero del percorso di vita della persona con disabilità – rientra effettivamente nella sfera della precettività, non in quella della mera programmaticità. L’ottica in materia non può pertanto essere quella dell’assistenzialità, bensì della promozione umana.
La civiltà del diritto è tanto più tale quanto più si fa carico di dare attuazione al triplice principio di vita, di eguaglianza e di non discriminazione. In particolare, sul terreno della promozione della personalità dei cittadini con disabilità avviene l’incontro tra la civiltà del diritto e la civiltà dell’amore.

Quali sono le caratteristiche dell’internazionalizzazione dei diritti della persona?
L’era dei diritti umani su scala planetaria si caratterizza per l’apertura di sempre nuovi orizzonti, se si vuole per la conquista di sempre nuove frontiere. È la dinamica del cammino del perfezionamento umano, in una palestra di virtù morali e civili sempre più dilatata e attrezzata man mano che avanza l’internazionalizzazione dei diritti della persona.
Ed è il triplice principio sopra evocato (vita-eguaglianza-non discriminazione) a dare gli impulsi più efficaci perché si manifestino attenzione e sensibilità nei confronti di condizioni di particolare vulnerabilità, quali quelle dei bambini, degli anziani o delle persone con disabilità.
In queste più puntuali e acute sensibilità si manifesta la progressione umanocentrica della civiltà del diritto.

Cos’ha fatto l’ONU al fine di promuovere il riconoscimento giuridico dei diritti umani delle persone con disabilità?
La prima Dichiarazione sui Diritti delle Persone Disabili è stata adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1975.
Alcuni anni più tardi, l’Assemblea stessa ha proclamato il 1981 come “Anno Internazionale delle Persone Disabili”, adottando in seguito (1982) il Programma Mondiale d’Azione per le Persone Disabili (1982), contenente le linee guida per una strategia di promozione dell’uguaglianza e della piena partecipazione politica, economica e sociale delle persone con disabilità.
Ha proclamato poi il Decennio delle Nazioni Unite delle Persone Disabili (1983-1992) e ha stabilito la data del 3 dicembre di ogni anno come Giornata Internazionale delle Persone Disabili.

Qual è stato il maggior risultato ottenuto a conclusione del Decennio 1983-1992?
Certamente l’adozione nel 1993 delle Regole Standard per il Raggiungimento delle Pari Opportunità per le Persone con Disabilità, documento che non ha efficacia giuridica vincolante, ma che conserva un alto significato politico per i governi. In esso è enunciato il principio secondo il quale le persone con disabilità, in quanto soggetti attivi e unici responsabili delle proprie scelte, devono partecipare direttamente all’elaborazione delle politiche che le riguardano.
Inoltre, sempre grazie alle Regole Standard, le Nazioni Unite hanno dato vita ad un importante meccanismo di monitoraggio, costituito dal Relatore speciale sulla disabilità, il quale dal 1994 ha presentato una serie di rapporti alla Commissione per lo Sviluppo Sociale del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite sull’attuazione da parte degli Stati di tali Regole.

Nel 2001 le Nazioni Unite hanno istituito un Comitato ad Hoc (Ad Hoc Committee) con il compito di elaborare una Convenzione Internazionale sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità. A che punto sono i lavori del Comitato?
La crescente attenzione rivolta dalle Nazioni Unite all’area della disabilità si sta appunto traducendo nell’elaborazione di una Convenzione Giuridica Internazionale sulla Protezione della Dignità e dei Diritti delle Persone con Disabilità.
A questo proposito va detto che l’approccio delle Nazioni Unite alla disabilità è “basato sul diritto” e prende in considerazione quattro princìpi fondamentali: la dignità di ogni essere umano e l’eguale dignità di tutti gli esseri umani; l’autonomia, ovvero la possibilità per la persona con disabilità di vivere nella società in modo autonomo; l’eguaglianza di tutte le persone indipendentemente dalle differenze; l’etica e la pratica della solidarietà.
Da un punto di vista operativo, l’approccio dell’ONU è diretto alla promozione e alla protezione dei diritti umani delle persone con disabilità in base anche all’assunto che il potenziamento della protezione dei diritti umani contribuisce a prevenire la disabilità.
Il Comitato si è riunito fino ad oggi sei volte e ha predisposto una bozza di convenzione. Il testo dovrebbe essere approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite entro il 2006 o, al più tardi, nel 2007.

Le associazioni delle persone con disabilità sono state coinvolte nell’elaborazione di questa Convenzione internazionale?Un mappamondo
Sembra che le Nazioni Unite abbiano fatto proprio il motto, rilanciato nel 2002 dal Congresso Europeo sulla Disabilità con la Dichiarazione di Madrid: «Niente per le persone disabili senza le persone disabili».
Le organizzazioni non governative delle persone con disabilità stanno infatti partecipando attivamente ai lavori del Comitato Ad Hoc delle Nazioni Unite attraverso la presentazione sia di emendamenti che di nuovi articoli.

Che ruolo può avere l’Unione Europea per promuovere i diritti delle persone con disabilità?
La tutela della disabilità è diventata un obiettivo dell’azione dell’Unione Europea a partire dal 1996, quando Commissione Europea e Consiglio hanno adottato rispettivamente una Comunicazione e una Risoluzione sulla Parità di Opportunità per i Disabili, facendo proprio l’approccio “basato sul diritto” elaborato nel 1993 dalle Nazioni Unite con le Regole Standard.
Un importante passo in avanti è stato fatto poi nel 2000 con la proclamazione della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Due articoli sono dedicati alle persone con disabilità: il 21, che vieta qualsiasi forma di discriminazione e il 26, che riconosce alle persone disabili il diritto di beneficiare di misure intese a garantirne l’autonomia, l’inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita della comunità.
Nuovo impulso all’azione dell’Unione è venuto infine con la proclamazione del 2003 quale Anno Europeo delle Persone Disabili, a conclusione del quale la Commissione Europea ha approvato un Piano d’Azione per la Promozione delle Pari Opportunità per le Persone con Disabilità.
La strategia della UE sulla è basata oltre che sui diritti umani anche sul mainstreaming [l’integrazione di situazioni ed esigenze specifiche della disabilità all’interno delle varie politiche generali, N.d.R.], sull’integrazione orizzontale, sul partenariato tra tutti i soggetti (poli) della sussidiarietà e sul dialogo civile.

Quale impatto può avere il riconoscimento europeo e internazionale dei diritti umani sulle politiche di tutela dei diritti delle persone con disabilità in Italia e nella Regione del Veneto, ove lei opera?
Quanto è in avanzata sul piano internazionale ed europeo trova anticipazioni significative in Italia e nella Regione del Veneto la quale, attraverso l’Assessorato alle Politiche Sociali, sta attuando una politica organica per promuovere la piena integrazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie nel mondo della scuola, del lavoro, dell’informazione, dei servizi sociali, dello sport, insomma nella società.
Particolarmente significative, a tal proposito, le risorse impiegate nel campo delle barriere architettoniche, dell’assistenza domiciliare e del “dopo di noi”

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