I pessimisti direbbero che ci sono voluti cinque anni per dimenticare le peripezie della prima crociera, gli ottimisti che il ricordo di essa era così vivo e bello, che era come non essere mai sbarcati…
Più prosaica, invece, la realtà: in questi cinque anni da quella prima esperienza, non si era più concretizzata quella serie di circostanze che hanno permesso a Silvia – giovane donna con grave disabilità – e alla sua famiglia – la nostra – di andarsene a zonzo per i mari.
Ma quali sono queste circostanze?
1) salute sufficientemente buona di Silvia e dei suoi “schiavi”;
2) disponibilità di tempo libero da impegni lavorativi (per la sorella di Silvia);
3) disponibilità finanziaria adeguata;
4) disponibilità di due cabine adiacenti o vicine in offerta speciale ultrascontata;
5) disponibilità delle suddette cabine in una crociera con imbarco e sbarco a Savona (a trenta chilometri da casa di Silvia). Questo per ovvi motivi di tempo, parcheggio del veicolo e facilità d’imbarco (abbiamo “solo” due carrozzine e undici colli al seguito).
Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, dunque, a fine ottobre abbiamo trovato la giusta combinazione: da Savona a Civitavecchia, Napoli, Palma di Maiorca, Valencia, Marsiglia e ancora Savona. Sette giorni di mare. O meglio, sette notti di mare perché, secondo un’ormai consolidata tradizione, le navi da crociera navigano preferibilmente di notte, riservando il giorno alle visite a terra dei passeggeri.
In qualsiasi agenzia turistica o su internet troverete foto panoramiche e notizie locali di ogni porto toccato, quindi non vi tedieremo con svenevoli tramonti sul mare o castelli più o meno diroccati.
Veniamo invece alle notizie che interessano noi “famiglie con disabilità”.
Prenotazione
È necessario chiarire bene le proprie esigenze. Ad esempio avere informazioni esatte sulla dimensione delle porte delle cabine, per essere certi di potervi passare con la carrozzina. È possibile anche prenotare cabine specifiche per persone con disabilità, ma purtroppo queste cabine “dedicate” sono in numero assai ridotto, generalmente interne (senza oblò, finestra o balcone) e, ahimè, abbastanza squallide.
Costi
Difficile determinarli prima con esattezza. Il costo della crociera, come da contratto, non prevede in genere le bevande ai pasti, le escursioni a terra e altri optional. Talvolta non comprende una mancia “obbligatoria” per il personale (20%!). Bisogna quindi leggersi con pazienza e con una buona lente di ingrandimento il contratto.
Parcheggi a terra
Anche qui ci si deve informare bene e in primo luogo se esistono. In caso affermativo, se sono gratuiti o a pagamento, e quanto distano dal punto d’imbarco.
Procedura d’imbarco
Tradizionalmente vi è una corsia preferenziale (istituzionalizzata o consuetudinaria) per persone con ridotta mobilità. Esistono carrozzine pieghevoli offerte dalla Compagnia sia a terra che a bordo. Esiste anche personale d’aiuto, ma talvolta ci sono pure grosse difficoltà o divieti all’imbarco di carrozzine elettriche.
Accessibilità e fruibilità della nave
Le moderne navi da crociera somigliano sempre più, anche nell’estetica, a centri commerciali o a condomìni residenziali di buon livello. In genere non vi sono problemi di accessibilità. Una nave da 1.500-2.000 passeggeri ha cabine dislocate su almeno otto-dieci ponti, serviti da una ventina di ascensori (alcuni totalmente vetrati e con bella vista su spaziosi saloni arredati, tipo casinò di Las Vegas).
Praticamente è possibile girare tutta la nave in carrozzina – la parte destinata ai passeggeri, naturalmente -, con la sola esclusione, talvolta, del/dei ponti più elevati (pista da jogging ecc.).
Le cabine (suite escluse) sono tutte simili e assomigliano alle stanze dei Motel Accord. Oggi la tendenza è quella di dotare più cabine possibili di finestrature panoramiche o di balconi. Va controllato bene se la carrozzina “ci passa” tra letto, pareti e armadi, se passa dalla porta che dà sul balcone e se esistono scalini. Va controllata inoltre (quanti controlli!) la forma e la dimensione della cabina sulla piantina presente nel sito della Compagnia, accertandosi che ci si riferisca proprio a quella tipologia di cabina e a quella nave!
Colli al seguito
Si possono portare con sé due colli a mano a testa e anche chi è “senza testa”, come chi scrive, può portarseli lo stesso. Il resto va imbarcato con apposite etichette e ve lo troverete in cabina, salvo errori, molto meno frequenti che negli aeroporti.
Noi avevamo, secondo alcuni, nove valigie – oltre quelle “a mano” – secondo altri tredici e due carrozzine (su quest’ultime tutti d’accordo): non ci è stato mosso alcun rilievo. Vietato poi imbarcare liquidi e alimenti, almeno senza un’esplicita autorizzazione. Anche su questo, dunque, bisogna informarsi bene.
Vita di bordo
“C’è di tutto, come a Genova” (antico proverbio marinaro ligure), ma non è tutto oro quel che luccica. La vita a bordo è molto informale. Non si pensi però a quel celebre film della crociera ai Caraibi di Humphrey Bogart e Lauren Bacall… Le cose, infatti, sono un po’ cambiate. Persino il mitico vestito da sera per la cena di gala non è strettamente obbligatorio.
Si mangia sempre e sempre troppo, anche se le porzioni al tavolo rasentano l’esiguo. Più coreografia che sostanza. Le stesse cose, più o meno, le si trovano nei numerosi grill, self-service, pizzerie e punti di ristoro sparsi per la nave. Ma per sapere i costi di qualsiasi cosa non compresa nel “pacchetto” acquistato, basta moltiplicare il costo “di terra” per p greco…
Servizi sanitari
A bordo delle grandi navi da crociera troverete un medico e una farmacia. Portatevi però i farmaci specifici che usate! Vietato imbarcare bombole di ossigeno, che in genere sono in dotazione alla nave. Chi ne abbia necessità, naturalmente, è bene che si informi accuratamente.
Escursioni a terra
Sono drammaticamente care, non accessibili e non fruibili. Almeno per quello che abbiamo verificato. Qui è bene non fidarsi delle informazioni che vengono date a bordo ed è consigliabile insistere molto per essere ben certi della fruibilità dei mezzi di trasporto (pullman, taxi e altro).
Talvolta le navi non attraccano in un porto (ad esempio nelle isole greche) e i passeggeri vengono trasbordati con le scialuppe di bordo. Bello, ma un po’ (tanto) avventuroso per chi non abbia autonomia motoria.
Mal di mare
Il mal di mare non esiste, anzi un lieve rollio concilia il sonno. Più che il mare – burrasche escluse – sulla nave si sentono vibrazioni meccaniche varie.
A questo punto, terminate le “istruzioni per l’uso”, ovvero il “manuale del perfetto crocierista con disabilità”, veniamo a Silvia e alla sua famiglia di “sherpa”.
Incredibilmente incappiamo in condizioni climatiche esageratamente perfette. Clima davvero tropicale, mare calmo o quasi. Naturalmente, essendo fine ottobre e con vent’anni (e trent’anni fa) di ricordi di maestrale urlante nelle orecchie, abbiamo le valigie piene di maglioni e giacche a vento, ma pochissime magliette e pantaloncini.
A Civitavecchia restiamo a bordo – la gita a Tarquinia viene annullata per mancanza di professori di archeologia a bordo, quelle a Roma non ci interessano perché Silvia ha già “razziato” recentemente tutte le boutique di Via Condotti – mentre a Napoli prendiamo uno di quegli autobus rossi a due piani, con quello superiore scoperto (ma non accessibile per noi), che esistono in tutte le località turistiche. Posto per carrozzina, cuffie con spiegazione in sei lingue, possibilità di scendere in diversi punti e prendere l’autobus successivo, in genere mezz’ora dopo. Costo: un terzo dell’escursione organizzata. Non troppa spazzatura in giro, almeno dove passiamo.
Da Napoli, attraverso le Bocche di Bonifacio e un giorno e mezzo di navigazione, giungiamo poi a Palma di Maiorca, molto bella, grattacieli a parte.
Meraviglia delle meraviglie: qui moltissimi taxi hanno la rampa posteriore per le carrozzine e i cassonetti della spazzatura hanno un’apertura specifica più in basso per le persone con disabilità! No, non avete capito! Non “buttano via” le persone con disabilità nei cassonetti, sono le persone in carrozzina che buttano la spazzatura come tutti gli altri, senza doversi fare aiutare!…
Ed eccoci a Valencia. Per i bei monumenti vedere su internet. Notevolissimo, invece, il corso del fiume deviato prima della città e trasformato – sempre in città – in un meraviglioso parco pubblico totalmente accessibile lungo diversi chilometri e largo 80-100 metri, che si snoda sotto i ponti medievali. In Spagna le alluvioni hanno insegnato parecchio. Da noi ancora assai poco.
A Marsiglia, invece, i trasporti dal terminal crociere al centro città – molti chilometri di distanza – sono un vero dramma. Liti furibonde, telefonate, personale di bordo impreparato e impreciso, pullman e taxi non accessibili: in tutta Marsiglia non esiste un taxi pubblico con pedana elevatrice!
Lo so, non ci crederete, ma l’informazione proviene dall’unica persona dell’Ufficio del Turismo che ci ha poi “salvato”, trovandoci un tassista disposto a caricare la carrozzina a braccia (la carrozzina dietro, Silvia con noi “dentro” al mezzo) su di un Mercedes Viano con lussuosissimi sedili in pelle nera.
Qui è davvero necessario tratteggiare questo mitico tassista marsigliese che parla francese con cadenza… “mafiosa”. Si scopre subito – in siciliano stretto e arcaico – che il guidatore del Viano extralusso è nato sì a Marsiglia, ma aveva un nonno palermitano e una nonna romana, che ha una moglie americana di professione giudice, che la figlia ha studiato a Berkeley, in California e che ha parenti vari in Australia e in Argentina. Dichiara 63 anni di età, ha fatto il pescatore (iniziando con il nonno) dai 15 ai 55 anni, ha lavorato per quarant’anni quindici ore al giorno tutti i giorni dell’anno, guadagnando abbastanza (assieme alla moglie) da metter da parte 2 milioni di lire dell’epoca al mese (avete letto bene!), comprando così un appartamento ogni due anni. Poi, “per riposarsi un po’”, si è comprato un taxi e lavora solo dieci ore al giorno, in attesa dei 65 anni. A tale età, dichiara, smetterà di lavorare e andrà a trovare tutti i parenti. In pratica girerà tutto il mondo. Insomma, ha messo da parte, oltre ai vari appartamenti, quanto basta per quindici anni di viaggi, Iddio permettendo.
Sapete come ha fatto? No, non è un capomafia! Volete conoscere «’u segretu»? «Grazie a ‘u Nonnu!», grazie cioè ai buoni consigli del nonno, che gli diceva sempre di lavorare duro da giovane e di metter via il più possibile, «ché da vecchio ti troverai bene». No, io non parlo siciliano stretto, ma grazie ai moltissimi romanzi di Camilleri e a qualche film del Padrino, capisco tutto. O quasi.
Dimenticavo! Questo incredibile umanissimo tassista, alla domanda se si sente francese, italiano, siciliano o cittadino del mondo, dichiara di amare Marsiglia perché gli ha sempre dato da lavorare e il pane per mangiare. Proprio come in Italia oggi…
Da Marsiglia a Savona non c’è storia. Fine della crociera.