La necessità è “madre di grandi invenzioni” e nel caso di Silvia, la necessità è quella di poter lavare i suoi lunghi capelli, mentre lei siede comodamente in carrozzina. In passato, però, il lavaggio dei suddetti capelli, eseguito mentre la proprietaria dei medesimi giaceva mollemente sdraita sul letto o sul tavolo da fisioterapia – rigidità e contrazioni permettendo – aveva sempre dato luogo a non pochi inconvenienti: allagamento parziale o totale della stanza, doccia completa di Silvia, ahimè vestita, capelli mal sciacquati, tavolo o lettino umidi per settimane e altre spiacevolezze del genere.
Naturalmente esistevano in commercio ausili atti alla bisogna, ma, dopo averne provati un paio con scarso successo, si è tentata la via dell'”autocostruzione”.
In tal campo artigianale, chi scrive vanta (si fa per dire) una “ventennale tradizione”: dal banco per l’asilo (un cubo di compensato con un foro al centro e dentro al foro il sistema di seduta, con il risultato di avere attorno a Silvia un’ampia superficie di lavoro e di appoggio, il tutto alla stessa altezza dei suoi “colleghi”), a piani di statica pieghevoli e trasformabili in contenitori di bottiglie di alimentazione per stomia, per un sicuro trasporto in aereo (prima delle restrizioni vigenti), fino a tavoli da cucina trasformati in tavoli da fisioterapia, con prolungamenti vari per seguire la crescita dell’utilizzatrice.
I risultati di siffatto bricolage – generalmente sintetizzabili in un muto scuotimento del capo da parte del resto della famiglia – nel recente caso del cosiddetto “lavatesta a scivolo” (termine mutuato da cataloghi di primarie ditte di ausili) devono tuttavia innegabilmente concedermi una certa soddisfazione.
L’ausilio, infatti, doveva soddisfare precisi requisiti: la sicurezza, l’essere ben solidale con la carrozzina, reggere a fortissime pressioni – Silvia ha sovente forti contrazioni che esercitano, con la muscolatura del collo, una forza notevolissima -, scaricare direttamente nel lavandino della stanza da bagno, senza la necessità di tubature o di recipienti di raccolta.
Trovato dunque da un grossista di articoli per parrucchieri, l’articolo commerciale idoneo (lavatesta a scivolo sagomato a “U”), di plastica robusta, il difficile era rappresentato dal supporto che doveva collegarlo alla carrozzina.
A quel punto, un abile fabbro locale – aduso ad esser tormentato da strane richieste – ha realizzato un supporto metallico, da inserire in luogo del poggiatesta, basculante, regolabile in altezza ed escursione, cosicché la prova pratica del marchingegno ormai completato si è risolta trionfalmente.
Per maggior comfort di Silvia, inoltre, è stata realizzata un’imbottitura sul bordo di contatto tra il suo collo e il lavatesta, tagliando ad “U” un pezzo di tubo di gommapiuma usato per isolare le tubazioni dell’acqua calda, et voilà, la ragazza è pronta a fare da testimonial alla Pantene o all’Oréal!
La brutta foto qui allegata tenta vanamente di testimoniare il risultato raggiunto. Silvia, come ogni modella che si rispetti, non posa gratis e quindi non compare nella foto stessa!
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