Lo shampoo e l’italico ingegno ovvero Come lavar la testa in carrozzina

di Giorgio Genta
«La necessità è madre di grandi invenzioni», scrive Giorgio Genta e la necessità è davvero tanta, quando c'è una figlia con disabilità grave, anche per le pratiche quotidiane più apparentemente semplici, come il lavaggio dei capelli. Nasce così, come opera di mirabile bricolage, un "lavatesta a scivolo", la cui genesi e realizzazione viene raccontata con la consueta ironia dal suo stesso creatore

Il «lavatesta a scivolo» realizzato da Giorgio GentaLa necessità è “madre di grandi invenzioni” e nel caso di Silvia, la necessità è quella di poter lavare i suoi lunghi capelli, mentre lei siede comodamente in carrozzina. In passato, però, il lavaggio dei suddetti capelli, eseguito mentre la proprietaria dei medesimi giaceva mollemente sdraita sul letto o sul tavolo da fisioterapia – rigidità e contrazioni permettendo – aveva sempre dato luogo a non pochi inconvenienti: allagamento parziale o totale della stanza, doccia completa di Silvia, ahimè vestita, capelli mal sciacquati, tavolo o lettino umidi per settimane e altre spiacevolezze del genere.
Naturalmente esistevano in commercio ausili atti alla bisogna, ma, dopo averne provati un paio con scarso successo, si è tentata la via dell'”autocostruzione”.

In tal campo artigianale, chi scrive vanta (si fa per dire) una “ventennale tradizione”: dal banco per l’asilo (un cubo di compensato con un foro al centro e dentro al foro il sistema di seduta, con il risultato di avere attorno a Silvia un’ampia superficie di lavoro e di appoggio, il tutto alla stessa altezza dei suoi “colleghi”), a piani di statica pieghevoli e trasformabili in contenitori di bottiglie di alimentazione per stomia, per un sicuro trasporto in aereo (prima delle restrizioni vigenti), fino a tavoli da cucina trasformati in tavoli da fisioterapia, con prolungamenti vari per seguire la crescita dell’utilizzatrice.
I risultati di siffatto bricolage – generalmente sintetizzabili in un muto scuotimento del capo da parte del resto della famiglia – nel recente caso del cosiddetto “lavatesta a scivolo” (termine mutuato da cataloghi di primarie ditte di ausili) devono tuttavia innegabilmente concedermi una certa soddisfazione.
L’ausilio, infatti, doveva soddisfare precisi requisiti: la sicurezza, l’essere ben solidale con la carrozzina, reggere a fortissime pressioni – Silvia ha sovente forti contrazioni che esercitano, con la muscolatura del collo, una forza notevolissima -, scaricare direttamente nel lavandino della stanza da bagno, senza la necessità di tubature o di recipienti di raccolta.
Trovato dunque da un grossista di articoli per parrucchieri, l’articolo commerciale idoneo (lavatesta a scivolo sagomato a “U”), di plastica robusta, il difficile era rappresentato dal supporto che doveva collegarlo alla carrozzina.
A quel punto, un abile fabbro locale –  aduso ad esser tormentato da strane richieste – ha realizzato un supporto metallico, da inserire in luogo del poggiatesta, basculante, regolabile in altezza ed escursione, cosicché la prova pratica del marchingegno ormai completato si è risolta trionfalmente.
Per maggior comfort di Silvia, inoltre, è stata realizzata un’imbottitura sul bordo di contatto tra il suo collo e il lavatesta, tagliando ad “U” un pezzo di tubo di gommapiuma usato per isolare le tubazioni dell’acqua calda, et voilà, la ragazza è pronta a fare da testimonial alla Pantene o all’Oréal!
La brutta foto qui allegata tenta vanamente di testimoniare il risultato raggiunto. Silvia, come ogni modella che si rispetti, non posa gratis e quindi non compare nella foto stessa!

Share the Post: