I diritti umani delle donne con disabilità: una tesi

di Simona Lancioni*
Si tratta dello studio dettagliato e condotto con rigore metodologico da Olympia Squillaci, presso l’Università di Padova, che tratta appunto la tematica riguardante la condizione delle donne con disabilità, muovendosi all’interno di un paradigma che «considera la non discriminazione e l’uguaglianza di opportunità come strade maestre per giungere a un effettivo rispetto dei diritti umani delle persone con disabilità»

Giovane donna in carrozzina di fronte a una spiaggia e a due grandi rocceInutile negarlo, l’elemento biografico ha una sua rilevanza nei lavori che facciamo e Olympia Squillaci si mostra subito intellettualmente onesta, informando che la scelta dell’argomento della sua tesi (Donne e Disabilità) non è dettata da meri interessi speculativi e teorici, quanto, piuttosto, dal fatto di essere cresciuta a contatto con la disabilità della propria madre, e dalla sua esperienza di volontaria in Servizio Civile presso una comunità terapeutica per persone con disagio psichico e di stagista presso DPI Italia (Disabled Peoples’ International).
Oltre a riassumere i diversi approcci teorici inerenti la disabilità, la sua tesi di laurea – discussa alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova – illustra con un ampio excursus socio-culturale le condizioni di vita delle donne con disabilità, con un’analisi condotta utilizzando il concetto di discriminazione multipla”, un tipo di discriminazione imputabile cioè a più fattori identitari.
Un’attenzione specifica viene riservata al mondo della scuola e del lavoro, due àmbiti nei quali le donne con disabilità sono particolarmente discriminate. Inoltre, lo studio non si limita a considerare il solo contesto italiano, ma prende in considerazione diverse aree geografiche (i Paesi in Via di Sviluppo e l’Europa). Molto interessante e ben costruita è poi la parte dedicata agli strumenti di tutela dei diritti umani delle donne con disabilità, nella quale si descrive il ruolo svolto dalla società civile in questo ambito (i movimenti femministi, il movimento delle persone con disabilità e l’associazionismo), e si illustrano le disposizioni normative in tema di donne con disabilità, contenute nella disciplina giuridica internazionale sui diritti umani, nel panorama europeo e nel sistema legislativo italiano.

Il corposo lavoro di tesi (oltre quattrocento pagine) ha colto e messo in evidenza i cambiamenti intervenuti negli ultimi anni sul fronte della rivendicazione dei diritti umani delle donne con disabilità. La stessa circostanza che la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità si occupi in più punti di questioni di genere, e dedichi un intero articolo (il sesto) alla specificità della condizione della donna disabile, ben descrive una volontà di cambiamento che in realtà è partita dal basso. Infatti, è stata proprio la società civile a compiere i passi più incisivi nel cammino di riconoscimento dei diritti delle donne con disabilità, producendo significativi documenti politici e manifesti programmatici centrati su queste tematiche.
Non che la condizione della donna disabile sia particolarmente migliorata, non lo è, e Squillaci non manca di enumerare i settori sui quali sarebbe fondamentale intervenire. Nelle sue conclusioni denuncia, ad esempio, la mancanza di servizi adeguati alle proprie necessità – servizi come l’assistenza personale – servizi e strutture sanitarie pensati tenendo conto delle caratteristiche delle donne con disabilità, campagne di prevenzione e informazione sanitaria realizzati anche con linguaggi adatti a donne con disabilità sensoriale, servizi e programmi socio-sanitari, lavorativi, formativi, ricreativi nella stessa quantità e qualità di quelli forniti ad ogni altro Cittadino ecc. Ma oggi di questi problemi si inizia a parlare, e sono le stesse persone con disabilità a chiedere di poter incidere sulla definizione delle politiche che vengono loro rivolte. Sono sempre loro a richiamare i concetti di non discriminazione, di uguaglianza di opportunità, di inclusione, di rispetto dei diritti umani. Tutti richiami confortati anche da tangibili agganci giuridici.
Senza entrare nel merito di tutte le questioni sollevate, c’è un aspetto di cui si parla nella tesi che merita certamente di essere sottolineato, ed è la necessità di affrontare questi temi con un approccio di tipo trasversale. Infatti, se da un lato è bene far emergere la particolarità della condizione della donna con disabilità – anche perché in alcune circostanze questo è l’unico modo per far conoscere le loro specifiche esigenze e rispondere ad esse -, è altrettanto importante che le donne disabili si facciano avanti e diventino visibili in tutte le questioni della vita, non solo quelle riguardanti la disabilità.

Nel complesso Olympia Squillaci, con la sua tesi, mostra di aver ben colto lo spirito che dovrebbe animare gli interventi in tema di donne con disabilità e di disabilità in generale. L’ampio rilievo dato alle dichiarazioni delle stesse donne con disabilità, o di altre figure molto impegnate nella promozione e rivendicazione del rispetto dei diritti umani, è un indicatore eloquente del fatto che il coinvolgimento personale confessato dall’Autrice nella parte introduttiva del suo lavoro, non solo non le è stato di ostacolo, ma le ha permesso di dare consistenza al motto adottato dal movimento delle persone con disabilità: Niente su di Noi senza di Noi.
E in conclusione, oltre a complimentarmi per il lavoro svolto, non posso che ringraziare, in qualità di componente del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), per la grande considerazione riservata al lavoro del nostro Gruppo e di altri impegnati nelle nostre stesse battaglie.

Il testo integrale della tesi di Olympia Squillaci (Diritti Umani delle donne con disabilità e politiche di empowerment, relatrice Paola Degani, Corso di Laurea Specialistica in Politica Internazionale e Diplomazia, Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova, anno accademico 2010-2011, 446 pagine) è disponibile nel sito, per la cui autorizzazione alla pubblicazione Simona Lancioni la ringrazia calorosamente, a nome del Gruppo stesso.

Il presente testo è già apparso nel sito del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), con il titolo “Diritti Umani delle donne con disabilità e politiche di empowerment”, e viene qui ripreso, con alcuni lievi riadattamenti al contesto, per gentile concessione.

Il Gruppo Donne UILDM
13 eventi e altrettante pubblicazioni della collana Donna e disabilità, un centinaio tra articoli, interviste, recensioni, adesioni a campagne ecc., organizzati per temi, circa 80 segnalazioni di film attinenti alle donne disabili, più di 450 segnalazioni bibliografiche e circa 600 risorse internet schedate: parlano da sole le cifre del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), che costituisce certamente una delle esperienze più vive e interessanti – nel campo della documentazione riguardante la disabilità – avviata nel 1998 in modo informale.
Gli obiettivi originari erano da una parte quello di raggiungere le pari opportunità per le donne con disabilità, attraverso una maggiore consapevolezza di sé e dei propri diritti, dall’altra cogliere la “diversità nella diversità”, riconoscendo la specificità della situazione delle donne disabili.
Poi, nel corso degli anni, il Gruppo ha cambiato in parte il proprio ambito d’interesse, oltre a non essere più composto da sole donne e a non occuparsi esclusivamente di questioni femminili. La stessa disabilità è diventata uno dei tanti elementi in un percorso di integrazione e di apertura su più fronti.
Nel 2008, per festeggiare il suo decimo “compleanno”, il Coordinamento del Gruppo Donne (composto attualmente da Francesca Arcadu, Annalisa Benedetti, Valentina Boscolo, Oriana Fioccone, Simona Lancioni, Francesca Penno, Anna Petrone, Fulvia Reggiani e Gaia Valmarin) ha deciso di investire di più in informazione e in documentazione, recuperando i suoi obiettivi originari, senza rinunciare all’apertura quale tratto distintivo. E così – come in un laboratorio – è iniziato un lavoro finalizzato a organizzare e rendere fruibili, attraverso il proprio spazio internet, le informazioni che circolano all’interno del Coordinamento stesso.
Un importante, ulteriore salto di qualità, infine, si è avuto con la creazione di un repertorio (VRD – Virtual Reference Desk), che raggruppa le varie risorse fruibili in internet (in lingua italiana) di e su donne con disabilità.
Recentemente il Gruppo Donne UILDM ha anche ricevuto da Decima Musa Caravaggio (Associazione Culturale Europea-Compagnia Teatrale) il Premio Decima Musa«per il valore di un’attività finalizzata al raggiungimento delle pari opportunità, che sottolinea e affronta il problema specifico e la situazione delle donne disabili».Il Gruppo Donne UILDM è anche su Facebook (cliccare qui).

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